Tv, pay. Minaccia cord cutting: meno pay tv, più on demand

Nel trimestre aprile-giugno 2015 il numero di abbonati alla pay tv in Europa è cresciuto solo dello 0,4%: a dirlo è l’ultima ricerca di IHS Technology. L’IPTV (Internet Protocol Television) è il settore che segna lo sviluppo maggiore, con un incremento di 935mila nuovi abbonati, mentre sono in fase di rallentamento il satellite (+97mila abbonati) e il via cavo (-185mila).

Va considerato, però, che numerosi operatori satellitari hanno dato vita ad offerte IPTV per contrastare servizi Svod (Subscription, il canone fisso mensile che consente di accedere all’intero catalogo offerto senza costi aggiuntivi) alla Netflix, le cui offerte riescono a penetrare senza difficoltà nella fascia più bassa del mercato. La pay tv satellitare, inoltre, è riuscita a incrementare l’Arpu grazie a servizi aggiuntivi, in particolare l’alta definizione, decoder come MySky e il multi-screen. Nemmeno l’Europa, tuttavia, è immune dal cord cutting, ossia l’abbandono degli abbonati dai servizi di pay tv tradizionali in favore dei nuovi servizi di video on demand: il fenomeno sta destando non poca preoccupazione perché sembra stia continuando a crescere molto più velocemente di quanto previsto dagli analisti del settore: il 3,7% degli abbonati pay tv tra i 18 e i 64 anni sostiene di essere molto propenso a cancellare il proprio servizio pay tv nei prossimi 12 mesi. Questa percentuale segna un aumento del 2,9% rispetto al 2014 e registra addirittura una crescita del 95% rispetto al 2011. Anche se attualmente non possiamo parlare di tracollo, il risultato certifica come, in soli 4 anni, la situazione stia sfuggendo di mano, con la costante ed irrefrenabile migrazione verso altre tipologie di servizi. Per operatori come Neflix e altri servizi on demand quel 3,7% è già un dato importante se l’obiettivo è quello di una crescita del 10-15% l’anno, che con il tempo porta a introiti di notevole interesse. Ancora più significativi i risultati derivanti dall’intervista alla fascia 25-34 anni: il 7,1% degli abbonati pay ha dichiarato che molto probabilmente provvederà alla cancellazione del servizio entro un anno. Niente di rassicurante anche tra i non abbonati: appena il 5% degli intervistati ha espresso la volontà di aderire ad un contratto per la pay tv nei prossimi 12 mesi. Metà degli intervistati ha manifestato estrema soddisfazione delle opzioni di streaming online come Netflix e Hulu, mentre il 30% considera la pay tv troppo costosa. Gli analisti del settore concordano nel considerare il cord-cutting una minaccia per i grandi network tv e per i cable operator, anche se si sospettano conseguenze peggiori soprattutto per i secondi: il rapporto prezzo-valore del pacchetto video via cavo continua a peggiorare, a fronte di quella che sembra risultare un’infinita varietà di alternative dedicate all’intrattenimento. Aziende come Netflix, Amazon e Hulu non potranno che beneficiare dal cord cutting del cavo, che farà confluire sul mercato molto più denaro da spendere in ulteriori direzioni. (S.F. per NL)

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