Isoradio: la fiera del ridicolo

Invasa l’A8 di cartelli che invitano a sintonizzarsi sui 103,3 per gli avvisi sul traffico. Peccato che il quella zona regni sovrano il trasmettitore 103,4 di Otto FM…


Sulle pagine del Corriere della sera di oggi (pag. 19 “E isoradio resta muta per 4.000 chilometri. Interviene Bertolaso”) leggiamo i soliti piagnistei estivi della RAI, che alle lamentele degli automobilisti sul pessimo “servizio” offerto (col denaro pubblico) dalla rete pubblica, risponde con le scuse trite e ritrite che “in alcune zone i 103,3 sono occupati da altre emittenti” dalle quali “in alcuni casi abbiamo potuto ricomprarci le frequenze (perché erano già loro?, ndr)” mentre in altri, visto che “il costo è proibitivo, non ce possiamo permettere”, precisando, sul fronte delle interferenze, che “alcune radio private si accavallano disturbando il segnale“. Sarebbe il caso, secondo il preparato direttore dei Canali Radio di pubblica utilità della RAI Riccardo Berti (che nell’articolo gongola per la copertura del tratto Sa-RC e per il prossimo ritorno del segnale sulla variante di valico della Fi-Bo dell”Autostrada del sole), di Radio Maria che disturberebbe (dove? in tutta Italia?) il segnale di Isoradio, mentre essa (Radio Maria) si sentirebbe benissimo. Che Radio Maria si senta benissimo non c’è dubbio alcuno; ma questo è merito delle capacità (indubbie) dei suoi tecnici e dei suoi dirigenti, così come è certamente demerito di quelli RAI la situazione tragica (indubbia) in cui versa Isoradio, che ha ora sfiorato il ridicolo coprendo la A8 di cartelli che invitano gli automobilisti a sintonizzarsi sui 103,3 MHz per avere preziose info sul traffico. Peccato che l’informazione resa dalla pubblicità stradale sia imperfetta: la frequenza esatta è infatti 103,4 MHz (quella sì, si sente bene sulla A8). Per fortuna che le notizie sul traffico almeno su quella frequenza effettivamente ci siano. Ma l’emittente non è Isoradio, bensì Otto FM (che pure trasmette bella musica). “C’è speranza per la prossima estate“, conclude l’articolo. Lo dicono dal 1989.

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