Tele2 filtra il peer-to-peer

I consumatori denunciano il gestore italiano che riduce la banda quando necessario


A quanto pare non ci sarebbe modo migliore per perdere i propri clienti. A dimostrarlo è il gestore italiano di telefonia e internet Tele2 che ha recentemente ricevuto una denuncia – prima nel suo genere in Italia – dall’associazione dei consumatori Aduc (Associazione per i diritti degli Utenti e Consumatori) all’Antitrust. Secondo gli internauti infatti, alcuni provider di Tele2 sarebbero in grado di riconoscere la tipologia di traffico presente sulla rete e nello specifico, ridurre l’enorme flusso di peer-to-peer limitando, dove è a loro parere necessario, la banda. Gli utenti della rete, il cui più massiccio traffico sembra essere proprio quello dedicato al p2p, sono insorti, naturalmente convinti che la scelta del gestore possa ledere i propri diritti e la propria privacy, oltre che calpestare la stessa libertà nell’uso di internet. Aduc avrebbe inoltre approfittato della situazione per ritorcere, contro la compagnia telefonica, alcuni dettagli generalmente espressi a chiare lettere nelle pubblicità (considerata ingannevole nella denuncia) che, per la questione in esame, non sono più da considerarsi rispettati: “l’accesso ad Internet è senza limiti di traffico e di consumo” è quanto di solito confermato dal contratto. E ancora: “le nostre offerte Adsl non pongono comunque alcuna limitazione al traffico”. Tele2 si è difesa dichiarando che proprio perché la quantità di traffico incanalata sul p2p è vastissima (e, secondo loro, appartenente a pochi utenti), la decisione di applicare limitazioni a quell’unico caso – posizione presa anche da Wind -, sarebbe da considerarsi fondamentale per evitare di limitare la banda di tutti coloro che, al contrario, non sfruttano applicazioni per il file-sharing. L’idea sarebbe quella di migliorare la qualità del servizio per la totalità degli utenti, ma, naturalmente, Tele2 avrebbe omesso il particolare (la “strategia” incriminata) sia sul sito, sia sui contratti citati. In tutta risposta Telecom Italia, Fastweb e Tiscali hanno immediatamente confermato di non aver mai fatto ricorso a tale pratica, questo sebbene sia noto che il p2p si stia dimostrando effettivamente limitato pressoché ovunque (rimane da capire se attribuirne la causa ai provider dei gestori italiani o ai server sui quali sostano a tempo indeterminato i flussi di software popolari come eMule o Bittorrent, ndr). La libera condivisione di file rimane un problema, dimostratosi di difficile gestione nel corso di tutto il 2007 e che, se le premesse sono queste, non smetterà di rimarcare la sua insidia per tutto il 2008. Nonostante la denuncia partita da Aduc sia nuova, nella tipologia, per il Belpaese, la relativa polemica ha un sapore ormai vecchio di qualche anno. L’argomento p2p si trova contemporaneamente sulla bocca di tutti: internauti, musicisti e beneficiari del diritto d’autore in genere, una folta gamma di personaggi (e di punti di vista: questo è il problema più ampio) che complica di fatto la gestione di questa massiccia diffusione e condivisione di file. Quali diritti vinceranno? Quelli dell’artista o del consumatore? (Marco Menoncello per NL)

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