Dalla carta stampata ai pixel

Il futuro dell’editoria passa dalla Rete


Una sempre maggiore offerta che costantemente insiste sul mondo dell’editoria, spinge le testate di informazione a frequenti rivisitazioni del look, a cui fanno da pendant ampie pennellate di rifinitura sui contenuti divulgati ed affidati all’attenzione dei lettori.
Lo stesso Vittorio Feltri (cfr. NL del 30 ottobre, commentando un’intervista apparsa su Italia Oggi del 26 ottobre) addita parte degli editori di quotidiani a diffusione nazionale, riferendosi per tutti a Corriere della Sera e Repubblica, accusandoli di pigrizia: “Gli editori sono vecchi, non vivono l’attualità. E poi quelle redazioni piene di gente che non fa niente, pletoriche…”. Prosegue il direttore di Libero, spiegando che i veri motivi della crisi con cui deve fare i conti addirittura il quotidiano di via Solferino, si annidano nelle persone che ne organizzano gli stessi contenuti: “Redattori abitudinari, pletorici, difficili”. Dal punto di vista squisitamente grafico, afferma Feltri “il Corriere della Sera si è ammodernato all’interno, ma ha una prima pagina che sembra quella del 1932”.
Il giornalista, involontariamente, fa eco al direttore di Oggi Pietro Belleri, che anticipa alla giornalista Valentina Giannella su Italia Oggi dello scorso 26 ottobre il “remake” del popolare settimanale di attualità, scienza, cultura e cronaca rosa. La determinazione di aggiornare la testata vorrebbe essere, nelle intenzioni del direttore, una risposta alla contingente crisi editoriale (rilevazioni Ads attestano una diffusione media del settimanale, calcolata con il criterio della media mobile relativa al periodo Agosto 2005 – Luglio 2006, assestata su 704.166 copie a settimana; per lo stesso periodo dell’anno in corso si registra una picchiata del 7,45% con una diffusione media scesa a 651.703 copie a settimana; flessione che, in varia misura, abbraccia un po’ tutto l’universo della carta stampata).
Si è scelto di innestare nuovi contenuti in un’impaginazione più avvincente, in grado di carpire maggiormente l’attenzione del popolo dei lettori occasionali, categoria che ha preso corpo ed importanza, sempre a giudizio del direttore di Oggi, in virtù di una frammentazione dell’offerta editoriale. Questa “audience”, in Italia, ma un po’dappertutto, viene considerata dai giornalisti alla stregua degli indecisi alle elezioni politiche: l’ago della bilancia.
Dunque, non tutti gli editori rimangono inerti alle sollecitazioni rivolte verso sostanziosi “restyling”. I colori, il messaggio subliminale che la composizione grafica di una copertina riesce a trasmettere allo sbadato lettore che si avvicina, in edicola, allo scaffale dei periodici, ma soprattutto l’aggiornamento dei contenuti, riveste nei convincimenti degli operatori dell’informazione un ruolo determinante per scavalcare la crisi e rimanere in sella. Belleri, volgendo lo sguardo verso i diretti concorrenti, chiosa che “Nel passato c’erano solo Gente e Chi”. Il suo “è un familiare generalista che si occupa di attualità, scienza, cultura, salute e cronaca, molta rosa. Però poi in quell’area, oltre ai concorrenti tradizionali sono entrati nuovi. Non si può più tirare lo steccato, anche se ognuno corre la sua gara. Alcuni fanno solo gossip, altri ci mettono di tutto ma con una qualità giornalistica inferiore. Questa frammentazione ha portato a qualche fuoriuscita di lettori occasionali”. Proseguendo nell’intervista il direttore del celebre periodico rinviene nell’elevato livello qualitativo del suo giornale la vera pietra di paragone che a lungo termine restituirà i suoi frutti.
In buona sostanza, Oggi cambia per tenersi al passo coi tempi: viene introdotto “un tocco di newsmagazine”, si rinnova la grafica, tutto ciò senza tralasciare la “sacralità di una testata così radicata”. L’editore fu chiaro quando autorizzò il “remake” del settimanale, appunta ancora Belleri, nel chiarire che la testata doveva rimanere quella di sempre. Come dire: passi per i nuovi contenuti e la innovativa grafica, ma nel rispetto della originaria vocazione. A tal proposito alla giornalista Cristina Parodi sarà affidato il compito di rispondere, in una nuova rubrica, alle lettrici di Oggi, mentre sulla linea della continuità si cementa uno dei pilastri del settimanale, Susanna Agnelli.
Queste intenzioni sono certamente lodevoli e le posizioni espresse assolutamente condivisibili, ma, forse, il problema è un altro. Ogni prodotto, editoriale o meno, necessita inevitabilmente di frequenti “restyling”: si pensi, a titolo esemplificativo, ad una automobile, magari anche di un marchio storico: se le dotazioni offerte non cambiano mai, la linea non si rinnova seguendo le tendenze delle dirette concorrenti, in poco tempo andrà fuori mercato, non sarà più gradita a paragone di altre. Tranne rarissimi casi, in un settore come quello dell’editoria crogiolarsi su rendite di posizione assume, oggi, i connotati di un accanimento terapeutico. Coordinare una testata senza curarsi di ciò che i suoi lettori chiedono, nel lungo termine, si rivela un vero e proprio suicidio; comunque, un atteggiamento incosciente e temerario. Il mercato è affamato di novità, le nuove forme di comunicazione pretendono contenuti diversi ed in certi casi debordanti dalla tradizione storica di un giornale.
I lettori del nostro tempo, soprattutto i giovani, ritrovano sui settimanali, ma soprattutto sui quotidiani, informazioni e notizie “vecchie”. Spieghiamo meglio: una notizia pubblicata 24 ore dopo che viene appresa, paga un conto salatissimo in termini di gap rispetto agli aggiornamenti che in tempo reale possono reperirsi in internet. Inevitabilmente, l’avvento delle nuove tecnologie di comunicazione di massa rende obsolete le altre. Un giornale necessita fisiologicamente di tempo per la redazione degli articoli, tempo per l’impaginazione, tempo per i controlli, tempo per la stampa, tempo per la consegna in edicola. Il giornalismo che si fa sul web richiede esclusivamente ricerca della news, controllo editoriale e pubblicazione in rete. Vero che in certi casi il livello qualitativo potrà anche essere inferiore rispetto alla media, ma ciò non è sufficiente a tenere i lettori attaccati alla pagina odorante di petrolio. Da casa, avvalendosi di una semplice connessione remota e con molta economicità, si ottengono tutte le notizie che si vuole. La Rete consente ad ognuno, attingendo qua e là tra le varie fonti disponibili, di modellare a proprio piacimento la dose di informazione quotidiana e con le caratteristiche che più lo aggradano.
Moltissimi grandi quotidiani, nazionali e locali, stanno di fatto rendendosi conto che il giornalismo stile Olivetti lettera/22, benché glorioso ed irrinunciabile, da solo non va più bene. E’ per questo che si sviluppano sempre più copiosamente le risorse multimediali a disposizione degli organi di informazione. Pressoché tutti i quotidiani, è un dato inconfutabile, hanno il proprio sito su cui danno conto in tempo reale di news dell’ultim’ora e sviluppi inerenti la mattutina trattazione.
A tal proposito, all’insegna anche di una più pressante fidelizzazione del lettore, Il Sole 24 Ore ha recentemente rinnovato il suo in chiave ancora più multimediale potenziando l’integrazione con l’edizione stampata, avvalendosi di contenuti e servizi legati all’evoluzione tecnologica del web. Viene addirittura prevista la possibilità di crearsi on line una home page personalizzata (il nuovo servizio si chiama My24) in cui selezionare contenuti ed utilities offerti dal quotidiano in base al proprio personale gradimento. E’ all’indirizzo www.ilsole24ore.com che ognuno potrà costruirsi, frame su frame il giornale che più lo soddisfa, ovviamente attingendo dalle risorse messe a disposizione dalla redazione. Altra novità per il quotidiano di Confindustria sono i “videoforum”: spazi di discussione in videoconferenza su alcuni temi giornalmente proposti (mutui, Ogm, misure anti racket, ad esempio, quelli proposti martedì 30 ottobre) che vedono esperti di settore interagire e discutere sulle domande sollecitate dai visitatori in tempo reale. Rispetto alla storica rubrica del quotidiano “L’esperto risponde”, una validissima e meno settoriale aggiunta in grado di instaurare con i lettori un contatto ancora più diretto.
Iniziative di questo genere rispondono ad una tendenza che sta consolidandosi in Italia, benché con notevole ritardo rispetto ad altri partner europei, soprattutto inglesi, in base alla quale le imprese reagiscono ad un aumento dei contatti del pubblico con il mondo della Rete, investendo sempre più in comunicazione e marketing che trova fonte in internet, oramai non più relegato in un angolo avendo da tempo abbandonato la classificazione di media frammentato. A rime obbligate andrà ad assorbire in futuro sempre più investimenti, guadagnando una visibilità che sta già iniziando a fare ombra agli altri strumenti di comunicazione concorrenti.
Secondo un indagine di Astra ricerche, eseguita su un campione di amministratori delegati e responsabili di marketing o relazioni con i media di oltre mille imprese che investono in comunicazione e commissionata dall’agenzia di relazioni pubbliche Ketchum (si veda Italia Oggi, 26/10/2007, pag. 27), emerge che il mezzo internet è già un tool fondamentale nella strategia promozionale, senz’altro destinato a crescere con i ritmi di un vero e proprio boom. Cifre alla mano, l’84% delle aziende dispone di un sito o di un portale, il 32% fa vendite on-line e il 19% anche acquisti, il 17% usa reti di “social networking”. Le previsioni da qui al 2010 restituiscono un aumento forte o fortissimo di queste attività per circa il 71% degli intervistati.
Tirando le fila dell’intervento che si è voluto offrire ai lettori, si dipana da una notizia relativa al restyling del settimanale Oggi e vorrebbe essere una modesta riflessione atta a non perdere di vista le tendenze mediatiche del nostro tempo. Sommesso monito agli editori che non rinchiudano innovazioni o mutamenti editoriali nella sola grafica o impaginazione, pena, dalle cifre che ai sono appena snocciolate, una sicura uscita dal mercato che, anche per quanto concerne la pubblicità, sta intrappolando sempre maggiori investimenti nella grande ragnatela.
La tentazione di collocare la carta stampata tra i vecchi, vetusti, metodi del giornalismo è tanta. Bisogna comunque non cedervi, in quanto lì c’è sicuramente più spazio per approfondimenti tematici di grande qualità ed interesse che il ritmo frenetico da catena di montaggio di notizie, indiscrezioni, rivelazioni, pettegolezzi e birbonate di internet spesso tralascia.
Gli interventi che Feltri generalizzando sollecita pare però che insistano principalmente sulla forma, sull’abito, della notizia. Ma il punto sta nel contenitore che dovrebbe racchiuderla. Quello dei giornali stampati ci sembra stia segnando il passo a causa della prepotenza con cui sta crescendo il luogo virtuale per antonomasia, punto d’incontro di milioni di persone al secondo: internet. E’ qui che probabilmente si gioca la futura sfida dell’editoria e della comunicazione. (Stefano Cionini per NL)

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