Giornalisti: i riflessi della “operazione Azimut”.

Abruzzo: “Bisogna cambiare strategia contro gli editori: stop agli scioperi e puntare tutte le energie sul rispetto rigoroso e ragionevole delle regole deontologiche fissate per legge e riassunte in sette essenziali punti”


Anche l’apertura di vertenze aziendali è una arma che può integrare la fase2.

In coda una nota di Antonio Ghirelli pubblicata dal “Riformista”:

SCIOPERI. SE FALLISCE IL DIALOGO, MEGLIO FORME DI LOTTA ALTERNATIVE

nota di Franco Abruzzo/presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia

Quando ho lanciato l'”operazione Azimut” mi era noto che in passato e anche nel presente moltissime aziende della moda, della bellezza, del risparmio gestito e dell’auto amano presentare strategie, iniziative e novità in luoghi esotici invitando i giornalisti come possibili aedi e cantori: viaggi, alloggio a 5 stelle, vitto e spese di svago tutto a carico di chi ospita. L’invito Azimut cade nel pieno di una battaglia contrattuale aspra, che ha visto anche il Governo impotente e rassegnato davanti ai niet della Fieg.

Bisogna fermarsi e riflettere. La tecnica delle spallate di cadorniana memoria non regge e non paga. Bisogna cambiare al più presto strategie di lotta, accantonando per ora gli scioperi, un’arma spuntata e perdente. Occorre inventarsi qualcosa di nuovo, ma non lo sciopero delle firme o la battaglia per la pubblicazione dei comunicati della Fnsi che nessuno legge. Meglio distribuire in migliaia e migliaia di copie l’articolo di Furio Colombo (pubblicato dall’Unità del 5 novembre), che con linguaggio facile spiega l’obiettivo degli editori, che è quello di disarticolare la professione di giornalista. Il nostro avversario non è soltanto l’editore Caltagirone, ma anche l’editore De Benedetti, il democratico De Benedetti padrone della “Repubblica”. Bisogna citare tutti gli edi tori cattivi, anche quelli che hanno patrocinato il Governo Prodi.

L’uso “articolato ed intelligente della forza e della combattività espressa dai giornalisti italiani” non deve riguardare soltanto “il pieno rispetto delle regole contrattuali liberamente sottoscritte e ancora in vigore”, ma deve riguardare soprattutto il rispetto rigoroso ma anche ragionevole delle regole deontologiche che sono contenuto nel Contratto (un contratto di professionisti), nella legge professionale, nell’articolo 114 del Codice di procedura penale, nel Dlgs n. 206/2005 (Codice del consumo che detta regole sulla pubblicità ingannevole) e nei Codici che hanno veste di legge (Privacy e Treviso). I direttori devono capire che sono dei giornalisti e non dei manager. Gli editori devono capire che le regole deontologiche fissate per legge vincolano anche le loro aziende.

Facciamo un elenco sommario di queste regole:

1) separazione tra pubblicità e informazione; pretendere che negli articoli non siano infilate citazioni o foto di comodo; tenere d’occhio le inserzioni dei quotidiani onde evitare che il committente sia ripagato con pubbliredazionali nei settimanali di proprietà dell’editore del quotidiano stesso; impedire la pubblicazione dei pubbliredazionali che non abbiano una grafica diversa dal resto del giornale (o del periodico) e che siano prive della indicazione “informazione commerciale”; rifiuto di scrivere testi per gli Uffici marketing;

2) rispetto della dignità della persona per quanto riguarda i soggetti deboli (minori, persone violentate, cittadini in manette). Dire no ai direttori che chiedono gossip o di essere elastici sul rispetto delle regole nelle cronache “piccanti”;

3) rinuncia alla firma tutte le volte che un articolo viene ritoccato dal direttore o da chi per lui. Difesa puntigliosa delle mansioni contrattuali;

4) richiesta di firmare un articolo una volta la settimana da parte di chi lavora al desk;

5) pretendere che siano indicate le qualifiche dei collaboratori dei giornali (capo ufficio stampa, consigliere d’amministrazione, azionista, consulente) sul presupposto che il lettore deve percepire l’identità dell’autore dell’articolo che non fa parte della redazione;

6) pretendere che negli articoli gli azionisti della testata siano qualificati come tali;

7) rifiutare inviti generosi delle aziende (viaggi, etc).

Appare evidente che il grosso della battaglia è sul fronte pubblicitario. Chiedo ai colleghi di comportarsi da professionisti. Nulla di più, nulla di meno. In questi 7 punti è il segreto di una battaglia vittoriosa. L'”operazione Azimut” era solo l’inizio di una strategia forte e innovativa.

Anche l’apertura di vertenze aziendali è un’arma che può integrare la fase2 della rinnovata strategia. Le vertenze andrebbero aperte subito almeno in 14 aziende: Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Il Sole 24 Ore, Mondadori, Rcs Periodici, Gruppo Espresso/Repubblica, Gruppo Riffeser/Monti, Rusconi/Hachette, Rai, Mediaset, Sky e La7/Tv.

……..
Il Riformista di sabato 18 novembre 2006
SCIOPERI. SE FALLISCE IL DIALOGO,

MEGLIO FORME DI LOTTA ALTERNATIVE

La catastrofe in fondo allo scontro tra Fnsi e Fieg

DI ANTONIO GHIRELLI

Caro direttore, tanto tu quanto io abbiamo militato a suo tempo tra i «giornalisti democratici», e quindi non possiamo essere sospettati di sentimenti o di pregiudizi anti-sindacali. Proprio per questo, però, credo che il problema del gravissimo dissidio tra la federazione degli editori e quella nostra va ripensato alla luce di una considerazione riformista, nell’interesse delle imprese editoriali, dei giornalisti e dei lettori.

Il dissidio di cui stiamo parlando, e che probabilmente si inasprirà per la tenace allergia delle due controparti a un confronto sereno, parte da una crisi che è ormai sotto i nostri occhi: la crisi del libro e del giornale, cioè della carta stampata sotto la triplice pressione della televisione, di internet e della discriminazione pubblicitaria.

Per non parlare, ovviamente, dell’egemonia delle mezze calzette e, soprattutto di quella geniale invenzione di taluni editori, il quotidiano gratis, che ormai spadroneggia su tutti i tram, bus e i metrò della penisola.

L’esistenza di questa crisi, che naturalmente tocca da vicino anche i quotidiani dei partiti politici ormai costretti a mendicare il sussidio del Parlamento, dovrebbe imporre alle due federazioni non lo scontro di civiltà alla Bush ma un pacato, approfondito, documentato discorso, sulle cause e soprattutto sui rimedi indispensabili per salvare l’intelligenza degli italiani (Confucio diceva: «Sogno una casa piena di libri e un giardino pieno di fiori». Non di quiz e reality shows). Compresi, naturalmente, i problemi del precariato e soprattutto dell’apertura della professione ai giovani apprendisti (meglio che «praticanti»), senza un onere iniziale troppo impegnativo per gli editori.

La soluzione non è facile e non è, probabilmente, a portata di mano. Ma la guerra di corsa degli scioperi e delle serrate la allontana indefinitivamente, peggiorandola forse fino a una catastrofe aziendale e professionale. Bisogna chiudersi in una sala e discutere per giorni, per settimane, con l’ausilio magari di un gruppo ristretto e collaudato di saggi, cioè di esperti della materia, rinunciando provvisoriamente anche all’arma dello sciopero (che giova soprattutto ai telegiornali e, per fortuna, ai piccoli fogli di cooperativa). Salvo, si capisce sferrare un’offensiva durissima – ma anche in questo caso, ricorrendo alla fantasia, cioè alla ricerca del sistema mediatico migliore per informare la gente – se gli editori continuassero a rinchiudersi nella fortezza.

AZIMUT: PRESIDENTE ODG LOMBARDIA, INVITO A DUBAI VIOLA CODICE STAMPA ECONOMICA.

Milano, 16 novembre 2006. Accettare l’invito di Azimut a Dubai per la presentazione della trimestrale nel prossimo fine settimana può costituire una violazione del codice della stampa economica. Lo segnala Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, che ha scritto (via Internet) ai direttori di quotidiani, periodici, giornali radio e siti web. ”Mi informano -scrive Abruzzo- che giornalisti di diverse testate quotidiane e periodiche abbiano ricevuto un invito da Azimut (società specializzata nella promozione, gestione e distribuzione di prodotti e servizi finanziari) piu’ o meno cosi’ articolato: Caro, Azimut invita un giornalista all’illustrazione dei risultati della trimestrale (che sarà approvata il 13 novembre) e della nostra visione dei mercati in vista della fine anno. La presentazione sara’ organizzata a Dubai: partenza da Malpensa alle 14.25 di venerdi’ 17 novembre e rientro lunedi’ 20 alle ore 12. L’invito è esteso a un accompagnatore. La tua partecipazione ci farebbe enormemente piacere. Nel caso ti fosse impossibile partecipare, ti chiediamo di girare l’invito a un collaboratore della tua area. In attesa di risposta, ti saluto caramente”’. ”A me sembra -scrive ancora Abruzzo- che l’accoglimento eventuale di questo invito possa comportare la violazione dell’articolo 4 del Codice della stampa economica il quale dice: ‘Il giornalista rifiuta pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, vacanze gratuite, regali, facilitazioni o prebende da privati o enti pubblici che possano condizionare il suo lavoro e la sua autonomia o ledere la sua credibilità e dignità professionale’. La violazione dell’articolo 4 significa di riflesso la violazione degli articoli 2 e 48 della legge 69/1963 sull’ordinamento della professione di giornalista.Ti chiedo cortesemente di vigilare”. (Red-Tog/Ct/Adnkronos) 16-NOV-06 21:09

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