comunicato Agcom
La contestazione è tanto veemente quanto infondata e, investendo la legittimazione dell’Autorità in piena campagna elettorale, ne rende ancor più delicata l’azione, già estremamente difficile per la necessità di dare applicazione – nella misura massima possibile ma al tempo stesso col criterio della ragionevolezza – a una legge, quella sulla par condicio, che presuppone una scenario diverso da quello cui ci si trova di fronte, con 18 liste in competizione e 15 candidati premier.
L’indipendenza del comportamento e l’efficacia degli interventi dell’Autorità nella scorsa campagna elettorale sono state riconosciute a livello internazionale da Istituzioni terze e di indiscusso prestigio, quali l’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, particolarmente attenta al funzionamento delle istituzioni democratiche e ai diritti dell’uomo) e dal Consiglio d’Europa.
Tutte le grandi democrazie europee affidano il delicato compito del monitoraggio dell’informazione televisiva ad Autorità indipendenti, questo è un principio di carattere comunitario che non può essere sovvertito dall’ordinamento interno.
E’ con uguale impegno, prontezza, incisività che l’Autorità sta svolgendo il suo compito nella campagna elettorale in corso. Gli uffici di Napoli e Roma sono mobilitati tutti i giorni, festivi inclusi, per istruire segnalazioni e denunce ad horas. All’esito di una denuncia o segnalazione si è in grado di completare l’istruttoria in una giornata e di riunire immediatamente l’organo collegiale competente per la decisione finale.
Come documentato dal sito istituzionale, Agcom ha preso decine di decisioni atte a far rispettare la legge.
E’ proprio grazie agli interventi dell’Autorità che l’On. Di Pietro ha potuto fruire di precisi spazi di recupero, con una più consistente presenza in televisione.
Quanto alla pretesa inerzia dell’Autorità in seguito alla sentenza europea su Europa7, sorprende che il Ministro Di Pietro mostri di non sapere che la pronuncia della Corte di Giustizia si riferisce ad una domanda pregiudiziale ad essa rivolta dal nostro Consiglio di Stato, al quale tocca ora concludere il giudizio. Giudizio che spetterà poi a tutte le Amministrazioni competenti rispettare e far rispettare. Queste sono le regole dello Stato di diritto; e non sarà certo questa Autorità a sovvertirle.
Ma non è tanto la “svista” di natura giuridica che ferisce nelle affermazioni dell’On. Di Pietro. Quello che non si può accettare è che – con obliterazione della verità – si voglia passare la spugna su quanto l’Autorità ha fatto per difendere il rispetto del diritto comunitario nel sistema radiotelevisivo.
Occorre precisare in proposito che l’Agcom agisce solo sul piano delle regole perché (unico caso in Europa) non ha competenza sui singoli titoli autorizzatori o concessori. Tale competenza – in base all’attuale legge – spetta in via esclusiva al Ministero delle Comunicazioni, cioè al Governo.
All’Autorità spetta soltanto far sì che la riassegnazione delle frequenze nella fase di passaggio al digitale – quando verrà fatta dal Ministero competente – sia fondata su criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati; il che significa, tra l’altro, che la riassegnazione non può essere limitata agli attuali utilizzatori.
Questo è appunto ciò che è stato fatto col piano di riassegnazione delle frequenze in tecnica digitale per la Sardegna approvato dall’Autorità. Un piano che ha riscosso il consenso unanime di tutti gli operatori.
Con tale piano in sostanza sono stati anticipati i criteri guida che la Corte di giustizia detta con la sua sentenza, forzando la legge nazionale per cercare di adeguarla al diritto comunitario.
Spetta al legislatore modificare la legge Gasparri ponendo termine al regime transitorio; spetta al Governo accelerare la transizione al digitale.
L’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi nella predisposizione di impianti, nei programmi, nei contenuti. Il che mortifica l’iniziativa e scoraggia gli investimenti tanto intellettuali che di mezzi.