DL sui contributi pubblici all’editoria all’esame del Senato giovedì 21 giugno

Sono iniziati mercoledì scorso, in Commissione Affari Costituzionali del Senato, i lavori per emendare gli articoli 1, 2 e 3 del decreto-legge n. 63 del 18 maggio 2012, emanato dal governo Monti in materia di tagli ai finanziamenti pubblici all’editoria.

Il disegno di legge con gli emendamenti al DL arriverà, infine, in aula a Palazzo Madama giovedì prossimo per essere votato dal Senato. Quali sono i punti nevralgici? Anzitutto quelli che riguardano i contributi all’editoria online. Su questo argomento, il Dl reca una dicitura un po’ anacronistica. Si parla di “pagine” e di “copie”, come se le edizioni su internet dei quotidiani fossero equiparabili a quelle cartacee. I giornali online non si fruiscono, a parte alcune eccezioni, in formato pdf, per cui il concetto di “pagina” non è applicabile.  Lo stesso per quanto concerne la dicitura “copia”. I giornali in rete non si vendono in copie. Queste, a dire il vero, non esistono. A meno che, sempre, non si considerino le poche eccezioni dei giornali che mettono in vendita sulla rete copie in pdf delle proprie edizioni cartacee. Lì sì che il concetto di copia è ancora applicabile. Per quanto concerne, invece, la maggior parte dei quotidiani fruibili online gratuitamente, o anche quelli che prevedono abbonamenti su alcune sezioni Premium – come la Gazzetta dello Sport – , le sottoscrizioni sono da intendersi relativamente a periodi di tempo e non a numero di copie. Ad ogni modo, il Dl in esame alla Commissione Affari Costituzionali comporta, in attesa di emendamenti, un contributo di 0.10 centesimi di euro a “copia” venduta.  Altra questione che sarà presa in esame è la richiesta del Registro Operatori di Comunicazione, che vorrebbe separare gli albi tra editoria cartacea ed online. Bisognerà, infatti, chiarire la posizione delle testate che presentano sia edizioni cartacee che online. Il testo, infine, prevede un innalzamento dei tetti di finanziamento all’editoria digitale, che restano inferiori a quelli per l’editoria cartacea, ma salgono al 70%. Insomma, giovedì il Senato approverà il documento emendato e darà il via al processo di riforma dell’intero sistema che già dal 2014 dovrebbe (?) portare forti riduzioni della spesa pubblica in materia. Anche se, con uno scaltro colpo di coda, la Commissione ha già chiesto un innalzamento dei fondi pubblici da mettere a disposizione. Che la riforma epocale si concluda con un buco nell’acqua? Ci sarebbe da attenderselo. Certamente prevarrà, come sempre nella politica italiana, il concetto di compromesso. (G.M. per NL)

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