Anno 2006: carneficina di giornalisti

Reporters sans frontieres fornisce i dati: 81 giornalisti ammazzati, 56 rapiti, 1472 aggrediti o minacciati


Mestiere duro quello dell’inviato di guerra, dove spesso capita che la libertà e la possibilità di informare vengano pagate a caro prezzo; anche con la vita. E’ quanto accaduto ad 81 professionisti nell’arco del 2006, 81 vittime della paura che certi poteri nutrono nei confronti dell’informazione libera. L’anno appena trascorso è stato uno dei più sanguinosi di sempre: occorre tornare indietro di dodici anni, al 1994, per trovare un numero più alto di giornalisti ammazzati. Allora c’erano tante guerre che sconvolgevano il mondo, come oggi. Dati di Reporters sans frontieres alla mano, il 2006 ha fatto registrare 81 giornalisti ammazzati in 21 diversi paesi del mondo, 32 collaboratori dei media che hanno fatto la loro stessa fine, 1472 reporter aggrediti o minacciati, 912 media censurati e 56 corrispondenti rapiti. Secondo Mimmo Candito, presidente italiano di Reporters sans frontieres, “queste morti e queste violenze ci dicono anche che la consapevolezza che tutti i poteri oramai hanno della centralità dell’informazione, nelle dinamiche della vita sociale, spinge a tentare in ogni modo un controllo sempre più forte e sempre più spregiudicato, fino all’uccisione o alla censura violenta sul lavoro giornalistico, per condizionarne la libertà d’indagine, l’autonomia d’espressione, la forza di denuncia”. Il paese più pericoloso è l’Iraq, che “vanta” ben 64 degli 81 giornalisti uccisi barbaramente e, cosa poco nota a noi europei, tra questi si registra una maggioranza schiacciante, del 90%, di giornalisti iracheni. Per quanto concerne la censura, invece, i dati fanno registrare un leggero calo rispetto al 2005, con la Thailandia a guidare l’esercito dei 14 Paesi “nemici di internet”: a seguire, Arabia Saudita, Bielorussia, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Iran, Uzbekistan, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Vietnam. Per quel che concerne, poi, i giornalisti rapiti, sono 56, distribuiti tra una decina di paesi, ma la parte del leone la fanno il solito Iraq e la striscia di Gaza, con, rispettivamente, 17 e 6 professionisti rapiti. In tal proposito, nelle ultime ore, ci sono state importanti novità sul rapimento di Daniele Mastrogiacomo: un video in cui si vede che sta bene e delle trattative (ovviamente segretissime) aperte dal governo italiano con i rapitori, grazie anche al fondamentale supporto dato da Emergency. Liberate Daniele Mastrogiacomo. (Giuseppe Colucci per NL)

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