Audiradio Q3 2025 conferma la stabilizzazione della rilevazione e mette in luce tre fronti decisivi: il modello industriale della radio di sistema del gruppo RTL 102.5, le criticità dei brand ubiqui ed il difficile rientro in indagine di Radio RAI dopo anni contraddistinti da un approccio decisamente fuori passo rispetto a schemi di fruizione radicalmente mutati.
I dati Audiradio del terzo trimestre 2025 mostrano un campione ormai più stabile, con oscillazioni ridotte e una maturità metodologica crescente.
Nel quadro competitivo spicca la radio di sistema di Lorenzo Suraci – RTL 102.5, Radiofreccia e Radio Zeta – che si conferma esempio compiuto di radio integrata: identità di gruppo, sinergie editoriali, raccolta unificata e economie di scala che gli altri grandi poli privati, Radiomediaset e GEDI, non sembrano ancora riuscire a replicare.
Restano invece aperti i dubbi sui brand ubiqui, le emittenti con stessa radice tra flussi nazionali e locali, il cui effetto di trascinamento o duplicazione rischia di inquinare la lettura dei dati.
Sul fronte pubblico, il rientro nella rilevazione del gruppo Radio RAI dopo la pesante assenza, evidenzia fragilità strutturali, soprattutto per Radio2, penalizzata da anni di scelte editoriali poco coerenti e da un recente palinsesto estivo giudicato tra i meno efficaci della sua storia.
Complessivamente, la fotografia del Q3 2025 mostra un mercato più competitivo ed orientato ai nuovi modelli di fruizione, premiando gli editori capaci di superare la logica del broadcasting tradizionale, abbracciare l’evoluzione OTT e guardare oltre alla manualistica.
Verso la stabilizzazione
La pubblicazione dei dati Audiradio Q3 2025 – relativi ai periodi 24/06–13/10 per il nazionale e 08/04–13/10 per il locale – segna un ulteriore passo verso la stabilizzazione del campione, con oscillazioni meno marcate rispetto ai trimestri precedenti ed un comportamento più coerente delle curve d’ascolto.
Maturità crescente
Un segnale che la nuova metodologia sta raggiungendo una maturità crescente, pur con alcuni caveat che continuano a richiedere attenzione analitica. Dentro questa cornice, il quadro competitivo del settore radiofonico italiano evidenzia tre fronti distinti: la solidità della radio di sistema di Lorenzo Suraci (RTL 102.5, Radiofreccia, Radio Zeta), le possibili interferenze sui brand ubiqui ed il ritorno in indagine – non privo di difficoltà per il discutibile layout degli ultimi anni, soprattutto di Radio2 – del gruppo Radio RAI.
RTL 102.5: quando la radio di sistema funziona davvero
Leggendo i dati del Q3 2025 di Audiradio, a colpire, prima di ogni altra cosa, è ancora una volta la prestazione del gruppo RTL 102.5, che continua a rappresentare il benchmark nazionale in termini di costruzione, coesione e sfruttamento industriale del portafoglio editoriale.
Economie non in economia
La triade RTL 102.5 – Radiofreccia – Radio Zeta si conferma infatti esempio concreto di ciò che si definisce radio di sistema: un modello in cui le emittenti non convivono semplicemente nello stesso gruppo imprenditoriale, ma agiscono come un’unica macchina editoriale e commerciale, integrata nella content identity (sentimento di elementi comuni in contenuti distinti), nella brand architecture (percezione di unicità), nella raccolta pubblicitaria (sinergie commerciali) e nelle economie di scala (ottimizzazione dei costi).
Il modello Suraci
La sinergia tra i tre marchi (pur diversi e quindi al riparo di accuse di inquinamento dei dati) è evidente anche nelle più recenti linee strategiche: differenziazione editoriale chiara e riconoscibile; forte identità di gruppo; gestione commerciale centralizzata e flessibile; capacità di cross-promotion strutturata; investimento costante in tecnologia, piattaforme e presenza multimediale. È la conferma – come spesso accade nel mercato radiofonico italiano – che Lorenzo Suraci ha colto prima di altri il potenziale del modello industriale multipolare, trasformando il concetto di gruppo radiofonico in un vero ecosistema editoriale, la radio di sistema, per l’appunto.
La radio di sistema non compresa
Al contrario, gli altri due grandi poli nazionali privati – Radiomediaset e GEDI (in questi mesi al cospetto di un orizzonte nuvoloso) – pur disponendo di un portafoglio ampio e potenzialmente sinergico, non sembrano esprimere la stessa efficacia integrata, né sul piano editoriale, né su quello commerciale e tantomeno organizzativo. Le loro emittenti restano forti nella singolarità, ma meno nelle performance, segno che la logica di sistema non è ancora stata metabolizzata, né tradotta in un asset strategico.
Brand ubiqui
Un capitolo a parte riguarda i brand ubiqui, ovvero quelle emittenti che condividono la stessa radice di denominazione tra flussi (stream, nell’accezione Audiradio) nazionali e locali, generando potenziali duplicazioni di ascolto nelle rilevazioni.
Il tema “inquinamento dati” resta aperto
Il fenomeno – già monitorato nei mesi scorsi – appare ancora più evidente sulle stazioni ancillari, quelle cioè legate ai marchi principali da un brand name condiviso, ma con declinazioni locali (o addirittura pluriregionali) che rischiano di sovrapporsi nel comportamento degli intervistati.
Interferenze
Pur nella crescente stabilizzazione del campione, è ancora necessario verificare quanto queste interferenze possano influenzare i dati finali e, soprattutto, se esitino effetti di trascinamento involontario che accrescono artificialmente l’ascolto degli universi nazionali o, al contrario, drenano o apportano ascolto verso le stazioni locali.
Tema metodologico delicato
È un tema metodologico delicato, che il mercato osserva con interesse e che richiederà ulteriori verifiche nella fase di consolidamento del nuovo standard.
Radio RAI: rientro complesso dopo l’assenza. Radio2 paga il prezzo più alto
Tra i dati più attesi di questo trimestre figurano quelli del gruppo Radio RAI, tornato nelle rilevazioni dopo l’assenza per protesta dall’indagine TER (che ne aveva portato alla chiusura). L’effetto rientro era inevitabilmente destinato a generare qualche scossone, soprattutto su brand che negli ultimi anni hanno attraversato fasi delicate.
Radio2 da ricostruire
Il caso più evidente è Radio2, che sembra aver sofferto più degli altri il combinato disposto di: un layout editoriale giudicato confuso dal pubblico; una linea di prodotto poco coerente col target (e con la logica di radio di sistema, peraltro avvantaggiata, a differenza dei gruppi di Suraci e GEDI, dalla radice del brand comune); una progressiva perdita di identità ed un palinsesto estivo 2025 che molti addetti ai lavori hanno definito “tra i peggiori della sua storia”.
La difficile eredità
Il risultato è un ascolto che riflette un approccio ancorato a vecchi modi di far radio (con uno stile anni ’90), aggravati dalle difficoltà dell’ultimo ciclo gestionale. Toccherà alla nuova direzione (che a Newslinet ha anticipato un progetto interessante) raccogliere e sistemare i cocci, ricostruendo un’identità editoriale solida e una proposta competitiva all’altezza della tradizione RAI superando modelli radiofonici arcaici e concetti manualistici di oltre trenta anni fa.
Oltre l’inedia
Un compito tutt’altro che semplice, ma inevitabile per riportare Radio2 al ruolo che il mercato si aspetta dopo anni di inedia.
Il quadro generale
In definitiva, i dati Audiradio Q3 2025 offrono un quadro più stabile rispetto al recente passato, ma non privo di zone da monitorare. Se, infatti, il gruppo RTL 102.5 emerge come un moderno modello industriale di radio di sistema (che Radiomediaset e GEDI non sembrano cogliere, limitando il potenziale delle proprie costellazioni editoriali), restano aperti i dubbi sugli effetti dei brand ubiqui e si apre un capitolo delicato per Radio RAI, il landscape generale appare estremamente più competitivo ed esigente.
Nuove idee
Servono idee nuove legate soprattutto ai nuovi modi di fruizione della radio (ascoltare la radio da uno smart speaker o da uno smartphone, presuppone analisi differenti su tempi e contesti da quella degli anni 90, che vedevano l’autoradio ed il ricevitore FM stand alone come unici distributori).
Oltre l’over the air
Non è un caso che quelli che escono meglio dal Q3 2025 di Audiradio sono gli editori meno ancorati alla logica del broadcasting puro e più proiettati al futuro OTT.













































