MSE-Com, Romani, gli Ispettorati e le rassicurazioni di sopravvivenza

Il sottosegretario alle Comunicazioni del MSE è sotto pressione: il DTT che vorrebbe accellerare ma che rischia di toppare in Sardegna, le polemiche sulla RAI e il suo dipartimento che sta affogando nelle periferie


E’ un momentaccio per tutti questo e quindi si tira la cinghia in attesa di tempi migliori. Chi più, chi meno. Non si sottrae al tempaccio nemmeno Paolo Romani (foto), ex operatore del settore assurto all’impegnativo ruolo di sottosegretario di un ministero demolito, i cui frantumi, in attesa di destinazione finale, sono stati accantonati in un non meglio definito dipartimento “Comunicazioni” nell’alveo del dicastero dello Sviluppo Economico di Scajola. Già, perché pare proprio che di alcuni organi dell’ex Ministero delle Comunicazioni non si sia ancora deciso cosa farne. Ci riferiamo – non è una novità – agli Ispettorati territoriali, cioè le periferie della P.A. di specie con le quali le emittenti radiotelevisive si trovano, giocoforza, ad interagire più frequentemente. Quegli uffici pubblici cui spetta la gestione, concreta, dello spettro radioelettrico. Mica paglia, quindi. Uno degli aspetti maledettamente più delicati per l’attività di una radio o di una televisione terrestre. Praticamente l’asse portante. Per questo, di solito, tali organi sono al centro del mirino degli editori, che ne parlano sovente con espressioni, diciamo, colorite. D’altre parte, in questi anni, gli editori ne hanno proprio viste di tutti i colori con l’ex MinCom. Ma se è certamente vero che esistono gravi, anzi gravissime, responsabilità che interessano diverse sedi periferiche del MSE-Com dove, effettivamente, giacciono quintali di pratiche inevase, dietro le quali si nascondono svogliati funzionari poco propensi alle relazioni con l’utenza, trincerati dietro improbabili procedure interne o schermi di impunità, non si potrebbe e dovrebbe fare di ogni erba un fascio. E’ pur innegabile che per colpa di alcuni di quegli uffici mal diretti e mal occupati il settore radiotelevisivo italiano ha sofferto e soffre di quel “nanismo imprenditoriale” censurato dall’ex ministro Gasparri (che quantomeno aveva il pregio di essere più reattivo di Romani). Tuttavia, va ribadito che vi sono – e sono, in verità, la maggioranza – unità locali del MSE-Com decisamente organizzate, per le quali la sopravvenuta immobilità trova quasi sempre valide cause di giustificazione. Si tratta, di norma, di quegli organismi areali che nel tempo, magari anche grazie ad una dirigenza oculata e continuativa (ma non solo), hanno saputo organizzarsi e creare team operativi efficienti, ma che, nondimeno, da qualche mese a questa parte sono stati forzatamente resi inoperativi dalla mancanza di risorse economiche provenienti dalle casse centrali (non essendo dotati di autonomia finanziaria). Ovviamente, gli effetti dell’empasse si riverberano, da una parte, sugli utenti, che non trovano riscontro alle proprie legittime richieste e, dall’altra, sulla magistratura chiamata a supplire, spesso senza mezzi o con mezzi inadeguati (con le conseguenze che da ciò derivano), alla (in)attività della P.A. Che la situazione sia incandescente, quanto sostanzialmente ignota ai non addetti al lavoro, lo si comprende da iniziative che fino a poco tempo fa sarebbero state impensabili o improbabili. Funzionari del MSE-Com che invitano gli organi di informazione settoriale ad interessarsi dello sbando del proprio dipartimento (o come diavolo si chiama, visto che non lo sanno più nemmeno loro), improvvisandosi volontari addetti alle relazioni pubbliche (alla bisogna Scajola potrebbe sempre approfittarne, viste le non proprio esaltanti performance del suo ufficio stampa…). Funzionari che fanno essi stessi da grancassa per la sensibilizzazione del problema attraverso Internet, sfruttando l’enorme potenziale diffusivo della rete. E’ questo ultimo il caso dell’ormai noto blog Comunicazioni Liguria, aperto da funzionari dell’I.T. Liguria e che pare che a breve sarà affiancato da iniziative similari. Ed è proprio su Comliguria, che si legge di una rassicurazione che Romani avrebbe fornito a funzionari dell’I.T. Sardegna preoccupati del futuro delle periferie ministeriali. “Finché ci sono io non ci saranno cambiamenti circa le sorti dei vostri uffici”, avrebbe tranquillizzato Romani, per il quale sarebbero previste “delle modifiche solo atte a migliorare il servizio”. Peccato che – rende sempre noto Comliguria – poche ore dopo la “rassicurazione” del sottosegretario sia stato anticipato un “taglio drastico dei fondi per le missioni” che, di fatto, costringerà gli I.T. “a ridurre l’attività almeno fino alla fine dell’anno”. Che Romani voglia anticipare anche lo switch-off degli Ispettorati?

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