Un’asta per l’assegnazione delle frequenze televisive potrebbe portare nelle casse dello Stato almeno 1-1,5 miliardi di euro. E’ quanto si legge nell’odierno ‘Morning News’ di Mediobanca sul settore media, intitolato ‘Goodbye beauty contest’.
Un interessante spunto per una riflessione sul comparto radiofonico locale viene da Claudio Astorri, consulente editoriale che spesso è stato ospite su queste pagine.
"Di fronte ai sacrifici chiesti agli italiani, pensare che un bene di Stato possa esser dato gratuitamente non e’ tollerabile e, verosimilmente, non lo tollereremo".
Con più di sei mesi di ritardo (il termine scadeva a maggio 2011), il governo si appresta a recepire in tutta fretta il cosiddetto “pacchetto telecom” dell’UE: le direttive 2009/140/CE e 2009/136/CE, che contengono tra l’altro importanti novità nel campo dei diritti e della tutela della privacy degli utenti dei servizi di telecomunicazioni.
Una minima analisi dell’evoluzione dei sistemi di comunicazione, informazione e intrattenimento multimediale, così come si sta dispiegando sotto i nostri occhi, porta a scartare facili conclusioni tipo “la rete ucciderà la televisione”, oppure “internet si trasformerà in una grande TV”, e così via.
Regole idonee e nuovi criteri da individuare per avviare una riforma sostanziale dell’editoria. Questo l’obiettivo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Carlo Malinconico, il quale ha precisato su Il Fatto Quotidiano che “E’ finito il tempo dei soldi a pioggia per tutti”.
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