Comma 53 bis manovra finanziaria per 2010: Governo propone modifica norme editoria e mette a rischio circa 100 pubblicazioni

Con il comma 53 bis della legge finanziaria 2010, proposto lo scorso 3 dicembre come emendamento alla finanziaria dal Governo, s’interverrebbe per cancellare l’attuale sistema delle sovvenzioni a giornali e quotidiani di partito, di idee ed editi dalle cooperative.

E’ questo uno degli punti crtici toccati dall’Esecutivo in Commissione Bilancio alla Camera, la quale ha ulteriormente bocciato i 150 emendamenti dell’opposizione alla manovra economica per il prossimo anno. Se questa norma fosse definitivamente approvata – domani nella discussione alla Camera e successivamente al Senato – ci si potrebbe trovare di fronte a circa 2000 giornalisti disoccupati, altrettanti poligrafici e circa cento testate verosimilmente costrette ad abbandonare le rotative. La decisione, invero già paventata in occasione della precedente Finanziaria e poi accantonata per le resistenze che aveva incontrato anche da parte di molti settori della maggioranza, è stata inserita dal Consiglio dei Ministri parrebbe dopo una vivace discussione tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti (promotore dei tagli) ed il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria, Paolo Bonaiuti. Il portavoce del premier, infatti, pur avendo strappato lo scorso anno l’impegno del Governo a non toccare in merito la legge sull’editoria fino al 2011, ha visto riproporre una norma che di fatto annulla il diritto soggettivo delle singole testate a ricevere la contribuzione pubblica: infatti, se il testo non venisse modificato (ed è probabile in quanto già si paventa una discussione blindata dal voto di fiducia) lo Stato si limiterebbe a fissare l’accesso ai finanziamenti per i giornali "fino ad esaurimento", senza ad ora aver chiarito i requisiti dei beneficiari e le modalità di erogazione. E’ facile, comunque, comprendere la difficoltà di molte testate come L’Unità, L’Avvenire, Il Secolo d’Italia, Il Manifesto, per citare i giornali di partito più conosciuti, che non potrebbero più inserire in bilancio ognuno la "propria" spettanza, perdendo vieppiù tanta parte dell’attuale forza contrattuale nei confronti delle banche creditrici. Invero, un anno fa, il sottosegretario Bonaiuti aveva fatto riferimento a nuovi criteri per l’assegnazione dei finanziamenti (vendite effettive e non solo tiratura, ad esempio), ma ora la modifica delle norme avviene repentinamente e senza che si sia avviato un confronto sulla riforma della legge sull’editoria. Immediate le proteste di tutti i sindacati della stampa. Commenta la FNSI per bocca del Presidente Roberto Natale: "Con un colpo di mano il Governo e la maggioranza hanno improvvisamente cancellato il diritto soggettivo dei giornali di idee, di cooperative e di partito a percepire dal 2010 i contributi diretti previsti dallo Stato contraddicendo impegni assunti dal Parlamento e dallo stesso Governo. (…) Si rendono incerte risorse necessarie per la loro esistenza, senza tra l’altro alcuna bonifica del settore a favore delle testate che realmente sono in edicola. Così molti posti di lavoro saranno a rischio e le aziende avranno la reale difficoltà ad approvare i bilanci per il prossimo anno». (Cfr. www.francoabuzzo.it). Alla protesta si aggiungono anche le voci dell’associazione Articolo 21 guidata da Giuseppe Giulietti e Vincenzo Vita, senatore del Pd. "Le decisioni del governo in materia di editoria – dicono Giulietti, Federico Orlando e Tommaso Fulfaro – rappresentano un colpo quasi mortale per decine e decine di testate. Invece della annunciata riforma è arrivato il plotone di esecuzione". "Gravissimo colpo di mano", lo definisce l’esponente del PD Vincenzo Vita. «Senza alcun preavviso – aggiunge – il governo ha introdotto un comma 53/bis nel lungo emendamento apportato al testo originario, in cui si fa piazza pulita del’diritto soggettivò delle testate ad avere le provvidenze fin dal prossimo anno. Ciò che fa specie, come è stato denunciato dal gruppo del Partito democratico alla Camera, è che gli emendamenti soppressivi di tale comma presentati da Pd, Lega, Alleanza nazionale non siano neanche stati votati. Un colpo di mano nel colpo di mano. A questo punto non rimane che aprire una vertenza straordinaria, affinché il governo e la maggioranza mutino posizione. Va appoggiata con grande impegno l’iniziativa che proprio in queste ore stanno assumendo la Federazione della Stampa, i comitati di redazione e le organizzazioni sindacali. Va rivolto un appello, infine, al sottosegretario Bonaiuti che – conclude Vita – ha la delega all’informazione perché rispetti le parole che pure sull’argomento aveva dato nelle passate settimane, del tutto diverse da ciò che è accaduto". In attesa di ulteriori sviluppi della vicenda, non ci rimane che segnalare l’iniziativa della Federazione Nazionale della Stampa con i comitati di redazione delle testate interessate che danno appuntamento a mercoledì 9 dicembre alle 13 alla Camera (Sala del Mappamondo), per illustrare le azioni della loro battaglia. (Stefano Cionini per NL)

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