Radio, spot. Studi di produzione: dopo l’esplosione degli anni ’80 e la contrazione dei ’90, le strutture rimaste si contano sulle dita delle mani

Elite Studio è una società di audio produzioni tra le più quotate in Italia per il service di realizzazione di spot, station break e jingle per radio e TV locali. Un settore che dopo l’euforia degli anni ’80 e la riflessione dei primi anni ’90 è andato via via contraendosi. Per capirne lo stato, abbiamo fatto quattro chiacchere con Andrea Ronchi, amministratore della società milanese.
 
 
NL Newslinet.it – Negli anni ’80 era d’abitudine per le radio locali più intraprendenti, o dotate di migliori voci, “aprire” uno studio di produzione audio per altre stazioni.
 
Andrea Ronchi – Sì, poteva capitare. Anche se poi la qualità del prodotto era ben diversa da quella che potevano fornire gli studi professionali. Ricordiamoci che ai tempi non c’era internet e la posta elettronica, per cui, a volte, era più pratico e sicuramente più veloce autoprodurre certe cose anziché aspettare che lo spot venisse realizzato impacchettato e spedito dallo studio.
 
NL – Il fenomeno era fortissimo soprattutto nel Veneto. Come mai?
 
AR – Non posso dare una risposta certa a questa domanda, ma solo supporre. Probabilmente in Veneto, regione che vantava la presenza di radio locali molto forti e radicate sul territorio, mancava però, a differenza di Milano e Roma, la disponibilità di veri speaker pubblicitari e doppiatori, per cui alcune emittenti si erano attrezzate per utilizzare le proprie “voci” anche nella produzione di spot pubblicitari. E’ una scelta che personalmente non condivido, perché le competenze di chi trasmette in radio sono diverse da quelle di uno speaker pubblicitario/doppiatore e non basta un bel timbro per garantire la qualità di una produzione. Mi chiedo come sia possibile, ancora oggi, sentire in onda spot realizzati da sedicenti studi di registrazione, con palesi errori di dizione. E’ come scrivere un articolo su un giornale senza conoscere la grammatica…
 
NL – Poi sono arrivati gli anni ’90 e con la L. 223/1990 le radio hanno cominciato a diminuire. Dalle 8000 del 1986 si è passate alle 5000 del 1990, alle 3000 del 1995, alle 2000 di fine millennio ed alle 1300 della L. 66/2001. Oggi si contano meno di 1000 stazioni che si stima si ridurranno a 500 entro 5/6 anni. Come si è evoluto il vostro mercato con una tale concentrazione.
 
AR – Per rispondere a questa domanda bisogna tenere conto anche della concentrazione dell’offerta. Ad oggi i veri studi professionali (mi riferisco a realtà aziendali con strutture e numero di dipendenti adeguati) che operano sul mercato si possono contare sulle dita delle mani. Delle radio del passato, quelle che hanno chiuso i battenti erano in genere piccole realtà che autoproducevano i loro spot e solo occasionalmente, per clienti di un certo rilievo, si rivolgevano a studi esterni; per cui l’incidenza sul nostro lavoro è stata minima. I nostri clienti “storici”, ovvero quelli che si servono da noi da 10-15 anni, continuano fortunatamente ad operare. Magari ci può essere stato qualche cambio di proprietà, ma nessuna delle emittenti “fidelizzate” ha finora cessato l’attività. Questo a maggiore dimostrazione che quello sulla qualità non è un investimento accessorio, ma fondamentale. Anche perché ogni ora un’emittente dedica 15 minuti alla pubblicità, che è, perciò, parte integrante di un palinsesto. E riempire bene questo spazio è il nostro compito.
 
NL – Il vostro core-business sono gli spot per radio e TV locali; tuttavia non vi occupate solo di questo…
 
AR – In realtà la pubblicità locale, che fino a qualche hanno fa copriva l’80% del nostro fatturato, ora incide solo per la metà. Il resto è costituito dalla pubblicità nazionale con uno speciale focus nel settore beauty ed editoria, dalla produzione di jingle e dai voice over e localizzazioni.
 
NL – C’è ancora richiesta per la produzione di programmi preconfezionati?
 
AR – Ad eccezione di 3 programmi “storici”, per cui la richiesta rende ancora sostenibile la produzione, abbiamo smesso di investire in questo settore. Diverso, invece, il discorso per la produzione di programmi personalizzati. Realizziamo infatti per alcune emittenti programmi ad hoc che possono andare dalla semplice registrazione di bianchi, con testo fornito, ad un servizio più complesso che prevede l’ideazione e la scrittura tramite autori del programma. Naturalmente i costi di queste ultime produzioni le rendono accessibili solo a realtà medio grandi.
 
NL – E il barter (i programmi gratuiti con pubblicità preinserita)?
 
AR – Non ce ne occupiamo.
 
NL – Le web radio sono un mercato interessante?
 
AR – Dipende da che punto di vista le guardiamo. Se parliamo di pubblicità, il settore è molto acerbo; anzi, in Italia direi che è inesistente. Le tante web radio che sono nate nel nostro Paese sono spesso progetti amatoriali, generalmente no-profit e pertanto non hanno il budget necessario per accedere ai nostri servizi. Attualmente però abbiamo avuto la commessa per la realizzazione di alcune web radio dedicate: dalla strutturazione del palinsesto alla creazione della playlist, alla produzione di programmi personalizzati e di tutta l’immagine sonora coordinata (jingle, sigle, station break ecc.). Questi sono per noi progetti molto interessanti; ma dietro ci sono importanti aziende che hanno potuto affrontare un investimento adeguato.
 
NL – Strategie per il futuro?
 
AR – Consolidare la nostra leadership come agenzia di audio produzioni, in grado di coprire al nostro interno l’intera filiera: dalla creatività alla post produzione. E contemporaneamente offrire un servizio più completo e professionalizzato rispetto ad altre realtà, che si limitano ad acquistare e rivendere voci. Fortunatamente il fatto di trovarci a Milano ci facilita in questo obiettivo, avendo a disposizione i migliori professionisti sul mercato tra copywriter, speaker e tecnici.

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