La musica online deve obbligatoriamente diventare un prodotto distribuito gratuitamente. Ma il consumatore deve spendere di più. Un paradosso? No. Si tratta al contrario della soluzione (spiccia, diciamolo; efficace solo se meticolosamente articolata) auspicata da Steve Jobs, secondo il quale la recente, quanto preoccupante, diminuzione delle vendite di canzoni sul web, deve risolversi seguendo quello che è ormai il trend dominante nella rete. I file, sia audio, sia video, in vendita attraverso iTunes dovranno essere “free”. In cambio si chiederà ai consumatori di spendere qualcosa di più per i supporti e lettori mp3 prodotti da Apple. Così, per esempio, il minuscolo iPod Shuffle potrebbe essere venduto a circa 20-25 euro in più del normale (l’attuale prezzo base è di circa 45 euro per il modello da 1Gb, 60-65 euro per il modello da 2Gb, a secondo del punto vendita), in modo da recuperare eventuali perdite derivanti dal mancato utilizzo di iStore, il negozio al quale chiunque possegga un iPod è invitato ad iscriversi nella fase di installazione iniziale del proprio dispositivo. La notizia non può che sorprendere se considerato che Steve Jobs ha fatto di Apple un marchio il cui costo (legato naturalmente ad un estetica d’avanguardia) è da sempre stato un aspetto rilevante dei suoi prodotti. Ma la continua e consistente diffusione di sistemi e piattaforme alternative per acquistare musica è sintomo del fatto che la concorrenza prende piede ogni giorno ad insidiosi colpi di click. Ed a questi, in qualche modo, bisogna rispondere. L’idea di Steve Jobs di distribuire contenuti musicali gratuitamente è per ora solo un’ipotesi, ma non è difficile dedurre che i consumatori della mela bianca, abituati da sempre a spendere più degli altri, accetteranno di buon grado di gettare qualche euro (o dollaro) in più per il proprio lettore mp3. Del resto, come rinunciare al bello, se l’unica alternativa offerta dal mercato è un mix di comodità e convenienza? (Marco Menoncello per NL)