DTT. Dahlia Tv saluta il 2010 con una perdita di 25 mln di euro: con la liquidazione della società finisce l’avventura della pay tv

Una perdita cospicua chiude la sfortunata avventura di Dahlia Tv: la piattaforma del digitale terrestre a pagamento messa in liquidazione nel gennaio 2011 sta facendo i conti con il 2010 rosso.

Il rosso di Dahlia tv si aggiunge ai 21 milioni di euro di perdite del 2009, primo anno di attività del gruppo sul DTT, ora alle prese con la liquidazione attiva da gennaio 2011. La procedura di liquidazione stabilisce che i creditori dovranno pronunciarsi in merito alla proposta di concordato nella seconda metà di settembre, mettendo un punto definitivo alla tentata impresa della piattaforma digitale. La vicenda in questione ha palesemente scottato gli azionisti di maggioranza, la famiglia svedese Wallemberg e il fondo statunitense Constellation, non risparmiando Telecom Italia Media, che in qualità di azionista di minoranza ha svalutato a zero la partecipazione in Dahlia. Un danno importante, quindi, per l’intero gruppo tlc, in aggiunta ai mancati introiti come operatore di rete nel primo semestre del 2011: Time Media affittava banda alla pay tv a circa 29 mln all’anno. Tale mancato introito, però, sarà compensato, nel secondo semestre del 2011, dal noleggio – compiuto da Time Media – di gran parte della banda ai nuovi canali del digitale terrestre di Mediaset. Il fallimento sostanziale di Dahlia, invero, poteva già essere letto nell’ultimo bollettino dell’Antitrust: in data 25 febbraio 2011 la pay tv aveva appena 174.292 tessere attive, di cui 32.436 abbonati e 141.436 clienti prepaganti. Tali dati appaiono pressoché contrastanti con le dichiarazioni ufficiali della società, che a novembre 2010 dichiarava 850 mila tessere attive. La spiegazione, data dall’ex amministratore delegato Fabrizio Grassi, si fonda sull’ereditarietà delle tessere (circa 120 mila in partenza) dell’offerta a pagamento di La7, alle quali sono seguite le tessere autentiche di Dahlia tv, con il fattore penalizzante che alla scadenza dei diritti (prevista nel novembre 2010) quasi nessuno rinnovò l’abbonamento. Così, tale concatenazione ha portato ad un binomio pericoloso per la società: abbonati in calo e conti in rosso, quali fattori di disturbo ed inquietudine tra gli azionisti. L’impatto economico diventato troppo pesante da reggere ha portato ad abbandonare l’avventura della piattaforma del digitale terrestre: in tal caso prevenire un disastro troppo grande è stato valutato preferibile a curarlo. (C.S. per NL)

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