DTT, ritorno all’analogico, il caso della Val d’Aosta: ci scrive ancora Pagliero

L’a.d. di Rete Saint Vincent e di E21 spiega a NL le problematiche che gli hanno fatto “gettare la spugna” a riguardo della trasmissione all digital


Mi rendo conto di quanto la materia sia nuova e complicata, tanto dal punto di vista tecnico quanto dal punto di vista giuridico. Non basterebbe però un intero dossier, (come quello in preparazione per le azioni giurisdizionali a tutela dei ns. diritti), per trattare l’argomento in modo completo”, ci scrive Mauro Pagliero, l’editore delle emittenti valdostane Rete Saint Vincent ed E21 Network che ha dato impulso ad un intenso dibattito sull’opportunità di proseguire o meno sulla strada della trasmissione all digital a fronte delle problematiche singolari che in Italia affliggono l’etere.
Continua Pagliero nella sua odierna email: “In sintesi le problematiche che mi hanno fatto “gettare la spugna” sono tre: la prima riguarda l’attuale legislazione che autorizza, ed in parte finanzia, la sperimentazione della DTT (Digital Terrestrial Television) prevedendo la semplice conversione di un impianto analogico in digitale lasciando però agli operatori l’incombenza di fare il “miracolo”, come se fosse all’ordine del giorno trasformare “l’acqua in vino”. Tanto intelligente è stata l’idea di creare delle aree “all digital” per la sperimentazione quanto si è rivelato assente l’indispensabile dialogo con il Ministero delle Comunicazioni e relativi Organi Periferici per risolvere i problemi che giorno dopo giorno si sono presentati in tale manovra.
In un bouquet digitale le informazioni numeriche devono essere univoche per essere decodificate da un set top box. La maggior parte dei decoder presenti in Valle d’Aosta sono “free to air”, con un software obsoleto in grado di “leggere” solo alcune informazioni del DTT, e si “impallano” in presenza di codifiche più complete ed in continua evoluzione. Se poi si aggiunge il dato di fatto che la totale assenza di coordinamento sull’assegnazione dei pids (audio-video-mhp-txt-lcn) ha comportato il problema di far “impazzire” i decoders che, nel ritrovarsi il pid video del segnale di un’emittente identico per numerazione al pid audio trasmesso da un’altra, si completa la “frittata” ottenendo il risultato che l’utente stacca la scart del decoder e riattacca il vecchio vhs! La seconda riguarda le radici vere e proprie della tecnologia DTT, in base alla quale è possibile riutilizzare un medesimo canale irradiandolo da più postazioni, senza problemi di interferenze e completandone in modo capillare la copertura. Questa tecnologia, definita “SFN” (single frequency network), consente, riducendo la potenza dell’impianto principale (e quindi anche abbassando il livello di inquinamento elettromagnetico), di capillarizzare l’area di servizio attraverso l’introduzione di una serie di “Gap Fillers” (traduzione letterale “compilatore di buchi”) che, con una potenza ERP molto ridotta, sullo stesso canale e nella stessa area di servizio, vanno a completare la copertura dell’impianto principale, ottimizzando inoltre anche la ricezione mobile e indoor”.

Chiarendo alcuni aspetti della vicenda che erano in qualche modo emersi anche dai comunicati stampa lanciati nei giorni scorsi, Pagliero muove poi dure critiche all’organo periferico della P.A. deputato ex lege alla trattazione delle problematiche radioelettriche: “Su questo punto mi sono scontrato con l’Ispettorato Territoriale del Piemonte e Valle d’Aosta del Ministero delle Comunicazioni il quale sostiene, con tutta una serie di contraddizioni anche scritte, che i “miei” Gap-fillers: a) non possiedono le caratteristiche tecniche per essere considerati tali (pur essendo stata rispettata ogni specifica tecnica che li contraddistingue), b) irradiano segnali DVB-T anziché DVB-H, (ignorando che il DVB-H è un derivato del DVB-T). Tutto si riduce poi ad una vera e propria barzelletta quando, in una relazione redatta dall’Ispettorato Territoriale Piemonte e Valle d’Aosta del Ministero delle Comunicazioni prodotta al TAR del Piemonte, si legge testualmente: “I DUE SISTEMI CONCEPITI CON TECNOLOGIE DIVERSE, PER QUANTO NOTO A QUESTO ISPETTORATO, NON POSSONO COESISTERE ALL’INTERNO DELLE STESSO TRASMETTITORE, NON ESISTE CIOÈ UNA TECNOLOGIA MISTA, NON ESISTONO CIOÈ TRASMETTITORI TELEVISIVI IN GRADO DI EMETTERE INDIFFERENTEMENTE SEGNALI IN TECNICA DVB-H E IN TECNICA DVB-T , COME INVECE INDICATO NEL RICORSO DELLA E21…”
Pagliero, sul punto è netto: “Ma ci si vuole rendere conto, una volta per tutte, del rischio che corrono le aziende nel mettere i propri investimenti nelle mani di questi soggetti? In tutto il mondo, anche in quello non “all-digital” si scrive e si parla di tecnologia DVB, di modulazione mista, gerarchica, dedicata, DVB-T/DVB-H”. L’editore televisivo introduce poi la terza motivazione della sua decisione di reintrodurre la tecnica diffusiva analogica: “E’ l’interrogativo che mi sono posto in questi ultimi mesi. Questi problemi derivano da una volontà politica di frenare il vero sviluppo e la vera sperimentazione del digitale terrestre anche nelle aree “all-digital” o semplicemente dall’ignoranza tecnica riscontrata nel settore DTT? A seguito delle prime “incomprensioni” nate con l’Ispettorato Territoriale del Piemonte e Valle d’Aosta, ogni mia comunicazione scritta è stata inviata per conoscenza ad una serie di soggetti che si sono dimostrati latitanti. Assente anche ogni riscontro del Servizio Ispettivo e Registro dell’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni alla quale era stata inviata, prima specifica richiesta sulla legittimità dell’attivazione dei così detti “gap-fillers”, e poi regolare comunicazione di censimento dei Gap-Fillers stessi che ora, a distanza di oltre un anno dalla loro attivazione, mi vengono contestati”.
Al di là della specificità del caso, le osservazioni di Pagliero meritano particolare attenzione in quanto, effettivamente, il problema dei gap-fillers (così come quello dell’insopportabile silenzio degli organi centrali della P.A.) è attuale, sentito e – a nostro parere non opportunamente codificato.
Confidiamo nel proseguo del confronto, al quale, per parte propria, l’I.T. Piemonte del MinCom ha già positivamente contribuito con un intervento. Chissà se, una volta tanto, anche il ministro Gentiloni, magari per voce del suo ufficio stampa (il quale più volte in passato è stato da noi inutilmente sollecitato ad intervenire sulle questioni pratiche più spinose che affliggono il settore), coglierà l’occasione per dirimire la vicenda…

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