In Italia arrivano i primi encoder DAB+

Il DAB sembra essere vicinissimo al punto di svolta che lo vedrebbe finalmente arrivare al punto di ottimizzazione del rapporto efficienza dell’uso dello spettro e qualità audio


da Radio Passioni

«Buona notizia in arrivo per il futuro del DAB,» mi scrive stamane Antonio Tamiozzo a proposito di un comunicato della svedese Factum Electronics, che avrebbe iniziato la commercializzazione in italia dei suoi encoder DAB+. Diversi gestori di multiplex, riporta Antonio, «hanno ordinato alla svedese Factum Electronics il nuovo DAB+ audio encoder il MAP250. Tra questi RTL 102,5, Club DAB Italia e un altro operatore non ben specificato. Questo il link alla notizia data dall’azienda. Quindi il DAB sembra essere vicinissimo al punto di svolta che lo vedrebbe finalmente arrivare al punto di ottimizzazione del rapporto efficienza dell’uso dello spettro e qualità audio.»
Il sito del Club DAB Italia conferma da tempo il passaggio al nuovo encoder e annuncia tra l’altro di aver attivato una nuova frequenza su Milano Nord (è vero, sul blocco 12C mi arriva il nuovo segnale, molto meglio che sull’8C) e un’altra, sul 12D, in Piemonte nelle province di Biella e Vercelli.
Ringrazio come sempre Antonio per la sua tempestività ma qualcosa mi dice che questa non è una notizia buona ma una notizia mista. E’ buona perché in effetti l’evoluzione del DAB Eureka 147 in “DAB+”, ufficializzata lo scorso febbraio dall’Etsi (TS 102 563 v1.1.1) rappresenta un enorme passo avanti rispetto al DAB tradizionale, lo standard di radio digitale che dal 1995 ha saputo costruire un “business case” assai poco convincente. Correte a leggere l’ultimo numero della Technical Review della EBU per un eccellente articolo sulla evoluzione del DAB. Anche dal punto di vista dell’efficienza spettrale non ci sono paragoni. Riproduco qui lo schema che gli autori dell’articolo, Herrmann, Erismann e Prosch, forniscono per dimostrare come il DAB+ consenta di distribuire fino a 28 servizi diversi (rispetto ai nove della prima versione di Eureka 147). E illustrano anche come sia possibile calibrare le diverse versioni degli standard in un singolo multiplex per agevolare la transizione verso i sistemi a maggiore efficienza. Si può per esempio realizzare un bouquet a triplo standard (DAB/DAB+/DMB) con tre servizi DAB, otto DAB+ e due DMB.Tutto questo è senz’altro positivo, ma può anche tradursi in una ulteriore confusione da parte del pubblico. Intendiamoci, personalmente resto favorevole alla massima proliferazione degli standard, ben venga la sperimentazione di qualsiasi cosa (magari con un occhio alla tutela di chi consuma ancora gli standard convenzionali). Ma in questo momento in negozio non trovo nulla che mi permetta di ascoltare radio DAB+ e anche il tanto decantato DMB non è ancora associato a una seria offerta commerciale. Tanto che subito torna a circolare l’inevitabile mantra: “entro Natale verranno messi in vendita…”. Sono sei o sette Natali che sento ripetere la stessa stupidaggine. E se penso che adesso in negozio dovranno arrivare radio capaci di interpretarne almeno tre, di standard, mi si aggroviglia il cervello. Come si può pretendere che in uno scenario popolato da multiplex a regime misto, gli ascoltatori debbano preoccuparsi di scegliere la radio monostandard più adatta alle proprie esigenze? Che assurdo casino.
DigitalRadioTech proprio in questi giorni approfondisce la notizia di quella che potrebbe essere la prima radio DAB aggiornabile via software al DAB+. Si tratta di una radiosveglia (avete letto bene…) della britannica Pure. Una radiosveglia da 50 sterline che si chiama Siesta. Un nome quanto mai opportuno per la radio digitale, eterna bella addormentata nel bosco. DigitalRadioTech è molto critico nei confronti di Pure e della sua scarsa comunicazione. Il fatto che Siesta potrà essere aggiornata al DAB+ attraverso una porta USB (al costo di dieci o quindici sterline addizionali) viene a malapena menzionato nei data sheet dell’apparecchio, che continua a essere venduto come una normale radio DAB, forse perché Pure non vuole confondere il mercato interno. Ottimo (o pessimo, se volete) esempio delle madornali castronerie che il marketing della radio digitale ha inanellato dal 1995 a oggi.

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