Tv: Gentiloni, nessun tetto ma distribuzione risorse

Non c’è “alcun tetto contro singole imprese”, piuttosto c’è il fatto che “bisogna distribuire le risorse pubblicitarie in modo che ai telespettatori arrivi piu’ offerta grazie al fatto che ci sarebbero piu’ editori sul mercato”


Lo ha detto il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, intervenendo alla puntata del ‘Baco del millennio’ su Radiorai 1, puntata oggi dedicata al cinquantenario del famoso Carosello in tv. Alla domanda di Piero Dorfles relativa alla presa di posizione del presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, a proposito di quel che prevede il ddl sul riordino del sistema televisivo che si è detto contrario a fissare dei limiti perchè si rischia di frenare il mercato interno, Gentiloni ha ribadito che “quando ci sono posizioni dominanti è sicuramente giusto che ci siano dei limiti antitrust, in questo caso sì che bisogna parlare di antitrust, perchè se un’impresa o un gruppo di imprese domina in un mercato, questo è senz’altro un limite allo sviluppo”. Il ministro ha poi aggiunto che la logica del disegno di legge e anche del mercato “non deve essere quella di moltiplicare gli spot. Oggi la pubblicità in Italia viene venduta a prezzi ridicoli. Ci sono fenomeni di tale frequenza e numero di spot che un film che comincia alle 21 spesso termina all’una di notte”.
Sempre a proposito di pubblicità, Gentiloni si è detto contrario “alla proliferazione e invasione di diverse forme di pubblicità. In Italia quella televisiva è dominante rispetto a giornali ed Internet, mentre negli altri paesi è la sorella povera e capisco che si muovano diversamente. Da noi in televisione ci va oltre il 50% dell’intero mercato pubblicitario, e non credo che questo faccia bene alla tv generalista, specie a quella del servizio pubblico”. Quanto poi all’Auditel, dopo aver sottolineato che per quanto riguarda la tv commerciale “il governo non può fare grandi invasioni di campo”, in quella del servizio pubblico bisogna accostare agli ascolti altri criteri di valutazione, un indice quindi non solo di gradimento ma anche di valore pubblico. E in questo senso si muove il nuovo contratto di servizio che lega la Rai allo Stato.
Per Gentiloni “se l’offerta Rai assomiglia troppo a quella commerciale dal punto di vista qualitativo, è doveroso fare in modo che ci sia una distinzione”. Comunque, piu’ in generale, la pubblicità per i suoi linguaggi e contenuti di costume “è ancora molto utile e importante”, a condizione pero’ “che non sia eccessiva”. A giudizio di Gentiloni questa sottolineatura equivale a “valorizzare” il messaggio pubblicitario. Va diminuito l’affollamento orario, perchè così facendo “aiuta a redistribuire risorse ad altri editori, e non nuoce nè al telespettatore nè all’inserzionista”.

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