Roma – La High Court britannica ha respinto il ricorso con il quale Mr. Mosley, numero 1 della FIA, le aveva chiesto di ordinare a News of the world l’immediata rimozione dell’ormai celebre video che lo ritrae impegnato in acrobazie nazi-sessuali con 5 escort di lusso.
Secondo il Giudice, pur non potendo dubitarsi che la pubblicazione del video costituisce un grave attentato alla privacy del ricorrente, non giustificabile con l’esimente dell’interesse pubblico alla conoscenza della notizia, il provvedimento richiesto sarebbe, comunque, risultato inutile.
Infatti, scrive il magistrato nella sua decisione, data l’ampia diffusione avuta dalle immagini in questione in ambito telematico, anche laddove News of the world le avesse rimosse dal proprio sito, i cybernauti di tutto il mondo avrebbero comunque potuto accedervi attraverso migliaia di migliaia di altri siti e canali.
La privacy di Mr. Mosley, scrive ancora il Giudice, non può, pertanto, ritenersi più concretamente tutelabile attraverso il richiesto provvedimento.
La decisione, probabilmente, condivisibile sotto un profilo pragmatico solleva, tuttavia, alcune perplessità sotto un profilo giuridico o, se si preferisce, di politica del diritto.
La High Court di Sua Maestà, infatti, ha, in buona sostanza, preso serenamente atto che le dinamiche della comunicazione telematica hanno, nel caso di specie, spuntato le armi della giustizia ed avuto la meglio sugli strumenti giuridico-processuali sui quali i sudditi della Regina possono fare affidamento a tutela della propria privacy.
Internet 1 – Diritto 0, si direbbe in gergo calcistico.
La notizia, probabilmente, genererà l’esultanza di buona parte del popolo della Rete che, da anni, afferma la non assoggettabilità del cyberspazio alle regole giuridiche ma, a ben vedere, dovrebbe, piuttosto, sollevare qualche perplessità e destare preoccupazione.
In questo caso il contenuto del video – sebbene abbia scandalizzato i sudditi della Regina – può, a tutto voler concedere, suscitare ilarità, indurre alla vergogna il suo protagonista (che pure tra le lussuose mura di uno dei suoi appartamenti nel centro di Londra dovrebbe sentirsi libero di spendere i suoi milioni di sterline come preferisce) ed attirare l’attenzione dei voyeur di mezzo mondo, ma, cosa sarebbe accaduto se le immagini avessero avuto contenuto pedopornografico o, piuttosto, si fossero riferite ad un invito ai fedeli di questa o quella religione a dar vita ad una nuova guerra santa?
Sarebbe stato comunque giusto alzare le spalle e limitarsi a prendere atto che la Rete aveva fatto il suo corso e che il diritto nulla poteva contro la diffusione di quel filmato?
Mi auguro di no: accettare con rassegnazione tale situazione significa rinunciare al governo del cyberspazio nel quale, tuttavia, si sta progressivamente trasferendo buona parte della vita sociale, economica e politica di tutti i Paesi.
Norme e leggi vanno certamente adeguate all’ingresso della società globale nell’era dell’Accesso ma non credo si possa seriamente pensare di farne a meno e di affidare l’impalcatura della società dell’informazione all’anarchia tecnologica delle dinamiche della Rete anche perché, tali dinamiche, non sono libere come generalmente si crede ma sono fortemente influenzate da chi possiede il codice e le infrastrutture di comunicazione.
avv. Guido Scorza