DTT, dividendo interno (beauty contest): chi sta dietro ad alcuni dei pretendenti alle frequenze miliardarie regalate?

Un lettore di questo periodico ci ha inviato un interessante commento sulla lettera inviata dal consigliere d’amministrazione di Mediaset Gina Nieri al Corriere della Sera sull’argomento dei dividendi esterno e interno.

"Leggendo quanto scrive la signora Nieri verrebbe voglia, mossi a sincera compassione, di organizzare una raccolta di fondi per aiutare la povera Mediaset in questo triste e difficile momento – scrive il nostro lettore – soprattutto quando dice: "Si potrebbe addirittura parlare di «esproprio» di un bene, il diritto d’uso delle frequenze, legalmente acquisito. Identico sacrificio è stato chiesto a Rai e Telecom Italia Media che hanno dovuto rinunciare a una frequenza ciascuno". Poveretti, dopo che hanno dovuto pagare a caro prezzo canali messi su da oltre 500 tra pizzaioli e compagnia cantante per costruire illuminanti reti generaliste, devono subire anche l’onta di vedere che qualcuno vorrebbe che pagassero le risorse del beauty contest che a loro spettano "aggratis" per concessione "divina". Ecchecaspita, loro i programmi mica li fanno pagare! Fanno pagare la pubblicità con fatture milionarie agli sponsor; se poi questi, il costo delle campagne, lo ricaricano sul prodotto e lo fanno pagare agli italiani poco importa: il principio che i loro programmi sono gratuiti è salvo; mica come i servizi dei telefonici!" Ma, gentile signora – chiede il lettore – anche le locali ad un certo punto si sono strutturate e, nel loro piccolo, hanno dovuto acquisire – pagando con soldi veri – canali, canalini e canaletti, ritrovandosi poi obbligati a traslocare in digitale nella fascia 61-69 UHF, nella quale non risulta che nessuno dei grandi "espropriati", nemmeno per ipotesi, ci si sia ritrovato. Mediaset - DTT, dividendo interno (beauty contest): chi sta dietro ad alcuni dei pretendenti alle frequenze miliardarie regalate?Se poi questa fascia, per malasorte, è stata destinata alla vendita agli operatori telefonici con abbandono coatto dei canali, che colpa ne hanno i grandi player? C’è chi nasce fortunato e chi no! Cara signora, se un giorno, malauguratamente, un governo scaturito da una nuova generazione di politici dovesse decidere che ogni lustro le frequenze – bene dello Stato – debbano essere riassegnate a progetti editoriali nati con la sola forza delle idee e della creatività e, quasi sicuramente, ove non pensionata, si dovesse trovare a spasso non se ne dolga, non potendosi più esibire nel gioco delle tre tavolette,potrà sempre organizzare corsi gastronomici con specializzazione nella difficile arte di rivoltare la frittata" (Emmeci). Di riflessione in riflessione, ospitiamo quella di Marco Mele, giornalista del Sole 24 Ore esperto di cose televisive. "Il bello (beauty) e la bestia della concentrazione si assomigliano – esordisce Mele in un post sul suo blog Media 2.0 Dieci partecipanti con diciassette domande. E’ questo il risultato del beauty contest, l’assegnazione gratuita di frequenze che dovrebbe aumentare il pluralismo e la concorrenza, favorendo i nuovi entranti, come ci raccontano, sia pure con toni diversi, il Governo, l’Agcom e la commissione europea. Diceva un poera spagnolo, Leon Felipe: "Sono nato e mi hanno raccontato delle favole….e ore le conosco tutte, le favole". Primo dato di fatto: nessun gruppo europeo e multinazionale ha scelto di partecipare, ad eccezione di quelli già presenti sul nostro mercato. E’ una condanna senza appello di una procedura voluta dalla stessa commissione Ue. In Italia non si investe, in Italia non si entra. Un segnale gravissimo, quanto sottovalutato. L’assetto nazionale è iperconcentrato attorno a pochi gruppi, uno dei quali è in palese conflitto d’interesse con il Governo. Il Bando e il Disciplinare di gara favoriscono chi è consolidato nel settore, come hanno rilevato, nei loro motivi aggiunti al Tar Lazio, Telecom Italia Media e Sky Italia. L’Italia televisiva è fuori dall’Europa. Nè si sono presentati alcuni editori presenti anche nel mercato dei contenuti come L’Espresso-Repubblica e Rcs. Far pagare anche queste frequenze con un’asta, come propone parte del Pd? Il valore delle frequenze in gioco e l’asta di quelle 4G per le telefoniche lo giustificherebbe ampiamente. Ho qualche dubbio: un assetto così iperconcentrato e squilibrato del sistema tv non rischia di provocare l’uscita dal mercato dei più deboli finanziariamente in caso di rilanci? La via maestra sarebbe un’urgente norma antitrust – è utopia, certo, con questo quadro politico- per ridimensionare le posizioni dominanti nelle risorse e nei diritti di trasmissione, poi un’asta competitiva sulle frequenze. Antenna%20digitale%20terrestre - DTT, dividendo interno (beauty contest): chi sta dietro ad alcuni dei pretendenti alle frequenze miliardarie regalate?Un appunto sui dieci partecipanti. Con coraggio, Francesco Di Stefano si candida al lotto A1, le frequenze in VHF disdegnate dagli altri (non so Canale 10 a quali lotti sia candidato). Europa 7 ha già il canale 8 VHF, per il quale certo Di Stefano non festeggia, ma sa come fare una rete in VHF ed è l’unico ad aver rischiato di sperimentare il DVB-T2. Appena ha provato ad acquistare diritti per far vendere i relativi decoder, ha trovato una muraglia d’interessi consolidati a sbarrargli la strada. A proposito di "mercato" chiuso (e di Antitrust inesistenti: su quanto accaduto, tra l’altro, nella vicenda dei diritti delle squadre ex Dahlia, oltre che per la stessa vicenda Dahlia)". Mele poco si pone altre domande sul beauty contest. "Prima Tv di Tarak Ben Ammar è uno dei favoriti per i lotti A2 3 A3: esistono rapporti societari incrociati con società del gruppo Mediaset? Fino a qualche anno fa, sì. Sarà un caso che il mux di D-Free ospita solo contenuti di Mediaset e che i canali di SportItalia siano diffusi da TivùItalia, altra partecipante al beauty? Ancora: cosa se ne fa TIMedia di una frequenza del gruppo C, visto che il DVb-H è ormai defunto e il DVB-T2 è utilizzato solo da Europa 7 di Di Stefano? Sky si è presentata per vincere una frequenza o non piuttosto il ricorso al Tar? Che possibilità ha un outsider come D Box della Einstein Multimedia, che punta sulla Sicilia per creare un centro di produzione? Si può dire "Vinca il migliore"? Come nel calcio, sono l’arbitro e la Lega, l’Authority e i rappresentanti, a non essere al di sopra delle parti. E a favorire i più forti, che sono sempre più forti, con il digitale, anzichè i migliori". Il giornalista del Sole 24 Ore conclude poi con un retorico post scriptum: "Ma dove si discute di quanto scritto in questo post?" (M.L. per NL)

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