Radio digitale: il DAB non ha nessuna speranza contro gli smartphone. O forse sì

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Dalla Gran Bretagna, con la pubblicazione dell’ultimo report OFCOM sull’evoluzione verso il digitale, si sono scatenate diverse voci scettiche.

"Il blog Digital Radio Insider ha titolato che il DAB non ha nessuna speranza contro la piattaforma smartphone come "vera" radio digitale. Io però starei molto attento a restare attaccato a modelli interpretativi legati a una elettronica molto vecchia. Non ci si rende conto che il silicio compie passi incredibilmente rapidi e che l’approccio software defined radio accorcia le catene e disintermedia anche gli schemi a blocchi hardware-centrici", osserva il giornalista esperto di radio digitale Andrea Lawendel. Che aggiunge: "Voglio dire che l’obiezione della batteria perderà forza ma mano che la capacità elaborativa e l’architettura stessa di uno smartphone evolve. DAB e 3G/4G hanno molti punti in comune dal punto di vista delle modulazioni, demodulare A o B sarà più o meno la stessa cosa. Mentre c’è una cosa che non cambia: se non prendono piede tecnologie di multicast su IP una infrastruttura 4G continuerà a lungo a rischiare la saturazione quando un numero troppo elevato di utenti si sintonizzerà sullo stesso flusso stream, replicato per gli n ascoltatori. Il modello broadcast, in questo senso, continuerà a essere a lungo molto più economico. Ecco perché io – che sulla radio digitale sono comunque scettico – non tenderei affatto ad escludere forme di sinergia che consentano ai supersmartphone del futuro di funzionare in modalità broadband quando questo è razionale, passando all’ascolto di contenuti broadcast diffusi molto probabilmente via DAB e demodulati centralmente o magari ancora con System on Chip separati ma ad assorbimento sempre più basso. Questo almeno finché non avrremo infrastrutture 5 o 6G su cui effettivamente prima o poi convergerà tutto" (a questo proposito c’è un interessante pezzo di Technology Review sul "Multipath TCP" usato dal nuovo iOS 7 per integrare flussi 4G e Wi-Fi, anche se questo accorpamento non piace per niente agli operatori della telefonia mobile). Il fatto è che in questo orizzonte di tempo possono succedere cose molto significative: per esempio che oltre alla Norvegia, anche la Gran Bretagna spenga i network radiofonici in FM, dando una ulteriore spinta al mercato della componentistica DAB. "Diffido sempre degli articoli che "dimostrano" che a medio-breve termine una tecnologia o una architettura ucciderà le altre, in un senso o nell’altro. Per il momento i telefoni smart o feature dotati di chip FM ci sono ancora, anche se non sembrano più essere considerati un must per molta gente", insiste Lawendel. "L’FM consuma pochissimo e il discorso del DAB per il momento è vero, mettere un chip dentro al telefono è oneroso in termini di battery life. Questo però cambierà, il DAB si imporrà sempre più a livello radiofonico, in molti mercati e a quel punto il tema diventa: la radio broadcast (a quel punto probabilmente digitale) avrà ancora senso integrata a bordo di un telefono? Secondo me la giuria deve ancora darlo, il verdetto, anche perché c’è un avversario chiamato car entertainment che potrebbe favorire modelli broadcast. Il quadro è molto più fluido di quanto i detrattori del DAB vogliono far apparire. Magari hanno ragione, ma è presto per dirlo", puntualizza il giornalista blogger di Radio Passioni. Anche il Telegraph sostiene che la maggior parte degli inglesi non si è fatta prendere da un eccessivo entusiasmo per la rivoluzione della radio digitale. In gioco da quelle parti c’è come si è detto l’importante decisione dello switch over dell’FM, che non sarà a questo punto anticipata come sembravano sperare i ministri dell’era Blair-Brown, "ma che a me pare probabile in un contesto in cui il broadcast pubblico è sotto pressione e il DAB appare (ma anche qui i fatti sono da verificare) come una alternativa a costo energetico più basso", osserva Lawendel. Un altro report interessante è quello in cui Ofcom analizza i consumi di notizie in UK (qui per leggere), dove la radio risulta davanti a Internet come fonte informativa primaria ma dietro tv e, incredibilmente, carta stampata. (M.L. per NL)

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