ADSL per l’ambiente

Ricerca scoop dell’associazione americana dei consumatori: lo sviluppo delle autostrade telematiche potrebbe fornire un valido contributo alla salvezza dell’ecosistema


Broadband Services: Economic and Environmental Benefits”. Si chiama così la ricerca commissionata dall’American Customer Institute, l’associazione USA a tutela e difesa dei consumatori. Gli spiazzanti risultati di questo lavoro irrompono nella tredicesima conferenza internazionale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici svoltasi a Bali (Indonesia) nello scorso dicembre. Fhur e Pociask (i realizzatori materiali), presentandone i numeri suddivisi per categorie di risparmio energetico, appaiono assolutamente convinti: il capillare sviluppo della banda larga consentirebbe una forte diminuzione delle esternalità prodotte dagli Stati Uniti pari ad un miliardo di tonnellate di emissioni insalubri in meno ogni anno (per rendersi conto di questi strabilianti numeri, attualmente, le tonnellate prodotte sono 7,9). In che modo? La ricetta consta di pochissimi ingredienti che, se miscelati a dovere, innescherebbero una benefica reazione a catena, la quale, da qui al 2010, potrebbe consentire al Governo di Washington un taglio dell’11% delle importazioni di greggio. Vediamo brevemente i tratti salienti del rivoluzionario studio.
In primo luogo, la connessione veloce lancerebbe a pieno regime le tecnologie relative a telelevoro e teleconferenza. La prima iniziativa ridurrebbe gli spostamenti dei lavoratori con conseguente abbattimento, soprattutto nei grandi centri urbani, degli attuali valori relativi alla concentrazione di monossido di carbonio prodotto dalla combustione degli autoveicoli (meno 588 milioni di tonnellate di sostanze deleterie disperse nell’ambiente). La seconda, oltre a donare ai manager la tanto agognata ubiquità, potendo questi contemporaneamente essere presenti nelle sedi delle aziende (magari fisicamente) ed in quelle distaccate (in collegamento audiovisivo), comporterebbe un minor consumo di energia inquinante (il traffico nei cieli USA potrebbe ridursi del 10% abbattendo i gas inquinanti di ben 200 milioni di tonnellate).
Altra importante voce da conteggiare ai fini dello sviluppo sostenibile è il commercio elettronico (meno 200 milioni di tonnellate) e quello dei beni digitali (meno 67 milioni di tonnellate): l’uno consentirebbe alle merci di rimanere stoccate nei magazzini per essere trasportate solamente ai fini del recapito presso il consumatore finale, l’altro avrebbe il vantaggio di far perdere a film, libri, cd, la propria fisicità (a seguito di acquisizione attraverso download), con ciò potendo accantonare consumi energetici dovuti ad operazioni di confezionamento e spedizione.
Insomma, pare che l’associazione dei consumatori a stelle e strisce abbia scoperto l’uovo di Colombo, fornendo un valido contributo alla soluzione di uno dei problemi che maggiormente affliggono il pianeta. A ben vedere, però, il discorso è più ipotetico che reale e sarebbe più ragionevole, a nostro avviso, intenderlo alla stregua di una pungente provocazione. Condizione imprescindibile per la realizzazione di tale piano di risparmio energetico, di fatti, è la copertura territoriale della banda larga pressoché totale, per giunta, in simbiosi con una plebiscitaria adesione della popolazione americana alla nuova tecnologia. Invero, allo stato attuale, sembrano condizioni difficilmente realizzabili nei brevissimi tempi contingentati dal protocollo di Kyoto in quanto, benché la popolazione americana sia per il 95% coperta dalla banda larga, i cittadini che hanno scelto di disporne fattivamente arrivano appena al 45%.
Aggiungasi che la ricerca non accenna minimamente ad analizzare la sostenibilità dei cosiddetti costi esterni riguardanti la produzione di computer ed il loro smaltimento, cioè quelli che ricadono sulla collettività perché non sostenuti o non sostenibili da chi li ha generati. I relativi valori, nell’audace scenario sopra accennato, sicuramente si incrementerebbero di molto a seguito di processi che danno vita a uno dei peggiori problemi dell’era tematica: rifiuti tossici e sostanze chimiche pericolose, che ancora non hanno trovato una politica adeguata di gestione ed anzi, spesso, vengono incoscientemente riversati nei territori del continente asiatico ( lo sottolinea efficacemente Serena Paterno, www.visionpost.it, 12/12/2007).
Dunque, non è tutt’oro quello che luccica e ci perdonino i napoletani se, mentre noi stiamo a parlare di riduzione dei gas serra, smaltimento di rifiuti chimici, autostrade telematiche che non inquinano, loro devono fare i conti con “mondezza” molto meno virtuale e tanto più ingombrante e fetida di quella di cui qui discorriamo. (Stefano Cionini per NL)

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