Internet: il diritto si discute anche sui blog

I blog dedicati al diritto, o “blawg” per dirla con un neologismo anglosassone, si diffondono anche in Italia. I pionieri di questo nuovo modo di comunicare sono stati e continuano ad essere, per ovvie ragioni, uno stuolo di giovani professionisti che si occupano principalmente di problematiche giuridiche relative alle nuove tecnologie, con particolare riguardo ad internet e ai suoi strumenti.

Guido Scorza, Daniele Minotti, Ernesto Bellisario, solo per citarne alcuni, sono voci tenute assai in considerazione, e non solo sul web, quando si tratta di dibattere su questioni controverse come il diritto d’autore nell’era digitale, la libertà di informazione online, gli aspetti giuridici legati all’utilizzo degli strumenti informatici e così via. In questi come in altri casi, tuttavia, la dimensione giornalistica è molto spesso preponderante rispetto alla connotazione professionale dei protagonisti. Emblematica a questo proposito la storia di Federico Baccomo, noto per aver creato il blog “Studio Illegale”, dove con lo pseudonimo di Duchesne svelava i retroscena del proprio lavoro in uno studio d’affari. Dopo aver provocato un certo scompiglio e suscitato roventi polemiche nell’ambiente professionale milanese, Baccomo ha finito per abbandonare completamente il mondo del diritto per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno: ad oggi ha pubblicato due libri che approfondiscono i temi affrontati nell’esperienza online. Al di là dell’opinionismo e dei “dietro le quinte” più o meno attendibili con malcelate ambizioni di influenzare l’esistente, non sembra invece per ora molto diffuso l’utilizzo del blog come mezzo di condivisione di esperienze e aggiornamento professionale, oltre che di contatto con il grande pubblico. Dato apparentemente coerente con il modello tipicamente italiano di web-logging, che privilegia l’aspetto individuale e di opinione rispetto allo spirito di confronto e reciproco arricchimento culturale che anima molte delle analoghe esperienze estere. Molti blog e testate online nostrane dedicate al mondo del diritto hanno l’aspetto di iniziative estemporanee e scarsamente aggiornate, a cui viene evidentemente dedicata poca attenzione. Un approccio che può avere addirittura effetti controproducenti, visto che è opinione degli esperti di comunicazione che la ragione d’essere e la capacità di attrazione di questi spazi web stia proprio nella loro quotidiana capacità di apparire vitali e interattive, cosa che si ottiene solo con una costante e puntuale attività di monitoraggio e aggiornamento. Uno studio legale che voglia valorizzare la sua presenza online dovrebbe quindi integrare appieno i nuovi strumenti nella propria strategia di comunicazione, investendo risorse e valutando i possibili ritorni in termini di immagine, crescita professionale e allargamento della base dei possibili clienti. Un cambio di prospettiva culturale che può contribuire, anche nel nostro paese, a far evolvere il web-logging da megafono dell’esperienza individuale a strumento quotidiano di conoscenza, condivisione e promozione delle proprie attività. (E.D. per NL)

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