Radio. Svizzera: proroga switch-off FM/DAB+IP per le radio private a dopo 2026. Nuova deadline condivisa al 2031. SSR rimarrà però digitale?

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Le radio private svizzere potranno continuare a trasmettere i loro programmi nel territorio della Confederazione tramite i trasmettitori FM anche oltre il 31/12/2026 (e probabilmente anche dopo il 2030, allinenandosi agli standard di molte nazioni del continente europeo).
Lo ha deciso il Consiglio degli Stati (Camera dei Cantoni, cioè la camera alta dell’Assemblea federale, che insieme al Consiglio nazionale – la camera bassa – forma il Parlamento svizzero), che ha adottato una mozione della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni della Camera bassa con 21 voti a favore, 18 contrari e 5 astensioni.
Percentuali che indicano come, in realtà, la politica si sia letteralmente spaccata sul tema della proroga.

Sintesi

Il Parlamento svizzero ha approvato una mozione che permette alle radio private di continuare a trasmettere in FM oltre il 31/12/2026, con una nuova scadenza indicativa (quindi non codificata) al 2031, rinviando così lo switch-off verso il solo DAB+ e IP.
La decisione è stata partorita dal timore che l’abbandono dell’analogico potesse danneggiare economicamente le emittenti locali e spingere parte degli ascoltatori verso stazioni estere, soprattutto nelle regioni di confine.
Sul piano attuativo, il Consiglio federale dovrà ora decidere se prorogare le attuali licenze o avviare una nuova gara pubblica per rilasciarne di nuove, anche se il consigliere Rösti propende per quest’ultima opzione (che quindi appare la più probabile).
Alcuni esperti qualificati osservano, però, come la rete FM da sottoporre ad ultrattività sia poco mantenuta e necessiterebbe di investimenti significativi difficili da giustificare in una fase di transizione verso il digitale, implicitamente sottolineando la necessità di conciliare la proroga con la garanzia di un’efficace operatività degli impianti analogici.
E proprio sul punto la SSR, che ha già spento la FM a fine 2024 e sta recuperando ascolti sulle piattaforme digitali, appare improbabile che possa concorrere alla riattivazione di diffusori analogici, ancorché limitati alle principali arterie stradali.
Secondo l’ex presidente dell’associazione delle radio private svizzera Bachmann, la crisi attuale nasce piuttosto da una pianificazione del 2014 mai veramente ripensata.
Ed anche la ventilata concorrenza estera non dovrebbe preoccupare nel lungo periodo, poiché la fedeltà degli ascoltatori dipende soprattutto dai contenuti regionali.
Per questo Bachmann ricorda come il futuro della radio non sarà deciso dalla tecnologia, quanto dalla qualità dei programmi.

Lo switch-off delle radio private al 31/12/2026

L’interruzione delle trasmissioni in FM per (tutte) le radio private è attualmente prevista per il 31/12/2026 e la mozione chiede che il termine per la disattivazione (a favore di una diffusione esclusivamente digitale, in forma promiscua DAB+IP) venga posticipata almeno fino alla fine del 2031 in forma concertata con gli editori.

La motivazione

La motivazione principale che ha fondato la decisione è che l’abbandono delle frequenze FM metterebbe a rischio le radio private e incoraggerebbe gli ascoltatori svizzeri a rivolgersi alle stazioni all’estero, soprattutto quelli romandi e ticinesi (quindi a favore delle stazioni italiane).

Proroga delle licenze FM oppure nuovi rilasci

A livello tecnico, si chiede al Consiglio federale (l’organo esecutivo del governo della Confederazione Svizzera, che, come tale, rappresenta la più alta autorità del paese) di prorogare le attuali licenze radiofoniche FM oppure di indire una nuova procedura di gara per l’assegnazione di nuovi titoli.

Più probabili nuovi titoli

Sul punto, il consigliere federale Albert Rösti ha dichiarato che il suo intento è il secondo: “Una semplice proroga delle licenze esistenti non è più giustificabile”, ha spiegato durante il dibattito, sottolineando come “una nuova gara pubblica potrebbe pure generare ulteriori entrate”.

Le preoccupazioni della Commissione preconsultiva

La Commissione preconsultiva si era dichiarata preoccupata per il calo del numero di radioascoltatori dopo la disattivazione delle reti FM cantonali che la SSR (la radio pubblica elvetica) aveva anticipato a gennaio 2025.
Non è allo stato chiaro se attraverso il rilascio di nuove licenze la SSR possa concorrere alla riattivazione di almeno alcuni diffusori FM principali (sulle arterie stradali più frequentate) o se – cosa che appare più probabile stante il dichiarato avanzato recupero degli ascolti effettuato in digitale in questi ultimi 10 mesi – la stazione di stato non punterà alla riesumazione (ancorché parziale) dell’analogico.

Fase attuativa

L’atto parlamentare è ora trasmesso al Consiglio federale, che dovrà attuarlo.

Il quadro

In definitiva la questione ha avuto l’evoluzione prevista a settembre 2025 su queste pagine da Jürg Bachmann, ex presidente dell’Associazione svizzera delle radio private (dal 2006 al 2024). “Lo spegnimento della FM era stato deciso congiuntamente da tutte le radio nel lontano 2014. Da quel momento tutti i partecipanti hanno marciato in buona fede su questa rotta, anche se durante il cammino non si sono mai chiesti seriamente se il piano fosse giusto. E forse questo è stato un errore”, aveva ricordato a NL qualche mese fa Bachmann.

Gli investimenti pubblici in vista del 31/12/2026

Da parte sua, la Confederazione ha pagato milioni di franchi per la pubblicità in vista dello switch-off. Dopo che la SSR, rispettando i patti, ha spento i propri programmi in FM alla fine del 2024, è assolutamente comprensibile che essa esiga lo stesso anche da parte delle radio private. A cui, tra l’altro, il consigliere federale Albert Rösti, l’anno scorso, ha concesso altri due anni fino allo spegnimento della FM, non più trattabile, collocandolo alla fine del 2026.

Il punto di vista delle private

“Tuttavia, un tracollo di cifre d’ascolto come lo abbiamo visto nel primo semestre del 2025 se lo può permettere solo la SSR. I loro programmi sono sostenuti in pratica solo dal canone. I dati d’ascolto forse non piacciono in casa SSR, ma non hanno ripercussioni sull’andamento finanziario e gestionale dell’azienda. Per le radio private, che già soffrono di un calo fisiologico degli introiti pubblicitari (per la competizione di social media, piattaforme web, ecc., ndr), una ulteriore riduzione creerebbe un danno pressoché irreparabile. Per nessun motivo si possono pertanto permettere lo spegnimento della FM.

Mediazione

Di qui la convinzione di Bachmann che il Parlamento Federale avrebbe cercato “un equilibrio in questo braccio di ferro tra posizioni praticamente inconciliabili. In effetti, un compito non proprio facile. Negli ultimi dieci anni, la rete di diffusione FM non è praticamente più stata curata, al di fuori della normale manutenzione. Pochi investimenti, se non nessuno, posto che tutti erano d’accordo sullo spegnimento entro la fine del 2024.

Lo stato della rete FM

Ora, lasciare in funzione una rete già un po’ malconcia significa accettare delle carenze di diffusione. Anche perché l’Ufficio Federale delle strade ha già interrotto la distribuzione FM nelle gallerie stradali. E chi fa radio sa che lacune di diffusione portano subito a perdite di ascolto.

Investire verso il disimpegno?

Per evitare questi effetti sarebbero necessari nuovi investimenti. Poco sensati, peraltro, per una tecnologia destinata al disimpegno. Questo significa che un prolungamento della FM non necessariamente garantirebbe i risultati richiesti e sperati. Ma costerebbe tanto denaro alle radio private.

Il rischio del no

Il prolungamento della FM è di competenza del Dipartimento del già citato consigliere federale Rösti. Passando attraverso il Parlamento federale le radio private rischiano, prima o poi, un “no” definitivo.

Passo dopo passo

Forse la richiesta di un prolungamento anno per anno presso il Dipartimento interessato avrebbe causato meno attenzione politica per una tecnologia di già discutibile importanza oggi e con poco futuro presso un pubblico vasto.

Uscita in sordina

Questo procedere più pragmatico avrebbe dato alle radio private l’opportunità di uscire dalla FM con meno rumore ed attenzione mediatica, quando ognuna di essa – forse anche guadagnando qualche anno  – lo avesse trovato opportuno. Ammesso che il consigliere federale fosse stato disponibile a un compromesso di questo genere, beninteso.

La concorrenza straniera non deve preoccupare oltre l’immediato

Non avrei gran paura, invece, di perdere ascoltatori a favore di radio confinanti (tedesche, francesi o italiane). Forse nell’immediato, ma non nel lungo termine. Le radio private, almeno quelle svizzere, sono fondamentalmente radio regionali. Gli ascoltatori non seguono una tecnologia, ma un programma ancorato fortemente nel loro territorio, con le sue voci e personalità.

Il vantaggio della regionalità

Chi vuole ascoltare la sua radio preferita, specialmente se regionale, la trova e la segue su DAB+ o su internet, ovvero dove è disponibile. Se qualcuno invece decide di cambiare programma, in genere non è per la tecnologia, ma per il contenuto che non risponde più alle esigenze. Perciò non è la modulazione di frequenza a garantire la fedeltà da parte dei suoi ascoltatori, ma il programma stesso”.

Differenze di ruoli

“Mi sembra quindi assolutamente giustificato che le radio private si battano contro decisioni prese dieci anni fa che potrebbero danneggiarle economicamente in maniera non più correggibile. Anche contro la volontà della SSR, il cui servizio pubblico non dipende dalle cifre d’ascolto ma è pagato tramite il canone”, aveva osservato l’autorevole osservatore.

Investire nei contenuti

“In ogni caso, non saranno le tecnologie di diffusione a decidere sul futuro della radio per sé. Neanche la FM. Lo saranno gli investimenti nei programmi, nel loro posizionamento nel mercato e nelle voci che accolgono ed attirano utenti sul programma preferito. Giorno per giorno”. (E.G. per NL)

(foto di DAB Swiss)

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