Cinema e Covid-19. L’emergenza impedisce l’uscita dei film in sala. Lo streaming può essere una soluzione?

in sala

Lo streaming video on demand potrebbe costituire una soluzione alla mancata uscita dei film in sala? No. E vi spieghiamo il perché.
L’emergenza da Coronavirus causa danni a tutti i settori economici. Tra i più colpiti dall’inizio dell’epidemia vi è certamente il cinema, la cui mancata presenza del pubblico in sala comporta la posticipazione dell’uscita dei film a data da destinarsi.
Per limitare i gravissimi danni all’intera filiera, è stato proposto di utilizzare anzitempo le piattaforme di streaming on demand, sulle quali alcune case di produzione hanno deciso di anticipare alcune delle pellicole pronte per il grande schermo.
Ma ci si chiede se questa sia una soluzione adottabile da tutti.

Pochi film nuovi in streaming

Sfogliando le offerte delle principali piattaforme, ci si accorge infatti che, a fronte di un centinaio di film programmati per questo periodo, solo pochi hanno visto la pubblicazione in streaming. Per esempio, su Netflix si registra solo la messa in onda di “Ultras”, film di Indigo che sarebbe dovuto uscire prima in sala. Su Chili invece la scelta risulta maggiore. Lì hanno infatti reso disponibili: “Emma”, “Invisible man”, “Bloodshot” e “Trolls world tour”.

Uscite rinviate a settembre/ottobre

Per quanto riguarda i film italiani la situazione risulta ancora più complessa, tanto che l’uscita della maggior parte delle pellicole è stata posticipata ai mesi di settembre/ottobre.
Nello specifico i titoli rinviati sono: “Volevo nascondermi”, “Gli anni più belli”, “Si vive una volta sola”, “Ritorno al crimine”, “Cambio tutto”, “È per il tuo bene” e “Tre piani”.

Piccole e medie produzioni italiane

Se le grandi produzioni hanno le spalle coperte dalla forza delle major, le piccole non possono rinunciare all’uscita in sala.
Queste ultime, infatti, non riescono a stare in piedi solo con i ricavi al box office e con quelli derivanti dai diritti televisivi, ma necessitano dei benefici fiscali, tax credit e contributi pubblici che però, in base alla normativa vigente, sono appannaggio solo delle produzioni che escono al cinema. Insomma, niente proiezione, niente sovvenzione.
Un altro problema riguarda la determinazione dei prezzi (calcolati sui guadagni del film durante il periodo nelle sale) dei compensi e del contributo agli esercenti.

Le richieste di intervento

Per far fronte alla crisi, si valuta la deroga ai 105 giorni tra l’uscita in sala e la pubblicazione sulle piattaforme, in modo da poter trasmettere i film usciti prima dell’inizio della quarantena.
Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) è in trattativa con il Ministero anche per ottenere la distribuzione di parte dei ricavi di questi titoli in uscita agli esercenti che hanno avuto ingenti perdite dalle sale chiuse.

La posizione di Medusa

Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato di Medusa (gruppo Mediaset), ritiene che non si possa rinunciare alla pubblicazione nelle sale, decidendo di rimandare le uscite a settembre/ottobre. Letta però supporta la possibilità di utilizzare lo streaming per i film usciti prima della chiusura totale: “Come Medusa abbiamo proposto, in deroga alle normative, di poter distribuire sulle piattaforme tutti i film usciti nelle tre settimane precedenti allo stop e che magari non torneranno più in sala”.

Le posizioni di Rai e Sky

Si trova in accordo con questa posizione anche Paolo del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, che valuta la distribuzione diretta in streaming solo per pochi titoli e qualora la situazione di blocco si protragga per troppo tempo.
Anche Sky ritiene che sia molto difficile prescindere dall’uscita nelle sale, sottolineando come il prezzo della fruizione on demand sia stabilito da questo passaggio. Infine si mette anche in evidenza come le nuove produzioni siano ferme, con il rischio di creare un vuoto nelle uscite future: “Verrà anche il momento in cui non ci sarà più prodotto nuovo con cui foraggiare sale e streaming”.
In conclusione, non sembra dunque possibile, almeno ad oggi, ritenere lo streaming una possibile soluzione ai problemi della filiera cinematografica in tempo di Covid-19. (A.N. per NL)

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