Diffusione quotidiani in Italia. Tutti a picco, ma c’è il trucco

Sembrerebbe una debacle di dimensioni epiche, di quelle che farebbero presagire all’addio definitivo al mondo della carta stampata.

A guardar bene, però, il trend di vendita negativo che accompagna la diffusione dei quotidiani in Italia è frutto non di un’improvvisa disaffezione degli italiani nei confronti dei giornali cartacei (quella – bene o male – c’è sempre stata), bensì deriva in massima parte dai tagli nella distribuzione gratuita o a tariffe agevolate in scuole, aeroporti e quant’altro, che quasi tutte le redazioni hanno deciso per far fronte alla crisi. Già, perché a fronte di perdite in doppia cifra di tutti – ma proprio tutti, eccetto il Giornale di Feltri – i grandi quotidiani nazionali, alcuni di essi ha addirittura incrementato i dati di vendita nelle edicole. È il caso del Corriere della Sera (che si conferma il quotidiano più venduto) che a febbraio ha fatto registrare, rispetto a un anno fa, una sostanziale tenuta nelle edicole, a fronte di un calo vistoso e preoccupante (-18,5% e passaggio da 578mila a 470mila copie distribuite) nella distribuzione totale. Vanno un po’ meglio le cose per la Repubblica, che si conferma stabilmente il secondo quotidiano nazionale pur passando a 450mila copie vendute rispetto alle 505mila del febbraio 2010 e guadagnando, addirittura, l’1,1% in edicola. La Gazzetta dello Sport, poi, passa da 336mila a 305mila copie distribuite, perdendo il 9,2%, mentre il calo più vistoso lo ha fatto registrare il Sole 24 Ore. La perdita di oltre il 19% delle copie distribuite (da 321mila a 258mila) non dipende solo dalla gestione Riotta che non sta dando i suoi frutti, ma anche dal taglio delle operazioni promozionali che ha preso piede ad aprile 2009. Per avere dei dati più lineari ed eloquenti dovremo aspettare ancora due mesi. Perdite, anche se in misura minore, per gli altri quotidiani: si va dal 9% di QN, al 7,9% del Secolo XIX, passando per il 3,4% di Libero, sino ad arrivare a chi la crisi la sta avvertendo di meno: La Stampa (-1,9%) e il Messaggero (-1,7%). Uniche due mosche bianche del panorama della carta stampata sono il Giornale di Feltri, che in completa controtendenza guadagna addirittura il 6% e l’Avvenire che, orfano di Boffo, recupera rispetto a un anno fa lo 0,3%. (L.B. per NL)

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