Editoria e giornalismo, IJF16. Il caso Giornale dell’Umbria: limiti e possibilità dell’editoria locale

In molti attendevano il Festival del Giornalismo di quest’anno per seguire da vicino, tra i tanti temi scandagliati, anche la nota vicenda che ha decretato il triste epilogo de “il Giornale dell’Umbria”, la testata più antica della regione umbra fondata nel lontano 1819 (e più volte rifondata: l’ultima edizione del quotidiano risale al 1997), simbolo della sintomatica crisi che sta attraversando attualmente l’editoria locale.

Mercoledì 6 aprile, a Palazzo Sorbello, volti noti come Andrea Giuli, Andrea Luccioli e Umberto Maiorca (tutti e tre del CDR Giornale dell’Umbria) hanno sottoposto la precaria situazione ad un vasto pubblico di giornalisti e professionisti esperti del settore, senza contare i lettori che per anni hanno seguito il Giornale con estremo affetto ed attenzione. Al tavolo di discussione hanno preso parte anche Cristiana Mapelli, collaboratrice del Giornale dell’Umbria e Noemi Campanella, giornalista di Umbria TV e membro del consiglio direttivo dell’Associazione Stampa Umbra (Asu). E’ Andrea Luccioli, forse la presenza più attesa alla conferenza in questione, ad aprire la scena: “Il Giornale ha chiuso il 31 gennaio di quest’anno dopo alcuni mesi di agonia. Scena molto dolorosa, un po’ lo specchio di quello che sta accadendo nell’editoria locale. C’è molto amaro in bocca perché sono andate a casa 27 persone e soprattutto ci sono stati un po’ di guai per quanto riguarda l’informazione locale regionale. Ci sono esperienze nuove che sono nate, faccio cenno al Nuovo Corriere Nazionale che in piccola parte ha riassorbito i giornalisti del Giornale dell’Umbria, che comunque non esiste più, ed era una voce importante nell’editoria regionale. Che cos’è adesso l’editoria locale? La situazione è grave anche per le realtà che ancora esistono, e che in effetti – aggiunge Luccioli – resistono.” Quanta verità e quanta profezia nello “slogan” lanciato in ultimo dal giornalista: “In un momento in cui c’è un grandissimo bisogno di informazione, la buona l’informazione chiude”. Anche Andrea Giuli ha voluto ricordare la tormentata vicenda editoriale: “Il Giornale dell’Umbria negli anni ha rappresentato nel suo piccolo una storia interessante, in qualche modo anche originale rispetto al panorama esistente dell’informazione regionale cartacea e che negli anni si è saputo conquistare una sua credibilità. Fino alla mancata erogazione dei finanziamenti pubblici ed alla chiusura avvenuta pochi mesi fa”. “Le vicende giudiziarie del Giornale dell’Umbria si possono far iniziare dal 27 agosto del 2015 – spiega Umberto Maiorca – cioè dal giorno in cui la nuova proprietà si è insediata (Gifer Editori srl ndr) e ha iniziato a smontare il giornale, pezzo per pezzo, il tutto secondo la legge, con il contratto nazionale di lavoro, perché 17 giornalisti erano troppi per fare 48 pagine. Dall’implementazione dell’offerta giornalistica che non ha fatto altro che incrementare i costi, ad altre scelte discutibili, nel giro di 5 mesi ha fallito. L’editore ha licenziato con una lettera, senza nessun preavviso, TFR.. ancora non c’è neanche un’offerta di liquidazione. Eppure la legge sul lavoro di Renzi rimanda ad una legge che permette la cassa integrazione a giornalisti e poligrafici. Ma si rifiutano di pagare la cassa integrazione”. Continua il percorso del dibattito Cristiana Mapelli, che ha iniziato la sua carriera da giornalista proprio al Giornale dell’Umbria: “dopo la laurea ho iniziato con un stage in redazione, e per 8 anni mi hanno rinnovato 16 volte il contratto da collaboratrice, ed ora mi ritrovo a non avere per le mani nulla, in realtà. E per questo, sapendo che come me tanti altri giornalisti oggi vivono queste situazioni, faccio un appello all’Asu affinchè si possano trovare delle risposte concrete”. Uno sguardo d’insieme che, partendo dalla triste vicenda in esame, non costituisce solo un fallimento di una nicchia a livello regionale, bensì un grave colpo che attiene alla sintomatica crisi dell’editoria locale. Del triste epilogo di una realtà giornalistica radicata sul territorio come il Giornale dell’Umbria parla anche Noemi Campanella di Asu: “La situazione dell’editoria locale umbra è complessa, sono in moltissimi a vivere con contratti di solidarietà e quasi tutti hanno ricorso ad ammortizzatori sociali per via di questa crisi. Innanzitutto crisi del mercato pubblicitario, ma anche più generalmente, di natura economica; il jobs act in tal senso non aiuta perché rende il lavoro flessibile ma anche precario. Sono circa 1.600 i ragazzi iscritti all’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria pagati non più di 2 euro ad articolo e questo precariato del mondo dell’editoria si muove a macchia d’olio”. “Prima del Giornale dell’Umbria – ricorda ancora la giornalista – è stata chiusa RTE; questi sono fatti gravi perché quando una testata chiude e manda a casa trenta dipendenti, muore anche l’informazione del territorio. Come sindacato abbiamo partecipato a due tavoli, in Consiglio Regionale e in Regione, con lo scopo di costruire una legge regionale a favore dell’editoria e che stanzi fondi per tutte le testate. Il Veneto è stato il capofila per una legge in tal senso, a seguire Lombardia, Molise, Sardegna. Noi in Umbria abbiamo una legge del 2000, ma di fatto esclude le testate on-line. Questi ultimi, in particolare, nascono e muoiono con facile rapidità ed è arrivato il momento di regolamentare anche questo mercato. Continuare a parlare del Giornale dell’Umbria, significa non dimenticare quanto sia in crisi l’editoria umbra e quanto c’è bisogno di fare per non far cessare l’informazione locale, punta di diamante perché radicata nel territorio e permette al cittadino di essere sempre informato su ciò che accade”. (S.F. per NL)

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