Intercettazioni: ecco il testo del ddl approvato

Cinque anni di carcere ai pubblici ufficiali che rivelano gli atti, mentre la pena per i giornalisti, che pubblicano gli atti anche per riassunto, va da 1 a 3 anni con l’aggiunta di una sanzione da 500 a 1.032 euro


da Franco Abruzzo.it

Poi scatta la fase disciplinare: possibile la sospensione cautelare dal servizio o dall’esercizio della professione fino a 3 mesi(con il rischio reale di perdere conseguentemente il posto di lavoro).

La legge 231/2001 verrà applicata, per la violazione dell’articolo 684 Cp, alle aziende editoriali, con il pagamento di una “sanzione pecuniaria da cento a trecento quote”. L’importo di una quota va da un minimo di 258 euro ad un massimo di 1.550 euro. Sarà modificata la legge sulla stampa nel senso che la pubblicazione delle rettifiche deve avvenire “senza commento”. Qualora il direttore responsabile del giornale o del periodico, il responsabile della trasmissione radiofonica, televisiva o delle trasmissioni informatiche o telematiche “non pubblichino la smentita o la rettifica richiesta”, l’autore dell’articolo ritenuto diffamatorio può, con procedura d’urgenza, rivolgersi al tribunale al fine di ottenere che sia ordinato al (suo) direttore la pubblicazione della rettifica.

Roma, 14 giugno 2008. Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha approvato all’unanimità, ”in un clima di grandissima concordia”, un disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche, che punisce due volte i giornalisti sia in sede penale sia in sede disciplinare. “Il provvedimento – dice un comunicato di Palazzo Chigi – ha due punti di forza: arginare la diffusione incontrollata dei contenuti delle intercettazioni e ridimensionare gli oneri derivanti dalle operazioni di intercettazione. Il provvedimento tiene in considerazione il diritto alla riservatezza tutelato dall’articolo 15 della Costituzione e i principi affermati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo cui la legge dello Stato deve garantire un’adeguata protezione della privacy, attraverso la definizione delle categorie di persone assoggettabili a intercettazioni e la natura dei reati; l’individuazione di un termine massimo per la durata delle intercettazioni e la tutela degli interlocutori che siano stati casualmente intercettati. Si riconosce altresì la responsabilità amministrativa della testata giornalistica intesa come soggetto giuridico”. Il riferimento del ministro è alla legge 231/2001, che verrà applicata, per la violazione dell’articolo 684 Cp, alle aziende editoriali, con il pagamento di una “sanzione pecuniaria da cento a trecento quote”. L’importo di una quota va da un minimo di 258 euro ad un massimo di 1.550 euro.
Altre novità consistono nell’introduzione del termine di durata massima delle intercettazioni, pari a tre mesi, e nella riduzione del numero dei reati. Le nuove limitazioni non si applicheranno, tuttavia, ai reati per mafia, terrorismo e altri reati di gravissimo allarme sociale.
Il disegno di legge prevede, infine, la pena della reclusione fino a cinque anni per chi utilizza o rivela le intercettazioni o altre notizie coperte da segreto, avendo conoscenza qualificata degli atti del procedimento penale, e l’aumento della pena per il giornalista che pubblica arbitrariamente, anche per riassunto, le intercettazioni di cui è vietata la pubblicazione: arresto da uno a tre anni e sanzione da 500 a 1.032 euro. Come è noto, in questo caso, non è possibile applicare alcuna misura cautelare, neppure interdittiva. Il punto 3 dell’articolo 2 del ddl, però, prevede la modifica dell’articolo 115 (II comma) del Cpp (così come riferisce “Il Sole 24 Ore” di oggi) e l’inserimento di una coda disciplinare che susciterà vaste reazioni: “Di ogni iscrizione nel registro degli indagati per fatti costituenti reato di violazione del divieto di pubblicazione commessi dalle persone indicate al comma 1, il procuratore della Repubblica procedente informa immediatamente l’organo titolare del potere disciplinare, che, nei successivi trenta giorni, ove sia stata verificata la gravità del fatto e la sussistenza di elementi di responsabilità e sentito il presunto autore del fatto, può disporre la sospensione cautelare dal servizio o dall’esercizio della professione fino a tre mesi”. I giornalisti, quindi, rischiano due sanzioni: una penale e una deontologica con la sospensione dall’Albo fino a 3 mesi. Questa misura comporta la perdita del posto di lavoro. Chi non è iscritto nell’Albo non può esercitare la professione giornalistica.
Sarà modificata la legge sulla stampa nel senso che la pubblicazione delle rettifiche deve avvenire “senza commento”. Qualora il direttore responsabile del giornale o del periodico, il responsabile della trasmissione radiofonica, televisiva o delle trasmissioni informatiche o telematiche “non pubblichino la smentita o la rettifica richiesta”, l’autore dell’articolo ritenuto diffamatorio può, con procedura d’urgenza, rivolgersi al tribunale al fine di ottenere che sia ordinato al (suo) direttore la pubblicazione della rettifica.
Ad esporre il provvedimento in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che parla di un sistema che ”era degenerato, con la privacy dei cittadini troppe volte violata”. Il testo, spiega Alfano, limita a 3 mesi la durata delle intercettazioni, eleva a 10 anni la soglia punitiva oltre la quale è prevista l’intercettabilità, con una deroga per reati contro la pubblica amministrazione che prevedono una pena non inferiore nel massimo a 5 anni, per i reati di mafia, terrorismo ed in ”tutti quelli di grandissimo allarme sociale”. Ci sarà inoltre la valutazione di un organo collegiale, di un tribunale e non di un singolo soggetto, per decidere l’autorizzazione ad intercettare. Si stabilisce infine l’inutilizzabilità delle intercettazioni prese in un procedimento nel corso di un altro processo.
Capitolo pene: i giornalisti che pubblicano intercettazioni coperte da segreto rischiano da uno a tre anni di carcere. Ma ovviamente, precisa il Guardasigilli, ”non si tratta di pene che possano comportare la custodia in carcere”. Le norme valgono per il futuro, non per i procedimenti in corso.
Ora dalle Camere, prosegue il ministro, ”ci attendiamo un contributo propositivo e costruttivo. Molte norme – ricorda – sono coerenti con la filosofia del ddl Mastella”. Il provvedimento, inoltre, sottolinea, ”risponde alla prerogativa che la Costituzione assegna ai cittadini relativamente alla difesa della propria privacy ed ha la piena copertura europea, perché anche la Convenzione europea per i diritti dell’uomo, nel riconoscere l’inviolabilità diritto privacy, fissa requisiti per garantirne la protezione”. Il ddl, secondo Alfano, non creerà problemi ai magistrati.
”Sono convinto – spiega – che nell’enfatizzare in modo eccessivo il rilievo delle intercettazioni si fa un torto alla magistratura. Non credo sia corretto dire che i magistrati stiano sempre con le cuffie alle orecchie per ascoltare e da lì avviino le indagini. La magistratura potrà continuare a fare il proprio lavoro con efficacia con la conseguenza positiva per i cittadini che vedranno tutelata loro privacy”.

***

Testo integrale del disegno di legge approvato dal CdM

Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice, degli atti di indagine, e integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Art. 1. (Modifiche agli articoli 36 e 53 del codice di procedura penale)
1. All’articolo 36, comma l, del codice di procedura penale, dopo la lettera h) è aggiunta la seguente: <.
2. All’articolo 53, comma 2, del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo le parole: ;
b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il procuratore generale procede allo stesso modo, sentito il capo dell’ufficio competente ai sensi dell’articolo 11 e del comma 1, se il capo dell’ufficio ed il magistrato assegnatario risultano indagati per il reato previsto dall’articolo 379-bis del codice penale, ovvero hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche in merito ad un procedimento pendente presso il loro ufficio».

Art. 2 (Modifiche agli articoli 114 e 115 del codice di procedura penale)
1. L’articolo 114, comma 2, del codice di procedura penale, è sostituito dal seguente:
<<2. È vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto o nel contenuto, di atti di indagine preliminare, nonché di quanto acquisito al fascicolo del pubblico ministero o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare».
2. L’articolo 114, comma 7, del codice di procedura penale, è sostituito dal seguente:
“7. È in ogni caso vietata la pubblicazione anche parziale o per riassunto della documentazione, degli atti e dei contenuti relativi a conversazioni o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche di cui sia stata ordinata la distruzione ai sensi degli articoli 269 e 271».
3. L’articolo 115, comma 2, del codice di procedura penale, è sostituito dal seguente:
1 «2. Di ogni iscrizione nel registro degli indagati per fatti costituenti reato di violazione del divieto di pubblicazione commessi dalle persone indicate al comma 1, il procuratore della Repubblica procedente informa immediatamente l’organo titolare del potere disciplinare, che, nei successivi trenta giorni, ove sia stata verificata la gravità del fatto e la sussistenza di elementi di responsabilità e sentito il presunto autore del fatto, può disporre la sospensione cautelare dal servizio o dall’esercizio della professione fino a tre mesi.».

Art. 3. (Modifiche all’articolo 266 del codice di procedura penale)
1. L’articolo 266 del codice di procedura penale, è sostituito dal seguente:
<<266 (Limiti di ammissibilità): 1. L'intercettazione di conversazioni o comunicazioni telefoniche, di altre forme di tele comunicazione, di immagini mediante riprese visive, e la acquisizione della documentazione del traffico delle conversazioni o comunicazioni stesse sono consentite nei procedimenti relativi ai seguenti reati:
a) delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a dieci anni determinata a norma dell’art..4;
b) delitti di cui agli articoli 51 comm 3-bis, 3-quater e 3-quinquies, e 407, comma 2, lettera a);
c) delitti contro la pubblica amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni determinata a norma dell’art. 4;
d) reati di ingiuria., minaccia, usura, molestia o disturbo delle persone con il mezzo del telefono.
2. Negli stessi casi è consentita l’intercettazione di comunicazioni tra presenti solo se vi è fondato motivo di ritenere che nei luoghi ove è disposta si stia svolgendo l’attività criminosa.
3. L’intercettazione di conversazioni o comunicazioni telefoniche, di altre forme di telecomunicazione, di immagini mediante riprese visive e la acquisizione della documentazione del traffico delle conversazioni o comunicazioni sono consentite, su richiesta della persona offesa e limitatamente alle utenze ovvero ai luoghi nella disponibilità della stessa, nei procedimenti relativi ai delitti non colposi per i quali è prevista la pena della reclusione superiore nel massimo a cinque anni.

Art. 4. (Modifiche all’articolo 267 del codice di procedura penale)
1. All’articolo 267 del codice di procedura penale, sono apportate le seguenti modificazioni: a) il comma 1 è sostituito dal seguente:
«1. Il pubblico ministero richiede al tribunale nella composizione di cui all’articolo 322 bis, comma 1 bis, l’autorizzazione a dispone le operazioni previste dall’articolo 266. L’autorizzazione è data con
decreto motivato, contestuale e non successivamente modificabile o sostituibile, quando vi sono gravi indizi di reato e l’intercettazione è assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini e sussistano specifiche ed inderogabili esigenze relative ai fatti per i quali si procede, fondate su elementi espressamente ed analiticamente indicati nel provvedimento, non limitati ai soli contenuti di conversazioni telefoniche intercettate nel medesimo procedimento»;
b) al comma 2 la parola “giudice” è sostituita dalla parola “tribunale” e dopo le parole: <c) il comma 3 è sostituito dal seguente:
<3. Il decreto del pubblico ministero che dispone l'intercettazione indica le modalità e la durata delle operazioni per un periodo massimo di quindici giorni, prorogabile dal tribunale in pari misura e per una durata complessiva massima non superiore a tre mesi»;
d) dopo il comma 3 è inserito il seguente:
«3-bis. Quando l’intercettazione è necessaria per lo svolgimento delle indagini in relazione ad un delitto di criminalità organizzata, di terrorismo o di minaccia col mezzo del telefono, l’autorizzazione a disporre le operazioni previste dall’articolo 266 è data se vi sono sufficienti indizi. Nella valutazione dei sufficienti indizi si applica l’articolo 203 del codice di procedura penale. La durata delle operazioni non può superare i quaranta giorni, ma può essere prorogata dal tribunale con decreto motivato per periodi successivi di venti giorni, qualora permangano i presupposti indicati nel comma 1. Nei casi di urgenza, alla proroga provvede direttamente il pubblico ministero secondo le previsioni del comma 2>;
e) al comma 4, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Nei casi di cui al comma 3-bis, il pubblico ministero e l’ufficiale di polizia giudiziaria possono farsi coadiuvare da agenti di polizia giudiziaria”;
f) il comma 5 è sostituito dal seguente:
«5. In apposito registro riservato tenuto in ogni procura della Repubblica sono annotati, secondo un
ordine cronologico, la data e l’ora di emissione e la data e l’ora di deposito in cancelleria o in segreteria dei decreti che dispongono, autorizzano, convalidano o prorogano le intercettazioni e, per ciascuna intetcettazione, l’inizio e il termine delle operazioni».

Art. 5. (Modifiche all’articolo 268 del codice di procedura penale)
1. Nell’articolo 268 del codice di procedura penale, i commi 1, 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti:
«l. Le comunicazioni intercettate sono registrate e delle operazioni è redatto verbale. I verbali ed i supporti delle registrazioni sono custoditi nell’archivio riservato di cui all’articolo 269.
2. Il verbale di cui al comma l contiene l’indicazione degli estremi del decreto che ha disposto l’intercettazione, la descrizione delle modalità di registrazione, l’annotazione del giorno e dell’ora di inizio e di cessazione dell’intercettazione, nel medesimo verbale sono altresì annotati cronologicamente, per ogni comunicazione intercettata, i riferimenti temporali della comunicazione e quelli relativi all’ascolto, la trascrizione sommaria del contenuto, nonché i nominativi delle persone che hanno provveduto alla loro annotazione.
3. Le operazioni di registrazione sono compiute per mezzo degli impianti installati nei centri di intercettazione telefonica istituiti presso ogni distretto di corte di appello. Le operazioni di ascolto sono compiute mediante gli impianti installati presso la competente procura della Repubblica ovvero, previa autorizzazione del pubblico ministero, presso i servizi di polizia giudiziaria delegati per le indagini. Quando si procede a intercettazioni di comunicazioni informatiche o telematiche, il pubblico ministero può disporre che le operazioni siano compiute anche mediante impianti appartenenti a privati».
2. Dopo il comma 3-bis è inserito il seguente:
<3-ter. Ai procuratori generali presso la corte di appello e ai procuratori della Repubblica territorialmente competenti sono attribuiti i poteri di gestione, vigilanza, controllo e ispezione, rispettivamente, dei centri di intercettazione e dei punti di ascolto di cui al comma 3».
3. I commi 5, 6, 7 e 8 sono sostituiti dai seguenti:
<5. I verbali e le registrazioni sono immediatamente trasmessi al pubblico ministero. Entro cinque giorni dalla conclusione delle operazioni, essi sono depositati in segreteria insieme ai decreti che hanno disposto, autorizzato, convalidato o prorogato l'intercettazione, rimanendovi per il tempo fissato dal pubblico ministero salvo che il tribunale, su istanza delle parti, tenuto conto del loro numero, nonché del numero e della complessità delle intercettazioni, non riconosca necessaria una proroga.
6. Se dal deposito può derivare un grave pregiudizio per le indagini, il tribunale autorizza il pubblico ministero a ritardarlo non oltre la data di emissione di avviso della conclusione delle indagini preliminari.
7. Ai difensori delle parti è immediatamente dato avviso che, entro il termine di cui ai commi 4 e 5, hanno facoltà di prendere visione dei verbali e dei decreti che hanno disposto, autorizzato, convalidato o prorogato l’intercettazione, e di ascoltare le registrazioni ovvero di prendere cognizione dei flussi di comunicazioni informatiche o telematiche. È vietato il rilascio di copia dei verbali, dei supporti e dei decreti.
8. È vietato disporre lo stralcio delle registrazioni e dei verbali prima del deposito previsto dal comma 4.
9. Scaduto il termine, il pubblico ministero trasmette immediatamente i decreti, i verbali e le registrazioni al tribunale, il quale fissa la data dell’udienza in camera di consiglio per l’acquisizione delle conversazioni o dei flussi di comunicazioni informatiche o telematiche indicati dalle parti, cbe non appaiono manifestamente irrilevanti, procedendo anche d’ufficio allo stralcio delle registrazioni e dei verbali di cui è vietata l’utilizzazione. Il tribunale decide in camera di consiglio a norma dell’articolo 127.
10. Il tribunale, qualora lo ritenga necessario ai fini della decisione da assumere, dispone la trascrizione integrale delle registrazioni acquisite ovvero la stampa in forma intelligibile delle informazioni contenute nei flussi di comunicazioni informatiche o telematiche acquisite, osservando le forme, i modi e le garanzie previsti per l’espletamento delle perizie. Le trascrizioni o le stampe sono inserite nel fascicolo per il dibattimento.
11. I difensori possono estrarre copia delle trascrizioni e fare eseguire la trasposizione delle registrazioni su supporto informatico. In caso di intercettazione di flussi di comunicazioni informatiche o telematiche i difensori possono richiedere copia su idoneo supporto dei flussi intercettati, ovvero copia della stampa prevista dai comma 9».

Art. 6. (Modifiche all’articolo 269 del codice di procedura penaIe)
1. All’articolo 269 del codice di procedura penale sono apportate le seguenti moditicazioni:
a) il comma 1 è sostituito dal seguente:
«l. I verbali ed i supporti contenenti le registrazioni sono conservati integralmente in apposito archivio riservato tenuto presso l’ufficio del pubblico ministero che ha disposto l’intercettazione, con divieto di allegazione, anche solo parziale, al fascicolo»;
b) al comma 2, primo periodo, dopo le parole: <c) al comma 2 ed al comma 3, la parola < è sostituita dalla parola .

Art. 7. (Modifiche all’articolo 270 del codice di procedura penaIe)
1. All’articolo 270 del codice di procedura penale, il comma 1 è sostituito dal seguente:
«1. I risultati delle intercettazioni non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte, salvo che risultino indispensabili per l’accertamento dei delitti di cui agli articoli 51, commi 3-bis e 3-quater, e 407, comma 2, lettera a), e non siano state dichiarate inutilizzabili nel procedimento in cui sono state disposte>

Art. 8. (Modifiche all’articolo 271 del codice di procedura penale)
1. All’articolo 271, comma 1, del codice di procedura penale, le parole <2. All’articolo 271 del codice di procedura penale dopo il comma 1 è inserito il seguente:
«l-bis. I risultati delle intercettazioni non possono essere utilizzati qualora, nell’udienza preliminare o nel dibattimento, il fatto risulti diversamente qualificato e in relazione ad esso non sussistono i limiti di ammissibilità previsti dall’articolo 266».

Art. 9. (Modifiche all’articolo 292 del codice di procedura penale)
1. All’articolo 292, comma 1, del codice di procedura penale, dopo il comma 2-ter è inserito la seguente:
<<2-quater. Nell'ordinanza le intercettazioni di conversazioni, comunicazioni telefoniche o telematiche possono essere richiamate soltanto nel contenuto e sono inserite in un apposito fascicolo allegato agli atti di causa”. An. 10. (Modifiche all’articolo 329 del codice di procedura penale)
1. All’articolo 329, comma l, del codice di procedura penale le parole “gli atti di indagine” sono sostituite dalle seguenti: “gli atti e le attività di indagine”.
2. All’articolo 329 del codice di procedura penale il comma 2 è abrogato.

Art. 11. (Modifiche all’articolo 380 del codice di procedura penale)
1. All’articolo 380, comma 2, lettera m) del codice di proceduta penale, dopo le parole: “o dalle lettere a), b), c), d)” sono aggiunte le seguenti: “e), e-bis),”

Art. 12. (Modifiche alle disposizioni di attuazione di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale)
1. All’articolo 89 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 1 è abrogato;
b) al comma 2, le parole: «I nastri contenenti le registrazioni>, sono sostituite dalle seguenti: c) dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
2. All’articolo 129 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comm 1, dopo le parole: «dell’imputazione» sono inserite le seguenti: <<, con espressa menzione degli articoli di legge che si assumono violati, nonché della data e del luogo del fatto»;
b) il comma 2 è sostituito dal seguente:
<<2. Quando l'azione penale è esercitata nei confronti di un ecclesiastico o di un religioso del culto cattolico, l'informazione è inviata all'autorità ecclesiastica di cui ai commmo 2-ter e 2-quarer.»;
c) dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti:
<2-bis. Il pubblico ministero invia l'informazione anche quando taluno dei soggetti indicati nei commmi 1 e 2 è stato attestato o fermato, ovvero quando è stata applicata nei suoi confronti la misura della custodia cautelare; nei casi in cui risulta indagato un ecclesiastico o un religioso del culto cattolico invia, altresì, l'informazione quando è stata applicata nei suoi confronti ogni altra misura cautelare personale, nonché quando procede all'invio della comunicazione di cui all'articolo 369 del codice.
2-ter. Quando risulta indagato o imputato un Vescovo diocesano, prelato territoriale, coadiutore, ausiliare, titolare o emerito, o un Ordinario di luogo equiparato a un Vescovo diocesano, abate di una abbazia territoriale o sacerdote che, durante la vacanza della sede, svolge l’ufficio di amministratore della diocesi, il pubblico ministero invia l’informazione al Cardinale Segretario di Stato.
2-quater. Quando risulta indagato o imputato un sacerdote secolare o appartenente ad un Istituto di vita consacrata o ad una società di vita apostolica, il pubblico ministero invia l’informazione all’Ordinario diocesano nella cui circoscrizione territoriale ha sede la procura della Repubblica competente»;
d) il comma 3-bis è abrogato.

Art. 13. (Modifiche al codice penale) 1. Al codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) l’articolo 379-bis è sostituito dal seguente:
<Chiunque rivela indebitamente notizie inerenti ad atti del procedimento penale coperti dal segreto dei quali è venuto a conoscenza in ragione del proprio ufficio o servizio svolti in un procedimento penale, o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
Se il fatto è commesso per colpa, la pena è della reclusione fino a un anno.
Chiunque, dopo avere rilasciato dichiarazioni nel corso delle indagini preliminari, non osserva il divieto imposto dal pubblico ministero ai sensi dell’articolo 391-quinquies del codice di procedura penale è punito con la reclusione fino ad un anno»;
b) all’articolo 614, primo comma, le parole: «di privata dimora” sono sostituite dalla seguente: “privato». c) dopo l’articolo 617-sexies sono inseriti i seguenti:
“Art. 617-septies. – (Accesso abusivo ad arti del procedimento penale).
Chiunque mediante modalità o attività illecita prende diretta cognizione di atti del procedimento penale coperti dal segreto è punito con la pena della reclusione da uno a tre anni>;
d) all’articolo 684, primo comma, le parole; «fino a trenta giorni o con l’ammenda da euro 51 a euro 258» sono sostituite dalle seguenti: «fino a sei mesi e con l’ammenda da euro 250 a euro 750»;
e) all’articolo 684, dopo il primo comma è aggiunto il seguente:
«Se il fatto di cui al comma precedente riguarda le intercettazioni di conversazioni o comunicazioni telefoniche, le altre forme di telecomunicazione, le immagini mediante riprese visive, e la acquisizione della documentazione del traffico delle conversazioni o comunicazioni stesse, la pena è dell’arresto da uno a tre anni e dell’ammenda da 500 a 1.032 euro>.
Art. 14. (Modifiche al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231)
1. Dopo l’articolo 25-octies del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, è inserito il seguente:
“Art. 25-nonies. – (Responsabilità per il reato di cui all’articolo 684 del codice penale).
l. In relazione alla commissione del reato previsto dall’articolo 684 del codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria da cento a trecento quote.».

Art. 15 (Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47)
1. All’articolo 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo il terzo comma è inserito il seguente: «Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche sono effettuare ai sensi dell’articolo 32 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”; ,
b) al quarto comma dopo le parole: «devono essere pubblicate» sono inserite le seguenti: «, senza commento,»;
c) dopo il quarto comma è inserito il seguente: <;
d) al quinto comma, le parole: <,;
e) dopo il quinto comma è inserito il seguente:
<.

Art 16. (Abrogazioni)
1. L’articolo 13 dei decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, è abrogato.

Art 17. (Disciplina transitoria)
l. Le disposizioni della presente legge non si applicano ai procedimenti pendenti alla data della sua entrata in vigore.
2. Le disposizioni di cui al comma 3 dell’articolo 268 del codice di procedura penale, come modificato dall’articolo 5 della presente legge, si applicano decorsi tre mesi dalla data di pubblicazione di apposito decreto del Ministro della giustizia che dispone l’entrata in funzione dei centri di intercettazione telefonica di cui al medesimo comma 3. Fino a tale data, continuano a trovare applicazione le disposizioni del comma 3 dell’articolo 268 del codice di procedura penale nel testo vigente prima della data di entrata in vigore della presente legge.

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