“Mentre chiaramente si continua a preferire il libro stampato, guardare alla percentuale a due cifre dei giovani che sono aperti ad altri formati è come dare una sbirciatina al futuro”. Sono queste le parole con le quali John Zogby, noto sondaggista statunitense, avrebbe commentato i dati di Random House Zogby, relativi alla diffusione delle forme di lettura digitale. E forse diffusione non è il termine più azzeccato. Le percentuali a cui lo stesso Zogby fa riferimento sono così basse da far considerare i valori registrati solo semplici consensi, per una tecnologia dalla quale siamo ancora molto lontani. I lettori statunitensi, come presumibilmente quelli di tutto il mondo, preferiscono e prediligono il cartaceo, ma si dimostrano lievemente disponibili (il 13% tra i giovani, il 6% tra gli anziani) a imbattersi nell’avventura di un libro digitale. Dunque, la sbirciatina al futuro auspicata da Zogby sarà pure verosimile, ma è altrettanto palese che la carta stampata possiede ancora tutta la dignità che l’ha accompagnata nei secoli passati. E circa cinquecento anni dopo Gutenberg, la passione per i libri rimane ancora indissolubilmente legata alla loro consistenza, al loro formato, alla loro affascinante impaginazione. Sicuramente però sono sempre di più i consumatori che acquistano libri online, rinunciando ad una sana consultazione dei volumi in libreria. Circa il 40% degli intervistati comprano dal web, dai cinque ai sedici libri all’anno. Ma nonostante tutto, le librerie possono stare tranquille: se la preoccupazione che coinvolge i quotidiani di carta, relativa alla loro futura quanto improbabile sparizione, è ancora in fase di elaborazione, quella legata al mondo dei libri digitali ha ancora le sembianze di una vera e propria utopia. L’importante è chiedersi se i giovani leggano. E sperare che leggere rimanga sempre, e tra loro soprattutto, “di moda”. (Marco Menoncello per NL)
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