Spostare lo switch-off delle emittenti private svizzere oltre il 31/12/2026?
Bachmann (presidente dell’Associazione svizzera delle radio private dal 2006 al 2024): “Pacta sunt servanda. Lo spegnimento della FM è stato deciso congiuntamente da tutte le radio nel lontano 2014. Da quel momento tutti i partecipanti hanno marciato in buona fede su questa rotta, anche se durante il cammino non si sono mai chiesti seriamente se il piano fosse giusto.
Tuttavia, un tracollo di cifre d’ascolto come lo abbiamo visto nel primo semestre del 2025 se lo può permettere solo la SSR. I loro programmi sono sostenuti esclusivamente dal canone.
Per le radio private, che già soffrono di un calo fisiologico degli introiti pubblicitari, un ulteriore riduzione creerebbe un danno pressoché irreparabile.
Il Parlamento Federale cerca ora un equilibrio in questo braccio di ferro tra posizioni praticamente inconciliabili. In effetti, un compito non proprio facile.
E forse alcune riflessioni di buon senso potrebbero essere di aiuto…
Sintesi
Questa intervista di Newslinet a Jürg Bachmann, già presidente dell’Associazione svizzera delle radio private, evidenzia la complessità del percorso verso lo spegnimento della FM, fissato al 31/12/2026.
Da un lato, la SSR rivendica il rispetto degli accordi presi nel 2014 e degli investimenti pubblici già effettuati, dall’altro le radio private temono un tracollo degli ascolti e degli introiti pubblicitari e in conseguenza la loto cancellazione dal mercato pubblicitario.
Bachmann riconosce la necessità di una mediazione parlamentare ed invita a riflettere sui costi di un prolungamento della FM, che rischierebbe di gravare sulle emittenti senza reali benefici.
Tuttavia, ad avviso dell’autorevole esponente, che pure rispetta le ansie comprensibili delle radio private, non sarà la tecnologia a determinare il futuro della radio, ma la qualità dei programmi, la forza delle voci ed il radicamento territoriale delle emittenti.
Il quadro
Come previsto, il nostro editoriale su quello che sta succedendo in Svizzera a riguardo di una eventuale proroga della data di switch-off ha suscitato molte reazioni, in un senso o nell’altro. Cioè bilanciando coloro che, sulla scorta dell’esperienza dei primi otto mesi senza FM della SSR (la radio pubblica svizzera), ritengono che al 31/12/2026 (data prevista normativamente per la dismissione dei trasmettitori analogici anche da parte dei privati) non si potrà ancora fare a meno della ricezione in modulazione di frequenza (perché gli utenti che non sono pronti a ricevere in DAB+IP sono ancora troppi) e chi – paradossalmente sulla base della stessa esperienza – pensa che invece sarebbe dannoso non rinunciarvi (perché così si vanificherebbero gli investimenti effettuati negli ultimi 10 anni per rispettare la roadmap e si darebbe un segnale di sfiducia verso il digitale).
Jürg Bachmann
Data la complessità della questione, abbiamo chiesto un parere all’autorevole storico interlocutore elvetico di Newslinet: Jürg Bachmann, ex presidente dell’Associazione svizzera delle radio private dal 2006 al 2024. Cioè un osservatore più che qualificato (e sempre disponibile) per capire cosa sta succedendo e come potrebbe evolvere la vicenda.
L’intervista
(Newslinet) – Rieccoci, Jürg, ancora a parlare dell’annosa questione della successione analogica…
(Jürg Bachmann) – Già… Premettendo che dopo aver lasciato la presidenza dell’Associazione delle Radio Private Svizzere mi ero promesso di non esprimermi più pubblicamente su questo tema, faccio un’eccezione solo a seguito dell’invito del vostro direttore Massimo Lualdi…
Pacta sunt servanda
(NL) – Bene. Quali sono, nell’attuale discussione politica elvetica, i vari aspetti che hanno una propria giustificazione?
(Jürg Bachmann) – “Pacta sunt servanda”. I contratti sono da rispettare, reclama, giustamente, il servizio pubblico radiofonico, la SSR. Lo spegnimento della FM è stato deciso congiuntamente da tutte le radio nel lontano 2014. Da quel momento tutti i partecipanti hanno marciato in buona fede su questa rotta, anche se durante il cammino non si sono mai chiesti seriamente se il piano fosse giusto. E forse questo è stato un errore.
Gli investimenti pubblici in vista del 31/12/2026
Da parte sua, la Confederazione ha pagato milioni di franchi per la pubblicità in vista dello switch-off. Dopo che la SSR, rispettando i patti, ha spento i propri programmi in FM alla fine del 2024, è assolutamente comprensibile che essa esiga lo stesso anche da parte delle radio private. A cui, tra l’altro, il consigliere federale Albert Rösti, l’anno scorso, ha concesso altri due anni fino allo spegnimento della FM, non più trattabile, collocandolo alla fine del 2026.
Il punto di vista delle private
(NL) – Però è rispettabile anche il punto di vista delle radio private: per il loro finanziamento dipendono direttamente dagli introiti della pubblicità radiofonica e conseguentemente dai dati d’ascolto. E meno ascoltatori, equivale a meno entrate pubblicitarie.
(Jürg Bachmann) – Esatto. Un tracollo di cifre d’ascolto come lo abbiamo visto nel primo semestre del 2025 se lo può permettere solo la SSR. I loro programmi sono sostenuti in pratica solo dal canone. I dati d’ascolto forse non piacciono in casa SSR, ma non hanno ripercussioni sull’andamento finanziario e gestionale dell’azienda. Per le radio private, che già soffrono di un calo fisiologico degli introiti pubblicitari (per la competizione di social media, piattaforme web, ecc., ndr), una ulteriore riduzione creerebbe un danno pressoché irreparabile. Per nessun motivo si possono pertanto permettere un dannoso spegnimento della FM.
Mediazione in vista?
(NL) – Quindi, come abbiamo supposto nell’editoriale della scorsa settimana, si cercherà una mediazione…
(Jürg Bachmann) – Sì. Il Parlamento Federale cerca ora un equilibrio in questo braccio di ferro tra posizioni praticamente inconciliabili. In effetti, un compito non proprio facile. Forse alcune riflessioni di buon senso potrebbero essere di aiuto.
Le riflessioni
(NL) – Vediamole…
(Jürg Bachmann) – Dapprima, una considerazione tecnica. Negli ultimi dieci anni, la rete di diffusione FM non è praticamente più stata curata, al di fuori della normale manutenzione. Pochi investimenti, se non nessuno, posto che tutti erano d’accordo sullo spegnimento entro la fine del 2024.
Lo stato della rete FM
Ora, lasciare in funzione una rete già un po’ malconcia significa accettare delle carenze di diffusione. Anche perché l’Ufficio Federale delle strade ha già interrotto la distribuzione FM nelle gallerie stradali. E chi fa radio sa che lacune di diffusione portano subito a perdite di ascolto.
Investire verso il disimpegno?
Per evitare questi effetti sarebbero necessari nuovi investimenti. Poco sensati, peraltro, per una tecnologia destinata al disimpegno. Questo significa che un prolungamento della FM non necessariamente garantirebbe i risultati richiesti e sperati. Ma costerebbe tanto denaro alle radio private.
Il rischio del no
Il prolungamento della FM è di competenza del Dipartimento del già citato consigliere federale Rösti. Passando attraverso il Parlamento federale le radio private rischiano, prima o poi, un “no” definitivo.
Passo dopo passo
Forse la richiesta di un prolungamento anno per anno presso il Dipartimento interessato avrebbe causato meno attenzione politica per una tecnologia di già discutibile importanza oggi e con poco futuro presso un pubblico vasto.
Uscita in sordina
Questo procedere più pragmatico avrebbe dato alle radio private l’opportunità di uscire dalla FM con meno rumore ed attenzione mediatica, quando ognuna di essa – forse anche guadagnando qualche anno – lo avesse trovato opportuno. Ammesso che il consigliere federale fosse stato disponibile a un compromesso di questo genere, beninteso.
La concorrenza straniera non deve preoccupare oltre l’immediato
Non avrei gran paura, invece, di perdere ascoltatori a favore di radio confinanti (tedesche, francesi o italiane). Forse nell’immediato, ma non nel lungo termine. Le radio private, almeno quelle svizzere, sono fondamentalmente radio regionali. Gli ascoltatori non seguono una tecnologia, ma un programma ancorato fortemente nel loro territorio, con le sue voci e personalità.
Il vantaggio della regionalità
Chi vuole ascoltare la sua radio preferita, specialmente se regionale, la trova e la segue su DAB+ o su internet, ovvero dove è disponibile. Se qualcuno invece decide di cambiare programma, in genere non è per la tecnologia, ma per il contenuto che non risponde più alle esigenze. Perciò non è la modulazione di frequenza a garantire la fedeltà da parte dei suoi ascoltatori, ma il programma stesso.
Attendere forse è meglio
Temo che la decisione se spegnere la FM alla fine del 2026, oppure no, sia un po’ prematura se assunta ora. Aspetterei l’evoluzione dei dati d’ascolto della SSR almeno durante il secondo semestre 2025. Anche perché questi potrebbero giustificare meglio una decisione pro o contro lo spegnimento definitivo.
In conclusione
(NL) – Quindi?
(Jürg Bachmann) – Riassumendo queste riflessioni mi sembra assolutamente giustificato che le radio private si battano contro decisioni prese dieci anni fa che potrebbero danneggiarle economicamente in maniera non più correggibile. Anche contro la volontà della SSR, il cui servizio pubblico non dipende dalle cifre d’ascolto ma è pagato tramite il canone.
Investire nei contenuti
In ogni caso, non saranno le tecnologie di diffusione a decidere sul futuro della radio per sé. Neanche la FM. Lo saranno gli investimenti nei programmi, nel loro posizionamento nel mercato e nelle voci che accolgono ed attirano utenti sul programma preferito. Giorno per giorno. (E.G. per NL)