Internet e TV: i nuovi dispositivi cambiano modi e tempi del consumo dei media

Una minima analisi dell’evoluzione dei sistemi di comunicazione, informazione e intrattenimento multimediale, così come si sta dispiegando sotto i nostri occhi, porta a scartare facili conclusioni tipo “la rete ucciderà la televisione”, oppure “internet si trasformerà in una grande TV”, e così via.

La realtà appare molto più complessa e ambigua, fatta di ibridazioni e contaminazioni. E soprattutto è mutevole e imprevedibile almeno quanto gli umori e le tendenze delle persone, sottoposte ogni giorno a nuove meraviglie tecnologiche. Se finora il mondo del personal computer e quello della televisione sono stati separati lo si deve soprattutto a un gap culturale, che si è sostanziato in modelli di fruizione che sottintendevano un diverso grado di alfabetizzazione tecnologica e differenti capacità di interagire con il medium. Ma è dai tempi di Mac Luhan che si sa che “il mezzo è il messaggio”, ovvero che gli strumenti con cui accediamo alla comunicazione non sono neutri, ma determinano i contenuti e le forme con cui vengono trasmessi i messaggi, orientando e modificando gli atteggiamenti e i modelli culturali dei soggetti in gioco. Così, l’avvento delle smart TV e dei set-top-box connessi da una parte, e (assai di più) i terminali internet mobili dall’altra, stanno iniziando a cambiare le abitudini e gli atteggiamenti di chi guarda la TV e di chi naviga in rete. I più recenti studi sui media digitali danno conto di questi cambiamenti in diverse direzioni. Il tablet PC (IPad e simili), da questo punto di vista, sembra essere al centro degli sviluppi più interessanti, soprattutto grazie alle sue dimensioni fisiche intermedie, che lo rendono dispositivo ibrido per eccellenza. Se infatti la portabilità e l’immediatezza dell’interfaccia tattile, unite ad una potenza di elaborazione sempre crescente, lo sta portando a soppiantare i vecchi laptop e anche i PC da scrivania come terminale di accesso alla rete, la disponibilità di uno schermo relativamente ampio porta gli utenti a considerarne l’uso anche per la fruizione dei video on demand, scaricati o in streaming via internet. Secondo una ricerca commissionata da France Telecom in quattro paesi europei, l’uso del tablet come televisione portatile starebbe prendendo sempre più piede, grazie alla giusta combinazione di un accettabile confort visivo con l’impagabile libertà, in termini spazio-temporali, della fruizione. Nello stesso tempo altri dati, come quelli presentati recentemente dall’Osservatorio Multicanalità 2011, suggeriscono un ulteriore punto di vista, ponendo l’accento sul multitasking del consumatore di media digitali. Ovvero la contemporaneità tra la visione di programmi televisivi e la navigazione su internet, la comunicazione tramite telefono, chat o email, l’uso dei social network e dei giochi online. Tutto questo ovviamente grazie anche e soprattutto alla versatilità e potenza crescente dei dispositivi mobili. Ci sarebbe insomma una tendenza all’uso simultaneo di più mezzi e alla fruizione di più flussi comunicativi, senza che nessuno di essi abbia la prevalenza sugli altri. Da questo punto di vista il tentativo di concentrare l’accesso all’informazione e all’intrattenimento multimediale in un unico dispositivo, come si tenta di fare con le Smart TV, potrebbe rappresentare un approccio sbagliato. Anche perché internet viene spesso sfruttata, come evidenzia la stessa ricerca, per il suo sterminato contenuto informativo, a supporto e approfondimento di quanto appreso dalla televisione. E “l’internet da telecomando”, così come viene proposta dalle connected TV o dai box multimediali, è probabilmente troppo semplificata e troppo poco versatile per servire a questo scopo. Mentre un apparecchio televisivo da 50 pollici probabilmente continuerà ad essere apprezzato per le sue qualità di visualizzazione, non certo paragonabili a quelle del display di un Ipad. Il consumatore tipo dei media digitali potrebbe essere insomma un pochino più avveduto di quanto i demiurghi di internet o della TV vorrebbero farci credere. Chi vorrà governare la convergenza digitale dovrà tenerne conto, operando su terreni diversi e preparandosi a dare risposte ad esigenze non necessariamente prevedibili. (E.D. per NL)

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