Oltre dieci anni di processo non sono serviti a nulla. La sentenza di ieri delle Cassazione, che ha annullato la condanna in primo e secondo grado per Marcello Dell’Utri (foto), accusato di tentata estorsione, non mette pe ora la parola fine sulla vicenda. Ma solo un punto e a capo.
La vicenda nella quale il senatore (candidato in settima posizione in Lombardia al Senato, quindi certo dell’elezione) del Popolo delle Libertà era accusato di tentata estorsione risale al 1992 e riguarda l’accordo di sponsorizzazione tra la birra Messina, di proprietà dell’Heineken, e la squadra di basket del Trapani, presieduta da Vincenzo Garraffa. In particolare, Garraffa avrebbe ottenuto 1,5 miliardi di lire, salvo sentirsi richiedere (secondo l’accusa) da Dell’Utri ed altri esponenti di Pubblitalia (di cui il senatore era, allora, amministratore delegato) la restituzione della metà della cifra “in nero”, per finanziare presunti fondi occulti. Secondo le dichiarazioni del presidente del Trapani basket, il braccio destro di Berlusconi lo avrebbe minacciato (“abbiamo uomini e mezzi che la possono convincere a cambiare opinione”) verbalmente e poi sarebbe ricorso all’intervento di un boss ergastolano, che gli avrebbe fatto “visita” in ospedale, intimandogli, tra l’altro, di non partecipare alla puntata del “Maurizio Costanzo Show”, dedicata al fenomeno mafia. La condanna a 2 anni di Dell’Utri, confermata sia in primo che in secondo grado, è stata annullata in Cassazione, dal momento che i giudici hanno accolto la richiesta del rappresentante dell’accusa che aveva sottoscritto tre eccezioni procedurali dei difensori Giuseppe Gianzi, Pietro Federico e Giuseppe Di Peri. I verbali delle dichiarazioni dei pentiti Sinacori e Messina non sarebbero utilizzabili, così come le dichiarazioni rese in istruttoria da due funzionari di Publitalia che al processo si avvalsero della facoltà di non rispondere. Secondo i giudici di Cassazione, quindi, a Milano non sarebbero stati rispettati “i principi del giusto processo previsto dalla Costituzione”. Evidentemente sconsolato il legale di parte civile, Fausto Amato, che difendeva gli interessi di Garraffa. Amato ha, infatti, dichiarato: “Rispetto per la sentenza ma ho anche curiosità per le motivazioni. Si torna comunque in appello sul merito”.Restando sull’argomento Publitalia, comunque, si registra una tornata di nomine, anzi di conferme. Confermati per i prossimi tre anni, infatti, gli incarichi di Giuliano Adreani, al quale Piersilvio Berlusconi ha augurato un buon lavoro, sottolineando, però, come la sua presenza all’interno della concessionaria pubblicitaria sarà sempre maggiore nei prossimi anni. “Esprimo soddisfazione per il rinnovo di Giuliano Adreani alla presidenza di Pubblitalia – ha commentato il presidente di Rti – In uno scenario competitivo sempre più dinamico, Adreani ha l’esperienza e la competenza necessarie per continuare a guidare con successo la concessionaria del gruppo Mediaset. Nei prossimi tre anni di incarico Adreani potrà contare come sempre sulla collaborazione di tutto il gruppo e in particolare sul mio pieno contributo personale”. (L.B. per NL)