Internet e TV:i sistemi di rilevazione dell’audience alla prova dei nuovi modelli di fruizione

Auditel, la società che esercisce il ben noto sistema di rilevazione di audience e share dei programmi televisivi, è in questi giorni sotto attacco su diversi fronti.

Prima le difficoltà nel rilevare i dati relativi all’ascolto di “Servizio pubblico” di Michele Santoro, che hanno insinuato dubbi sulla capacità dei “meter” di adattarsi alla realtà di un programma multi-emittente e multi-piattaforma. Poi sono arrivate le dichiarazioni di alcuni esponenti di Assocomunicazione (peraltro azionista di Auditel), secondo i quali il fallimento di Audiradio sarebbe solo l’inizio di una crisi che coinvolgerà tutti i modelli “Audi…” e vedrà l’avvento di nuove vie per la rilevazione. Infine le indiscrezioni su un prossimo rapporto dell’Autorità antitrust che, al termine di un’indagine partita da un esposto di Sky, accuserebbe apertamente Auditel di aver favorito il duopolio Rai-Mediaset non avendo diffuso, tra il 2009 e il 2010, i dati di ascolto suddivisi per canale e piattaforma, penalizzando quindi le emittenti operanti con sistemi trasmissivi diversi da quelli della TV terrestre. Alle accuse Auditel ribatte affermando di utilizzare metodologie e strumenti all’avanguardia, e rilancia puntando ad estendere la propria sfera di competenza anche allo streaming via internet. Nell’immagine che i suoi detrattori dipingono, peraltro, il problema della società di rilevazione sembra essere proprio la scarsa dinamicità e capacità di adattamento rispetto alle rapide trasformazioni che stanno coinvolgendo non solo il mondo televisivo, ma la stessa società italiana. Se infatti il primo si contamina e viene contaminato dalla rete in un processo evolutivo dai connotati spesso poco riconoscibili, la seconda vede l’avvento di nuove modalità di consumo e nuovi gruppi che sfuggono all’analisi (vedi ad esempio la sempre più rilevante presenza degli immigrati). Considerato il delicato ruolo guida di Auditel nel delineare lo scenario degli ascolti televisivi e determinare di conseguenza gli spostamenti di ingenti flussi di risorse pubblicitarie, appare ovvio che la mancanza di precisione e tempestività nel rilevare i mutamenti dei modelli di fruizione può determinare con facilità distorsioni del mercato, e favorire i soggetti consolidati a scapito dell’innovazione. Una parte del problema è probabilmente rappresentato dalla specializzazione per mezzo trasmissivo che finora ha caratterizzato le società di auditing: una caratterizzazione che è figlia di una vecchia concezione del panorama dei media. Se si leggono i risultati del rapporto di ottobre di Audiweb, la società “parallela” ad Auditel che si occupa di rilevare i dati di accesso e consumo dei siti internet, si ha innanzitutto la conferma che la rete si avvia a diventare il nuovo mass-media: 13 milioni di utenti attivi al giorno, che navigano in media per 1 ora e 21 minuti consultando 160 pagine a testa. Poi si rileva che chi cresce di più sono i prodotti ibridi, dai quotidiani online con annesso video on-demand (corriere.it, repubblica.it, ecc.) all’interessante TGCom24, tentativo di approccio integrato TV-internet, che fa segnare un + 32,7%. Proprio la crescita di questi servizi di informazione multipiattaforma fa pensare che la strada dell’integrazione potrebbe essere quella vincente per risolvere l’ormai impellente problema di monetizzare l’audience online, visto che i siti più frequentati sono già pesantemente intasati da annunci pubblicitari sempre più invadenti. Se la nuova frontiera dell’advertising dovrà passare dalla contaminazione tra il video e la rete, convergere diventerà un’esigenza ineludibile anche per le società di rilevazione dell’audience. (E.D. per NL)

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