L’evoluzione dell’ascolto della musica (terza parte)

(continua da articolo precedente) Il download quindi aveva avviato le possibilità di acquisto di brani musicali in modo parecchio flessibile e svincolato da supporti intermedi necessari per il successivo ascolto.

La musica arrivava sul supporto prescelto in modo diretto e pronta per l’ascolto anche e soprattutto per singolo brano. Quindi un ulteriore passo avanti nel portare la musica con sé. Il costo però di ogni download aveva ed ha un certo peso, in linea per gli acquisti di musica da ascoltare e da conservare. Si proponeva come alternativa decisamente vincente agli acquisti degli album musicali in CD. Aspetto da non trascurare anche gli spazi fisici che si rendevano disponibili nelle case vista la rivoluzionaria possibilità di conservare la musica ascoltata e da ascoltare. Non copriva però del tutto le opportunità offerte dall’ascolto radiofonico non sostituibile con il download illimitato anche a causa dei costi di acquisto conseguenti. D’altro canto anche la possibilità dei preascolti associati ai brani per un eventuale successivo download, limitati nella durata, non consentiva la scoperta delle novità. Il punto quindi era nell’imitare l’insostituibile ascolto radiofonico, pur nei limiti evidenziati, con un sistema a bassa spesa che consentisse un ascolto compiuto della musica in genere e delle novità in particolare. Lo streaming appunto, consistente nel la possibilità di ascolto della musica senza procedere ad un download. Con lo streaming il fruitore di musica si pone come un ascoltatore radiofonico che ha la possibilità di sintonizzarsi sul “tipo di musica” che meglio gli aggrada. Possibilità anche di concentrarsi su brani nuovi. Qui il vincolo sta nella bravura tecnologica del gestore dei brani in streaming nel presentare varie modalità di ascolto di tipologie diverse di generi musicali attraverso le quali consentire al fruitore di navigare ed ascoltare senza “scaricare” musica: in sintesi senza acquistare alcun download, ma solo ascoltando musica. Qua la differenza fra download: acquisto di musica che arriva sul supporto del fruitore che ne diventa il proprietario; e streaming: possibilità di solo ascolto della musica senza procedere al download e quindi ad alcun acquisto del brano che si ascolta, ma solo pagando in qualche modo il servizio di puro ascolto. Ovviamente le cose vengono organizzate in modo molto attento per incontrare l’esigenza del fruitore nel rispetto dei vincoli economici di un tale servizio che, come facile immaginare, necessita di larghissimi consumi per la copertura dei costi. Non è questo però il punto che si sta affrontando. Per ora importante era ed è capire in quale direzione procedere per consentire agli amanti della musica di ascoltarla in modo efficace portandola con sé ed aumentandone i tale modo gli ascolti a vantaggio anche degli autori. Potremmo dire quindi, con ragionevole certezza di non sbagliare di molto che lo streaming risolve in gran parte l’esigenza data la possibilità di ascolto attraverso anche i “telefonini”. Fra l’altro l’iscrizione ai siti che consentono lo streaming offrono anche la possibilità per l’iscritto di predisporre apposite liste di ascolto dallo stesso preconfezionate. In sostanza si mette in atto una specie di radio per l’ascolto preconfezionata. Vi sono poi aree per l’ascolto delle novità per potersi aggiornare. Normalmente il costo per lo streaming si sostanzia in un abbonamento a tempo variabile, con diverse tipologie. L’integrazione pubblicitaria porta poi in alcuni casi a tipologie di servizi di streaming non a pagamento. Nella analisi delle possibilità di distribuzione/ ascolto della musica in questa fase temporale, si può sostenere che lo streaming è quella che più di altre ha portato alla modernizzazione dell’ascolto della musica: immediata dal produttore al consumatore, con sempre maggior possibilità per il fruitore di scegliere personalmente ciò che vuole ascoltare svincolato da scelte intermedie che da qualitative, diventano solo quantitative. Questo nel senso della quantità di musica digitalizzata che in teoria potrebbe essere totalmente esaustiva dei brani creati da tutti gli autori di ogni parte del mondo. Già anche qui sta il problema nel senso che la fruizione moderna della musica via internet deve assolutamente rispettare il diritto degli autori (e dell’intera filiera musicale), pena la mancanza di motivazioni economiche a produrre musica per chi ne fa ragione di provento economico normale e continuativo. A conclusione di quanto scritto nei due articoli precedenti ed in questo, si è notato come l’evoluzione della modalità di ascolto della musica negli ultimi anni sia stato veramente travolgente e sconvolgente. Quindi ora è lo streaming che conduce la danza della fruizione musicale di massa, anche perché il relativo costo di un abbonamento mensile è contenuto rispetto sia all’acquisto dei favolosi CD, sia rispetto a quello del downloading. Ovviamente ci sarà da aspettarsi delle novità nella fruizione dello streaming e forse anche nel sistema di consultazione dei brani come modalità di richiamo dei brani che si vogliono ascoltare. Una via comunque da intraprendere per la fruizione e commercializzazione della musica è anche lo streaming. (G.T. per NL)

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