Digitale terrestre, LCN. Il piano dell’Agcom scontenta le locali più grandi e le più piccole. Attesa una valanga di ricorsi al TAR

Le più grandi tv locali italiane (come Telenorba), che occupavano (ed in alcuni casi occupano ancora) i canali 8 e 9 del telecomando (in alcuni casi anche il 7) annunciano ricorsi al TAR.

Analogamente lo fanno le tv locali minori, cioè quelle che sanno che non finiranno mai tra i numeri 10 e 19, primo blocco riservato alle televisioni non nazionali dal piano di numerazione automatica dei programmi DTT licenziato dall’Agcom agli inizi di luglio e reso pubblico ieri, dopo che, da sabato, si erano diffuse indiscrezioni (poi confermate) che questo periodico aveva riportato tra i primi. Eppure, nonostante sostanzialmente solo 10 televisioni locali emergeranno per ogni area tecnica (le altre si perderanno nel primo arco di numerazione nel segmento 71/99 o nell’analoga porzione del secondo e terzo e in tutto il settimo), alcune associazioni esultano.  Se infatti è abbastanza comprensibile il commento positivo di Andrea Ambrogetti, presidente di DGTVi (cioè l’associazione per lo sviluppo del digitale terrestre che riunisce RAI, Mediaset, Telecom Italia Media e DFree), visto che il piano privilegia i nuovi programmi nazionali rispetto a quelli di tv locali anche storiche eccedenti la prima decina, incomprensibile appare l’esultanza di sindacati che hanno tra gli iscritti la maggioranza degli esclusi dal gruppo dei fortunati. Per Ambrogetti quello effettuato da Agcom è ”un passo molto importante, che porta ordine e razionalita’ nell’offerta del digitale terrestre. Va riconosciuto il merito all’Autorita’ di avere saputo operare una decisione che mette in prima fila le abitudini e le preferenze degli utenti su tutto il territorio nazionale, che conferisce il giusto riconoscimento alle emittenti locali e che, al tempo stesso, valorizza adeguatamente le nuove offerte digitali nazionali”. ”Lo schema approvato accoglie nella sostanza proprio la proposta che DGTVi aveva formulato nei mesi scorsi con l’unanimita’ di tutti i soci", spiega Ambrogetti, dimenticando, in verità, che la proposta iniziale della sua associazione (poi bocciata da Agcom) era all’evidenza differente. Pienamente condivisible, invece la considerazione che la regolamentazione dovrebbe presto porre fine a "fenomeni fastidiosi quali quelli della duplicazione dei canali con numerazioni multiple". Per il presidente di DGTVi è ora importante "che il Ministero dello Sviluppo Economico attui rapidamente tali indirizzi al fine che il nuovo ordinamento automatico dei canali digitali sia pienamente operante per gli switch off del Nord Italia dei prossimi mesi”. Riscontro positivo al piano di numerazione anche per Aeranti-Corallo, che pure ha tra le proprie file molte decine di emittenti che inevitabilmente saranno relegate oltre il numero 71, cioè in aree di zapping di improbabile frequentazione. L’associazione, per tramite del suo presidente Marco Rossignoli "esprime piena soddisfazione" per una soluzione che, a suo dire, consentirebbe "di disporre di 10 numeri consecutivi sul telecomando sui quali possono trovare collocazione quasi 400 tv locali sul territorio nazionale, posto che le emittenti provinciali e interprovinciali, in molti casi, possono condividere una stessa numerazione con altre emittenti provinciali e interprovinciali della medesima area". In realtà, tra il dire ed il fare ci sono di mezzo i conflitti di attribuzione che renderanno la condivisione degli stessi LCN sulle zone di confine tra aree tecniche un inferno elettronico. Noi non siamo per i facili entusiasmi e il piano numerico di Agcom non ci convince affatto, lasciandoci del parere che, invece, la soluzione delle tre cifre abbinata alla suddivisione tematica, mutuata dal modello Sky ampiamente e positivamente sperimentato, avrebbe garantito una maggiore democraticità, dinamicità e preservazione degli equilibri preesistenti. La parola, ad ogni modo, spetterà ora ai giudici amministrativi. Come ormai sempre accade in questo disastrato settore. (A.M. per NL)

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