Digitale terrestre, tv locali, Lazio: assegnazione canali con procedure poco trasparenti al vaglio della Procura di Roma

Una gara per attribuire frequenze del valore di decine di milioni di euro effettuata senza una commissione esaminatrice e senza verbalizzazioni, quella bandita dal ministero dello Sviluppo economico il 5 settembre 2012.

«Una gara truccata dove alcuni concorrenti raggruppati in consorzi, evidentemente con copertura all’interno del ministero, hanno alterato e pilotato l’assegnazione delle frequenze» si legge in una una denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Roma che punta il dito, tra l’altro, contro due funzionari del dipartimento per le Comunicazioni del MSE che sono stati denunciati per turbativa di gara a evidenza pubblica, truffa, falso, occultamento di verbali, abuso di ufficio e omissione d’atti d’ufficio. Il pubblico ministero ha già assegnato alla polizia giudiziaria la delega alle indagini. Ma per l’avvocatura dello Stato i funzionari non sarebbero responsabili, perché la valutazione delle offerte sarebbe stata affidata a un computer, «senza l’intervento di mano umana». Alla vicenda ha dedicato ampio spazio il quotidiano romano Il Tempo, in un articolo del 20/12/2013 a firma di Valeria Di Corrado. "A sporgere denuncia, lo scorso giugno, è stato Marcello Tulli, legale rappresentante di Telestudio srl, un’emittente televisiva che da circa 40 anni trasmette in gran parte dell’Italia centro-meridionale", si legge nel pezzo. «Il motivo che mi ha spinto a presentare questo atto – ha spiegato Tulli – nasce dalle ingiuste e nefaste conseguenze che la vicenda ha provocato alla mia famiglia e a tutti i lavoratori che hanno collaborato con me e che ora non hanno più nulla». "Le frequenze assegnate sono 17 e Telestudio, essendosi collocata al 22esimo posto della graduatoria, non può più mandare in onda le proprie trasmissioni e ha dovuto mettere in cassa integrazione tutto il personale (16 dipendenti, senza considerare i 200 collaboratori dell’indotto)", si legge nell’articolo de Il Tempo. L’accusa nei confronti del ministero è pesante: «La gara si è trasformata in una trappola. I requisiti previsti dal bando, e prima ancora dalla legge, sono stati completamente falsati e distorti. Tutto è avvenuto nel più grande segreto al fine di premiare emittenti che non solo non esistono se non sulla carta, ma che sono state improvvisamente riunificate in 3, 4 o 5, moltiplicandone gli assets per farle vincere». "Sulla base dell’articolo 4 del decreto legge n.34 del 2011 è stato infatti disposto il riordino del settore radiotelevisivo digitale, delegando al ministero dello Sviluppo economico l’assegnazione delle frequenze. Gli indici di valutazione previsti nel bando erano: l’entità del patrimonio al netto delle perdite, il numero dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato, l’ampiezza della copertura della popolazione e la priorità di svolgimento dell’attività nell’area. Per i primi due parametri a Telestudio è stato assegnato punteggio zero, pur avendo un patrimonio netto pari a 155 mila euro e la forza lavoro a tempo indeterminato più numerosa tra le società partecipanti", spiega la giornalista nel suo articolo. «Tutta la procedura di gara e la selezione dei concorrenti risulta caratterizzata da gravi anomalie e palesi ingiustizie – si legge ancora nella denuncia – L’apertura delle buste è avvenuta in seduta segreta. Gli stessi concorrenti hanno presentato più offerte. Il bando di gara è stato modificato e nessuna comunicazione è stata data ai partecipanti. Non si conoscono i componenti della commissione esaminatrice e non esistono verbali delle operazioni di gara. Per giunta, le tv concorrenti hanno presentato domande singole, poi accorpate dai funzionari per consentire la vittoria di queste improvvisate "concentrazioni" di emittenti create a tavolino». "L’8 maggio Jean Paul de Jorio, uno dei legali del pool che assiste Telestudio (insieme al professor Filippo de Jorio, agli avvocati Filippo Longo e Alessandro Romiti), si è recato presso il ministero e la dirigente responsabile della gara gli avrebbe riferito che «la graduatoria era frutto non della valutazione di un’apposita commissione, ma dell’accorpamento delle domande presentate singolarmente dalle varie emittenti». Secondo l’avvocatura dello Stato tutta la procedura sarebbe stata affidata a un computer, senza l’intervento di mano umana", continua Il Tempo. «Con il risultato – si legge nella denuncia – che Telestudio, pur essendo la più antica, più grande e più nota emittente nella regione Lazio, è stata estromessa a vantaggio di altre che, riunite insieme, sono state giudicate migliori (…). È stato annullato il confronto concorrenziale tra i partecipanti privilegiando la costituzione di consorzi che hanno distorto la par condicio e alterato la segretezza delle offerte. Le Ati sono quasi sempre composte dalle stesse emittenti. Tvsl48, ad esempio, concorrendo alla gara singolarmente e in 4 consorzi, si è vista assegnare 3 frequenze». "Il ministero dello Sviluppo economico avrebbe poi negato ai legali di Telestudio il rilascio delle copie delle domande di partecipazione delle altre emittenti, con la «scusa» della privacy – illustra l’articolo -. È stata necessaria una sentenza del Tar del Lazio, emessa dalla prima sezione il 16 settembre scorso, per ottenere l’autorizzazione a prendere visione dei documenti. In quell’occasione il ministero ha dichiarato che non esistono, perché mai redatti, verbali sull’apertura e la conservazione dei plichi, né sulle sedute in cui si è svolta la valutazione delle offerte". «Circostanza questa piuttosto strana nelle gare ad evidenza pubblica – traspare da una nota integrativa depositata dall’avvocato Filippo de Jorio – che dimostra la sussistenza di gravi anomalie, nonché di percorsi preferenziali e punitivi». Ricorda la giornalista: "C’è un precedente in questa vicenda, risale a 20 anni fa. A seguito di un’altra denuncia di Telestudio all’autorità giudiziaria per motivi analoghi, il 31 maggio 1993 la Procura di Roma eseguì il sequestro di tutti gli atti del ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni concernenti l’emittenza televisiva. Il 2 marzo 1994 venne poi concesso a Telestudio l’esercizio della radiodiffusione. A firmare il decreto fu la stessa dirigente responsabile della gara indetta il 5 settembre 2012". «Appare evidente non solo come il comportamento del ministero sia risalente nel tempo – conclude il professor de Jorio – ma anche come i soggetti gestori delle assegnazioni delle frequenze siano praticamente gli stessi da molti anni». (M.L. per NL)

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