Audizione alla Commissione parlamentare per la vigilanza dei servizi rtv del Presidente dell’Agcom sulle Linee guida del contratto di servizio 2010-2012

Pubblichiamo il testo integrale dell’audizione del presidente Agcom Calabrò (foto) alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi sulle Linee guida del contratto di servizio 2010-2012.

"Le linee guida che l’Autorità ha approvato d’intesa con il Ministero dello sviluppo economico il 12 novembre scorso sono le seconde dopo la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo introdotta dalla legge n. 112/2004 e dal Testo unico della radiotelevisione (dpr 177/2005), ed esse precedono la stesura del contratto di servizio per il triennio 2010-2012. La disciplina introdotta nel 2004, come ho già avuto modo di rappresentare in sede di audizione presso codesta Commissione, in occasione del contratto di servizio per il triennio 2007-2009, ha inciso profondamente, rispetto alla previgente disciplina, sulla connotazione degli strumenti che regolano il rapporto concessorio tra lo Stato e la Rai. Mentre in precedenza il Contratto di servizio era vincolato ai contenuti individuati nella convenzione accessiva alla concessione, di cui era strumento negoziale integrativo, nell’attuale sistema normativo esso è vincolato direttamente dalla legge che ha puntualmente definito l’articolazione dei contenuti minimi del servizio pubblico, riservando alle Linee-guida approvate dall’Autorità d’intesa con il Ministero, il compito di fissare gli ulteriori obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo, in relazione allo sviluppo dei mercati, al progresso tecnologico e alle mutate esigenze culturali, nazionali e locali. Le Linee guida devono invero precedere ciascun rinnovo del Contratto di servizio e, unitamente agli obblighi minimi di servizio pubblico direttamente fissati dalla legge, ne costituiscono il fondamento. Tale procedimento fa sì che il Contratto di servizio, pur essendo un atto paritetico tra il Ministero e la Rai, debba essere inquadrato nel contesto di disposizioni precettive che lo vincolano. Del resto, la connotazione “pubblicistica” del contratto di servizio è in sintonia con la norma di cui all’articolo 1, comma 6, lett. b), n. 10, non abrogata dal Testo Unico, la quale stabilisce che la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi esprime parere obbligatorio entro trenta giorni “ sul contratto di servizio con la concessionaria del servizio pubblico”. Secondo il quadro normativo vigente, inoltre, la potestà di rivolgere indirizzi alla società concessionaria del servizio pubblico è attribuita alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, mentre compete all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni accertare la mancata osservanza da parte della Rai degli indirizzi impartiti dalla predetta Commissione parlamentare. In riferimento alla materia della comunicazione politica e dell’informazione, il riparto di funzioni tra la Commissione parlamentare di vigilanza e l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è confermato dalla legge 22 febbraio 2000, n. 28 sulla “par condicio”.
 
Il contenuto del servizio pubblico radiotelevisivo
 
Gli obiettivi del servizio pubblico, fissati dalla legge, possono essere ricondotti a tre grandi categorie: il mantenimento della coesione sociale, cui corrisponde il compito della massima diffusione sul territorio e della continuità nell’erogazione del servizio; la promozione culturale, che attiene al sostegno e alla difesa delle culture nazionali e della diversità culturale, cui corrisponde il compito della produzione di programmi distinti per contenuti e diretti a soddisfare le esigenze della totalità degli utenti; l’innovazione tecnologica , che attiene al ruolo del servizio pubblico nei nuovi media, sia allo scopo di contenere fenomeni di emarginazione sociale (il cosiddetto “digital divide”), sia per consentire l’introduzione e lo sviluppo di nuove tecnologie. La ricostruzione del contenuto del servizio pubblico non può essere effettuata senza un richiamo ai principi elaborati dalla giurisprudenza costituzionale in materia. Nella sentenza n. 284/2002, in materia di canone televisivo, la Suprema Corte, affrontando il tema della conformazione del servizio pubblico radiotelevisivo, osservava che “l’esistenza di un servizio radiotelevisivo pubblico, cioè promosso e organizzato dallo Stato, non più a titolo di monopolista legale della diffusione di programmi televisivi, ma nell’ambito di un sistema misto pubblico-privato, si giustifica però solo in quanto chi esercita tale servizio sia tenuto ad operare non come uno qualsiasi dei soggetti del limitato pluralismo di emittenti, nel rispetto, da tutti dovuto, dei principi generali del sistema….bensì svolgendo una funzione specifica per il miglior soddisfacimento del diritto dei cittadini all’informazione e per la diffusione della cultura”.  Il servizio pubblico radiotelevisivo, secondo i più recenti indirizzi comunitari[1] , “pur avendo una evidente importanza economica, non è paragonabile a un servizio pubblico di qualunque settore economico. Non vi è altro servizio che allo stesso tempo abbia accesso a un così ampio settore della popolazione, fornisca tante informazioni e contenuti e in tal modo raggiunga e influenzi i singoli individui e l’opinione pubblica… la radiotelevisione è percepita in generale come una fonte molto affidabile di informazioni e rappresenta, per una percentuale non irrilevante della popolazione, la principale fonte di informazione. Essa arricchisce quindi il pubblico dibattito e, in ultima analisi, può far sì che tutti i cittadini partecipino in qualche misura alla vita pubblica”. Il ruolo del servizio pubblico è espressamente riconosciuto dal Trattato CE, in particolare all’articolo 16 e all’articolo 86, paragrafo e dal “protocollo di Amsterdam”, ad esso allegato, secondo il quale “il sistema di radiodiffusione pubblica negli Stati membri è direttamente collegato alle esigenze democratiche, sociali e culturali di ogni società, nonché all’esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi di comunicazione ”. Secondo la Risoluzione del Consiglio dell’Unione europea del 25 gennaio 1999, sulle emissioni di servizio pubblico, “l’ampio accesso del pubblico, senza discriminazioni e in base a pari opportunità, a vari canali e servizi è un presupposto necessario per ottemperare al particolare obbligo delle emissioni di servizio pubblico”, le quale “devono beneficiare del progresso tecnologico”, “estendere al pubblico i vantaggi dei nuovi servizi audiovisivi e di informazione e delle nuove tecnologie” e intraprendere “lo sviluppo e la diversificazione di attività nell’era digitale”. Infine “ le emissioni di servizio pubblico devono essere in grado di continuare a fornire un’ampia gamma di programmi conformemente al mandato definito dagli Stati membri al fine di rivolgersi alla società nel suo insieme; in tale contesto è legittimo che tali emissioni cerchino di raggiungere un vasto pubblico”. I valori del servizio pubblico radiotelevisivo conservano la loro importanza anche nel rapido evolversi del nuovo mondo dei media, come sottolineato dal Consiglio d’Europa nelle raccomandazioni riguardanti il pluralismo mediatico e la diversità dei contenuti dei media e il mandato dei media di servizio pubblico nella società dell’informazione, entrambe adottate dal Comitato dei ministri il 31 gennaio 2007.
 
Le linee- guida
 
Il contratto di servizio 2010-2012, cui le presenti linee guida sono preordinate, è chiamato ad assolvere ad un compito strategico: traghettare il servizio pubblico generale radiotelevisivo dal sistema analogico al sistema digitale. Questo passaggio, la cui conclusione in Italia è prevista per la fine dell’anno 2012, si colloca nell’ambito del più generale processo di cambiamento delle modalità di fruizione di contenuti audiovisivi e dalla conseguente ridefinizione del “patto comunicativo” tra utente e televisione . Per questa ragione, lungi dall’esaurirsi nella mera dismissione di alcune tecnologie e nell’affermazione di altre, il passaggio al digitale comporta il ripensamento complessivo – e il conseguente ri-posizionamento – della televisione pubblica nel rinnovato sistema mediale nell’ambito delle ben caratterizzate finalità che la legge assegna al servizio pubblico radiotelevisivo . Si tratta di un compito complesso, difficile e inedito; ma è un compito ineludibile. L’Autorità, nel declinare le nuove linee guida, è partita dall’individuazione di nove compiti prioritari del servizio pubblico, che sono stati così enucleati:
· Fornire ai cittadini una programmazione equilibrata e di qualità ;
· Rappresentare l’Italia in tutte le sue articolazioni territoriali, sociali e culturali;
· Promuovere l’educazione e l’attitudine mentale all’apprendimento e alla valutazione;
· Stimolare l’interesse per la cultura e la creatività, anche valorizzando il patrimonio artistico nazionale;
· Garantire la fruizione gratuita dei contenuti di qualità;
· Promuovere la conoscenza dell’Italia nel mondo e una non superficiale conoscenza del contesto internazionale in Italia;
· Promuovere la diffusione dei principi costituzionali e la consapevolezza dei diritti di cittadinanza e la crescita del senso di appartenenza dei cittadini italiani all’Unione europea;
· Rispecchiare la diversità culturale e multietnica nell’ottica dell’integrazione e della coesione sociale;
· Estendere al maggior numero di cittadini i benefici delle nuove tecnologie, in un contesto innovativo e concorrenziale
 
Qualità
 
Nel fissare gli ulteriori obblighi del servizio pubblico, è apparso fondamentale richiamare con forza la concessionaria pubblica ad un recupero della qualità dell’informazione e della programmazione. Nel panorama sovrabbondante di Internet, una informazione giornalistica di qualità, connotata da orizzonte internazionale, da pluralismo, da completezza, da deontologia professionale, costituisce una esigenza imprescindibile. Le migliori televisioni straniere presentano un’offerta di informazioni di carattere internazionale ricca e un approfondimento qualificato dei temi trattati. La Rai, pur muovendo da una regolamentazione legislativa comune a tutte le emittenti e fornitori di contenuti che considera l’attività di informazione radiotelevisiva come un servizio di interesse generale, è soggetta ad un concetto di pluralismo più stringente, in considerazione dei particolari obblighi connessi alla prestazione di un pubblico servizio sostenuto da risorse pubbliche e del vasto numero di soggetti raggiunti dalle sue trasmissioni. E ciò esige un’applicazione attenta della deontologia professionale del giornalista, la cui funzione viene oggi accresciuta per la necessità di approfondire e mettere a fuoco l’informazione, coniugando il principio di libertà con quello di responsabilità, nel rispetto della dignità della persona, rendendo imprescindibile la funzione di garanzia della qualità dell’informazione da parte dei giornalisti del servizio pubblico radiotelevisivo. In tale contesto l’Autorità ha richiesto che nel Codice Etico della RAI sia recepito il Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive, sottoscritto dalla Concessionaria il 21 maggio 2009, il Codice Tv e Minori e quello sulle trasmissioni di commento agli avvenimenti sportivi. Inoltre la concessionaria è tenuta a varare un codice di buona condotta che contenga previsioni specifiche per i reality. La qualità dell’offerta deve costituisce un fine strategico anche affinché i cittadini possano percepire la corrispondenza tra il pagamento del canone di abbonamento e la programmazione diffusa dall’azienda incaricata del servizio pubblico radiotelevisivo. Per questo abbiamo imposto l’obiettivo di un innalzamento degli standard qualitativi delle trasmissioni della Rai chiedendo al servizio pubblico di assicurare un’offerta complessiva gratuita che si rivolga alla società nel suo insieme, tenendo conto anche delle differenze anagrafiche, culturali, sociali, regionali ed etniche della popolazione, e che rispetti i diritti e la dignità delle persone, la coesione sociale, l’armonico sviluppo fisico, psichico e morale del minore e la sensibilità del pubblico, promuovendo la cultura e valorizzando il patrimonio artistico e ambientale a livello nazionale e locale. L’appiattimento dei generi televisivi causato dalla rincorsa all’audience, fenomeno che non ha eguali negli altri Paesi europei, ha infatti portato negli anni alla perdita di alcuni generi tipici del servizio pubblico radiotelevisivo e a un generale appiattimento delle trasmissioni su un livello di corrività. Per invertire tale tendenza va favorita da parte della concessionaria la trasmissione di programmi che per lo più non rientrano nell’offerta delle emittenti commerciali, anche attraverso la predisposizione di un piano strategico per il recupero dei generi culturali di “nicchia”, compresi il teatro, la musica sinfonica, la lirica, nelle tre reti generaliste, diversificando e segmentando l’audience, e connotando anche i generi di più largo consumo, quali fiction ed intrattenimento, da caratteri di qualità, innovatività e originalità. E ciò è necessario anche in relazione alla tendenza sempre più accentuata verso l’interattività delle trasmissioni televisive, che induce i telespettatori ad una selezione più mirata ancorché di meno diffusa fruizione. E’ questa, invero, la tendenza della quale la televisione generalista deve tener conto per evitare ch’essa trovi soddisfazione solo nei canali a pagamento , accessibili solo dagli abbienti, lasciando a se stessa prevalentemente la parte inerte della programmazione.
 
Ma la qualità deve essere anche misurata e verificata.
 
Abbiamo chiesto alla Rai di continuare nella realizzazione di un sistema di valutazione della qualità dell’offerta perché il cosiddetto “Qualitel” rimane un obiettivo prioritario che la concessionaria pubblica è tenuta a realizzare. A questo proposito voglio evidenziare che sul tema del Qualitel l’Autorità in questi anni si è sempre impegnata, prevedendo già nella linee guida emanate nel 2006, propedeutiche al contratto di servizio 2007-2009, l’istituzione di un organismo indipendente con il compito di misurare la qualità dei programmi, poi costituitosi nei primi mesi di vigenza del contratto di servizio. Rispetto ad alcune polemiche che ci sono state nei giorni scorsi sulla stampa, voglio anche chiarire che la previsione di un organismo indipendente, peraltro già vigente da un biennio, riguarda esclusivamente la qualità dell’offerta di programmi e non l’informazione radiotelevisiva. Le nuove linee guida rafforzano l’indipendenza del Comitato, il quale sarà nominato dall’Autorità d’intesa con il Ministero. Esse prevedono, inoltre, che il Comitato sia dotato dei mezzi organizzativi necessari al suo funzionamento e che i risultati delle rilevazioni dovranno essere rese pubbliche, anche per rispettare pienamente l’art. 48, comma 1, del Testo Unico della radiotelevisione, secondo il quale la verifica dell’effettiva prestazione del servizio pubblico deve poter tenere conto “dei parametri di qualità del servizio e degli indici di soddisfazione degli utenti definiti nel contratto ..[di servizio]”. La Rai, inoltre, dovrà consultare periodicamente le associazioni dei consumatori sul grado di soddisfazione degli utenti. Inoltre vi saranno obblighi di rendicontazione trimestrali da parte della concessionaria alle autorità incaricate della vigilanza sul rispetto degli obblighi di pubblico servizio, sullo sviluppo del sistema di valutazione della qualità dell’offerta e sui risultati conseguiti. Questi rafforzamenti sono anche volti ad per evitare che vi sia uno stallo nelle attività di realizzazione del Qualitel , cosa che ha comportato l’apertura di un’istruttoria da parte dell’Autorità per verificare l’inadempimento dell’obbligo di servizio pubblico rispetto all’attuale contratto di servizio.
 
Trasparenza del canone
 
Altro obiettivo che sta a cuore all’Autorità è quello della trasparenza dei programmi finanziati dal canone. Le linee guida prevedono che il contratto di servizio, definisca con chiarezza le classi dei programmi televisivi e radiofonici finanziati dal canone e i tempi minimi da attribuire a ciascun genere di servizio pubblico. Generi che le linee guida , secondo una classificazione non esaustiva, individuano in :
· Informazione e approfondimento (politica, economica, culturale, di attualità nazionale, locale ed internazionale, sportiva)  
· Educazione e formazione
· Promozione culturale, italiana ed europea
· Comunicazione sociale
· Trasmissioni per i minori
Per consentire un maggior grado di verifica ed anche di conoscenza pubblica, la Rai sarà inoltre tenuta ad individuare i singoli programmi di servizio pubblico finanziati dal canone e quelli finanziati dalla pubblicità. Infine, per migliorare la trasparenza nella gestione economico-finanziaria del servizio pubblico, la RAI dovrà fornire adeguata comunicazione, anche attraverso il proprio sito web, circa le percentuali di allocazione del canone di abbonamento tra le principali voci connesse all’adempimento dei compiti di servizio pubblico, quali la programmazione televisiva di servizio pubblico, la programmazione radiofonica di servizio pubblico, il sistema di valutazione della qualità dell’offerta, lo sviluppo delle nuove tecnologie, le quote europee e produttori indipendenti, i minori, le iniziative per le persone con disabilità sensoriali.
 
Innovazione tecnologica
 
Come ho detto all’inizio, uno degli obiettivi strategici del servizio pubblico è rappresentato dall’innovazione tecnologica, al fine di estendere il più possibile alla popolazione i vantaggi dei nuovi servizi audiovisivi e di informazione e farsi promotore dei benefici prodotti dalle tecnologie emergenti. Il progressivo spegnimento del segnale analogico per aree tecniche omogenee (switch-off regionali) ha avuto e avrà ricadute inevitabili sulla popolazione, che deve dotarsi della apparecchiature necessarie e risintonizzare le apparecchiature. Il 2009 ha rappresentato un anno di svolta per la conversione al digitale ed alla fine di quest’anno il 30% delle famiglie italiane sarà completamente all digital. Le Regioni finora interessate dallo switch-off sono state la Sardegna, la Valle d’Aosta, il Piemonte occidentale, il Trentino Alto Adige, il Lazio ( dal 16 novembre) e la Campania entro il mese di dicembre. L’Autorità ha seguito e segue con la massima attenzione questo processo e non ha mancato di rivolgere pressanti inviti alla Rai a coinvolgere adeguatamente gli utenti di volta in volta interessati dalla transizione fornendo ogni opportuna conoscenza sulle modalità del processo in atto e sugli eventuali, momentanei, disservizi ed offrendo assistenza ai propri abbonati anche attraverso servizi di call center e numeri verdi gratuiti. Proprio in occasione dello switch-off della capitale, data l’imponenza dell’utenza coinvolta, la Rai è stata invitata dall’Autorità a potenziare al massimo l’informazione di servizio, oltre alla campagna di comunicazione effettuata attraverso gli spot e i testimonial dei vari programmi. Per consentire una copertura integrale della popolazione, le linee guida prevedono che l’intera programmazione della Rai, nella fase di passaggio dalle trasmissioni in tecnologia analogica a quella digitale, sia visibile su tutte le piattaforme tecnologiche, limitando al massimo il criptaggio delle trasmissioni di servizio pubblico diffuse in simulcast . E’ un aspetto che l’Autorità giudica di fondamentale importanza per l’utente ed in merito al quale non ha mancato di aprire apposita istruttoria , in occasione del lancio della piattaforma Tivùsat. Al riguardo dovranno anche essere previste forme di facilitazioni della visione dei programmi di servizio pubblico alle comunità italiane residenti dall’estero. In via più generale, la Rai dovrà, se possibile, accelerare il processo di transizione, in quanto un’anticipazione della data dello spegnimento finale del segnale analogico produrrebbe effetti positivi sia in termini di riduzione dei costi della transizione sia, soprattutto, in termini di riduzione del divide tra le aree territoriali all digital e quelle destinate a passare al digitale per ultime , come la Sicilia e la Calabria. Altro importante obbligo sarà quello di sviluppare la programmazione finanziata dal canone anche sui nuovi canali digitali in chiaro, secondo la percentuale che verrà fissata dal contratto di servizio .  Conformemente alle scelte strategiche delle migliori televisioni pubbliche europee, alla Rai è stato chiesto di avviare progressivamente la trasmissione di tre programmi in Alta Definizione (HD) , a sperimentare le nuove evoluzioni dello standard DVB-T, quali il DVB-T2, e a sviluppare concretamente le trasmissioni in DVB-H, secondo un articolato progetto stabilito dal contratto di servizio. Inoltre, la Rai dovrà realizzare una piattaforma dedicata alla Web Tv.  Non è stata dimenticata la radiofonia digitale, al cui sviluppo di mercato la Rai dovrà concretamente contribuire secondo la regolamentazione che sta per essere emanata dall’Autorità dopo aver sentito tutti gli attori del sistema. Così come dovranno essere implementate le trasmissioni relative a servizi di pubblica utilità e quelle del canale Isoradio per le informazioni sul traffico sulle reti autostradali e sulle principali vie di comunicazione, mantenendo tale canale privo di pubblicità.
 
Neutralità competitiva
 
Secondo gli indirizzi della Commissione europea che prima ho ricordato, le emittenti di servizio pubblico devono utilizzare le possibilità offerte dalla digitalizzazione e dalla diversificazione delle piattaforme di distribuzione “su base tecnologica neutra, a vantaggio della società “. Nel rispetto del principio di neutralità tecnologica , la Rai potrà consentire la messa a disposizione della propria programmazione di servizio pubblico finanziata dal canone a tutte le piattaforme commerciali che ne faranno richiesta nell’ambito di negoziazioni eque, trasparenti e non discriminatorie, e sulla base di condizioni verificate dalle Autorità competenti.
 
Quote europee e produttori indipendenti
 
Sul fronte della produzione indipendente e quote europee, l’Autorità quest’anno ha profuso un grande impegno approvato la nuova regolamentazione sui criteri di attribuzione di quote di diritti residuali derivanti dalla limitazione temporale dei diritti di utilizzazione televisiva (delibera n. 60/09/CSP del 22 aprile 2009), che, ispirandosi alle regolamentazione dei Paesi europei più impegnati sulla materia (Francia e UK), prevede una più equa ripartizione dei diritti e la trasparenza nella negoziazione tra broadcasters e produttori indipendenti . Tale regolamentazione troverà applicazione anche nei confronti della Rai, la quale sarà tenuta ad adottare un apposito codice di autoregolamentazione da sottoporre alla preventiva approvazione dell’Autorità. Inoltre, la Rai dovrà istituire un sistema interno di monitoraggio per la verifica del rispetto delle quote europee e dei produttori indipendenti previste dalla legge e sarà tenuta a rendere noti, ogni anno , i dati preventivi e consuntivi di bilancio relativi agli investimenti in prodotti audiovisivi italiani ed europei, suddivisi e distinti per genere (film, fiction, documentari, opere di animazione per l’infanzia).  Infine, per favorire la crescita del sistema industriale nazionale, la Rai dovrà promuovere forme di coproduzioni tra produttori indipendenti italiani ed europei .
 
Minori
 
L’impegno in materia di tutela dei minori rappresenta per l’Autorità un obiettivo prioritario. La Rai dovrà evitare la messa in onda di programmi contenenti scene di violenza gratuita o episodi che possano creare loro turbamento, non solo nelle fasce orarie dalle ore 16 alle ore 20, ma in tutta la programmazione destinata ad una visione familiare compresa tra le ore 7 e le ore 22,30. Inoltre, dovrà armonizzare il sistema di segnaletica attualmente in uso con un sistema di segnaletica della programmazione relativa ai film, alla fiction, ai cartoni animati e all’intrattenimento basato sulle fasce di visione per tutti, sconsigliato ai minori di anni 12 e sconsigliato ai minori di anni 16 , previa consultazione con l’Autorità e con il Comitato “media e minori”. Particolari segnaletiche dovranno essere adottate per eventuali trasmissioni dedicate alla fascia 0-3 anni . E’, inoltre, richiesto il rigoroso rispetto delle quote di programmazione dedicate ai minori e agli adolescenti, non solo nelle fasce 16-20, ma anche in altre fasce giornaliere, in relazione alle abitudini di audience.
 
Disabili
 
Per i cittadini con disabilità sensoriali la Rai dovrà rendere fruibili tutti i generi della programmazione, compresa l’informazione, nazionale e locale, e l’approfondimento informativo, attraverso un congruo incremento delle misure attualmente fissate dal contratto di servizio . Il programma di implementazione delle misure per i disabili dovrà essere reso pubblico ogni anno , così come sul proprio sito Internet la Rai dovrà indicare le modalità di fruizione dei programmi per i non udenti e per i non vedenti.
 
Conclusioni
 
Le linee guida passano ora al Ministero, dovendo esse costituire la base del nuovo contratto di servizio, sul cui schema codesta Commissione dovrà pronunciarsi. Siamo ad uno snodo cruciale del ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo: per conservare la giustificazione della sua ragion d’essere nel nuovo panorama multimediale, la Rai deve essere al passo con i cambiamenti della tv del futuro. La necessità che il servizio pubblico continui ad esistere non è messa in discussione dalle nuove realtà tecnologiche, ma per rispondere positivamente alla domanda se sia ancora necessario il servizio pubblico radiotelevisivo e se questo debba essere ancora finanziato dallo Stato, ne va, innanzitutto, riaffermata la missione nel solco della giurisprudenza costituzionale che prima ho ricordato. Il gusto si evolve anche in relazione all’offerta televisiva. C’è bisogno di una TV sganciata dal rapporto compulsivo audience-pubblicità, e questa TV non può non essere, in primis, il servizio pubblico. Per questo, come Autorità, abbiamo chiesto il recupero dei generi di servizio pubblico e un serio ed effettivo sistema di misurazione della qualità, così come la trasparenza nell’indicare ciò che è servizio pubblico ed è finanziato dal canone, e ciò che è programmazione commerciale, finanziata dalla pubblicità. La televisione è lo specchio in cui una società si riconosce. Una televisione senza qualità è come una città senza concerti, senza spettacoli teatrali, senza opere architettoniche, scultoree, pittoriche, senza storia, senza libri. Non è nella possibilità dell’Autorità cambiare il modo di fare contenuti, ma nei limiti delle sue competenze essa può fare quantomeno da pungolo costante perché l’incremento della qualità della programmazione rientri in primo luogo nella missione del servizio pubblico. Convinti, come siamo, di un positivo effetto di fertilizzazione verso gli altri produttori di contenuti (effetto che ad oggi, semmai, c’e’ stato al contrario). La qualità richiede tempo ma poi, col tempo, lavora dentro, trasforma il modo di produrre e fruire dei contenuti. Quando entra in circolo qualità chiama qualità. Il Contratto di servizio che sarà portato al vostro esame, se rispetterà gli obiettivi della linee guida, potrà segnare un passo avanti verso tali obiettivi, nel quadro della normativa vigente. E’ sui contenuti che si giocherà la partita del futuro così come sull’adeguamento tecnologico. Solo così la televisione potrà confermarsi non solo mezzo di diffusione di massa ma strumento fondamentale al servizio della collettività e del progresso civile.
 
Corrado Calabrò
  
[1] Progetto di comunicazione della Commissione relativa all’applicazione delle norme sugli aiuti di Stato al servizio pubblico radiotelevisivo.
 

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