Nuove professioni e corporazioni medievali. L’Associazione dei giuristi d’impresa protesta contro la riforma dell’ordinamento forense: “Non possiamo più lavorare”

Nonostante le grandi e spesso le medie aziende italiane siano dotate internamente di un Ufficio legale, questa professione è ancora PRIVA del riconoscimento di uno status professionale in Italia.

AIGI, l’associazione italiana dei Giuristi d’Impresa (ossia dei legali che forniscono alle aziende presso cui sono dipendenti assistenza e consulenza stragiudiziale), esprime la sua posizione e offre una serie di indicazioni mirate a integrare alcune delle proposte di legge in corso di discussione al Parlamento sulla riforma dell’Ordinamento Forense, nelle quali la figura del giurista d’impresa praticamente non è stata presa in considerazione. Infatti, nonostante le grandi e spesso le medie aziende italiane siano dotate internamente di un Ufficio Legale, questa professione è ancora PRIVA del riconoscimento di uno status professionale in Italia. E i disegni di legge sulla riforma della Professione di Avvocato attualmente in esame, non solo non tengono conto degli avvocati "in-house" e di tutta la categoria dei Giuristi d’Impresa, ma prevedono gravi limitazioni all’attività stessa attualmente svolta dai legali interni. Inoltre fanno venir meno il diritto all’iscrizione o reiscrizione all’Albo degli Avvocati, bloccando di fatto il passaggio di carriera da avvocato interno all’azienda ad avvocato esterno. Questa situazione è ancora più grave se si considera che nella maggioranza dei paesi europei ed in quelli anglosassoni, non vi è differenza fra avvocato libero professionista e avvocato dipendente: un allineamento con gli altri paesi sarebbe opportuno considerando anche la grossa presenza di multinazionali in Italia.
 
Quattro sono gli interventi richiesti e riguardano i seguenti punti:
 
1. Riserve ai soli Avvocati iscritti all’Albo, ulteriori rispetto al diritto a rappresentare il cliente in giudizio
2. Requisiti per l’iscrizione e la reiscrizione all’Albo
3. Incompatibilità con la professione di Avvocato
4. Riconoscimento della Figura del Giurista d’Impresa.
 
1. Riserve ai soli Avvocati iscritti all’Albo. Le proposte in discussione ipotizzano la riserva ai soli Avvocati iscritti all’Albo dell’esercizio delle attività di assistenza nei procedimenti di fronte alle autorità amministrative indipendente e a ogni altra amministrazione pubblica, nei procedimenti tributari, nelle mediazioni e conciliazioni, nonché della consulenza legale e assistenza stragiudiziale in ogni campo del diritto. Per l’Aigi, spiega l’avvocato e presidente dell’associazione Giovanna Ligas, «è necessaria la cancellazione di queste riserve, perché in contrasto con le norme del Trattato CE in materia di libera prestazione dei servizi e libertà di stabilimento, nonché con le norme a tutela della concorrenza, come già affermato dall’Autorità Antitrust e dalla Commissione CEE».
Secondo l’associazione è un dato incontrovertibile che l’imprenditore possa "acquistare" la conoscenza giuridica di cui ha bisogno sia all’interno dell’azienda (ricorrendo ai contratti di lavoro tipici o atipici), sia all’esterno (ricorrendo ai servizi offerti sul mercato da società, professionisti o consulenti), a sua insindacabile scelta. «Moltissime aziende hanno costituito Uffici Legali interni», prosegue Ligas, «con giuristi d’impresa, che svolgono, in forma sempre più ampia e consolidata, attività di consulenza legale e di assistenza stragiudiziale in ogni campo del diritto (contenzioso escluso), in forma identica a quella dei consulenti esterni; le medesime considerazioni valgono anche per i legali delle associazioni di categoria».
 
2. Requisiti per l’iscrizione e reiscrizione all’Albo. Le proposte in esame ipotizzano anche l’impossibilità di iscrizione o reiscrizione all’Albo degli avvocati decorsi 5 anni dalla data di superamento dell’esame di abilitazione. L’Aigi, a tale proposito, vorrebbe il ripristino del diritto alla iscrizione o reiscrizione senza limiti temporali e senza condizioni diverse da quelle che costituiscono presupposto per la prima iscrizione, perché l’apposizione di un limite temporale suscita forti perplessità sotto il profilo della legittimità, anche costituzionale, di configurare una abilitazione professionale come “a termine” (non risulta che vi siano norme di questo tipo per altri Albi professionali).
Inoltre la limitazione, afferma Ligas, «appare irragionevole nei confronti di chi, abilitato a svolgere una professione e cancellatosi dall’Albo, o non iscrittosi, solo per l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato, continua a svolgere a tempo pieno attività di natura legale».
 
3. Incompatibilità. La proposta prevede inoltre tra le incompatibilità con la professione di avvocato, quella derivante da «… qualsiasi attività di lavoro subordinato, pubblico o privato», salva l’iscrizione nell’Elenco speciale per gli avvocati di enti pubblici e per i docenti di materie giuridiche. L’Aigi chiaramente punta a cancellare queste incompatibilità, in quanto danno luogo a una disparità di trattamento tra aziende pubbliche e private operanti nei medesimi settori economici, «effettuando un’evidente violazione degli art. 3 e 41 della Costituzione».
Nella realtà i passaggi dall’attività di avvocato a quella di giurista d’impresa, e viceversa, si fanno sempre più ricorrenti proprio per l’analoga natura delle due attività, in particolare nell’attività stragiudiziale. «La disparità di trattamento a carico degli avvocati che lavorano come giuristi d’impresa» sottolinea Ligas, «risulta evidente anche alla luce della legislazione che disciplina l’attività di tutti gli altri professionisti dipendenti, come commercialisti, ingegneri o medici». Inoltre, non si capisce perché, gli avvocati dipendenti di enti pubblici e società ex pubbliche, oggi privatizzate, possano continuare invece ad essere iscritti all’Elenco speciale, anche se la loro attività, ruolo e posizione, di fatto, in nulla differiscono da quella degli avvocati operanti nelle imprese private». Aigi propone quindi, per i Giuristi di impresa che abbiano conseguito il titolo di avvocato, la creazione di un Elenco speciale annesso all’Albo degli avvocati e tenuto dai Consigli dell’Ordine, che consenta ai giuristi d’impresa di mantenere le prerogative degli iscritti e di potere, al termine del rapporto di lavoro subordinato, iscriversi (o reiscriversi) all’Albo ordinario.
Nel contratto di lavoro deve essere garantita autonomia e indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica.
Per l’iscrizione all’Elenco speciale, si propone quindi «una disciplina analoga a quella degli Avvocati dipendenti di Enti Pubblici, che preveda la presentazione di una dichiarazione del datore di lavoro dalla quale risulti la stabile costituzione di un Ufficio Legale, con specifica ed esclusiva attribuzione della trattazione degli affari legali del datore di lavoro». Andrebbero ampliate anche le regole sull’accesso alla professione e sul praticantato, integrando la pratica negli studi legali con la pratica nelle aziende i cui servizi legali siano diretti da un giurista d’impresa avvocato.
 
4. La Figura del Giurista d’Impresa. La nuova riforma dell’Ordinamento forense, a ben 76 anni di distanza dalla data di approvazione della vigente legge professionale, dovrebbe regolamentare anche questa figura professionale, ossia quella del Avvocato o Laureato in giurisprudenza, che opera nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato e fornisce assistenza e consulenza stragiudiziale (esclusa la difesa in giudizio), finalizzate alla tutela degli interessi dell’impresa o gruppo di appartenenza.
I requisiti soggettivi per l’attribuzione della qualifica di Giurista d’Impresa devono essere identificati nell’appartenenza ad una Associazione di Categoria, con Obblighi e Prerogative opportunamente definiti, con l’obbligo di rispettare la deontologia forense e quella dell’associazione di appartenenza, nonché gli obblighi in materia di riservatezza e di formazione continua.
Affinché vengano prese in considerazione nella preparazione del testo definitivo della riforma, Aigi ha indirizzato le sue proposte al senatore Valentino, relatore all’interno del gruppo ristretto della Commissione Giustizia del Senato che sta lavorando alla redazione del Disegno di Legge. «Non ci mettiamo contro l’avvocatura», conclude Ligas, «gli studi legali e i liberi professionisti sono nostri abituali interlocutori e partner di lavoro: il nostro obiettivo è solo quello di evitare di perdere un’occasione unica come questa per colmare una storica lacuna dell’ordinamento forense».
 
Per ulteriori informazioni e approfondimenti, contattare Lorella Gerosa, via e-mail [email protected] – oppure via telefono allo 346 969 2511.

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