Il file-sharing miete anche vittime innocenti

La società inglese Emi taglierà centinaia di posti di lavoro a causa della profonda crisi che sta attraversando la musica


La nota casa discografica britannica Emi ha annunciato questa mattina che, nei prossimi sei mesi, si vedrà costretta a tagliare centinaia di posti di lavoro a causa della crescente e immensa crisi che sta attraversando il mercato della musica. Nella conferenza stampa Emi ha indicato, in particolare, quella fetta di mercato più comunemente denominata della “musica registrata”, con l’intenzione di ricordare che il vero problema è da ricondurre al boom che la musica digitale ha avuto negli ultimi anni, naturalmente a discapito della vendita dei tradizionali cd. A questo si aggiunga il file-sharing derivato dai più comuni software peer-to-peer, che a quanto pare avrebbe contribuito (e non poco) a dare il colpo di grazia a questa come ad altre società. Il problema, analizzato da questo punto di vista – l’obbligato licenziamento di centinaia di regolari dipendenti – potrebbe forse illuminarci sulla questione: gestire il boom della musica liquida (sia essa ottenuta in modo legale o illegale) sta risultando molto più complesso delle previsioni. Non a caso lo scorso ottobre, nel corso della Conferenza sul Copyright e i diritti correlati, tenutasi a Nashville, nel Tennessee (organizzata da Wipo, World Intellectual Property Organization e Cisac, la Confederazione delle Società d’Autori) è stato denunciato che “…il 55% della musica circolante è illegale. Ma poiché i rilevamenti si effettuano di solito solo su realtà “emerse” e su ambienti facilmente accessibili si può calcolare che la massa di contenuti musicali circolanti illegalmente sia piuttosto del 90%.” (tratto da VivaVerdi, n° 5/2007, articolo di Carla Vistarini). Questa analisi colloca sicuramente le società discografiche in un momento decisivo, un momento dove la svolta è necessaria per capire come meglio ricostruire un mercato di cui loro stesse sono state private così velocemente. Esemplare (discutibile?) invece l’intervento “pro-lavoratori” di Robbie Williams. Il cantautore inglese ha deciso di non pubblicare il suo nuovo disco con l’etichetta Emi, per combatterne la scelta di riduzione del personale (senza contare che avere un disco in meno da produrre è d’ausilio a mandare a casa tanti onesti lavoratori). (Marco Menoncello per NL)

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