Diritti connessi. Sempre più tesi i rapporti tra i fonografici di SCF e le radio. I primi in evidente affanno. Le seconde pronte ad una guerra ancor più dura

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Non si placa il confronto tra il mondo radiofonico italiano (ormai non solo nazionale, ma ampliatosi a quello locale) e i fonografici riuniti nel consorzio SCF, che appare sempre più alle corde.

Colpiti da una campagna mediatica all’evidenza imprevista (che in breve si è estesa dalle radio nazionali aderenti alle Reti Nazionali Associate a quelle locali, suscitando interventi anche delle rappresentanze di queste ultime, come FRT e Conna), più che dall’embargo dei nuovi brani musicali, i discografici hanno tentato – invero con poco successo – di difendere la propria linea in una conferenza lunedì scorso (in calce una serie di interventi in video), realizzando però l’effetto opposto. "Teniamo a chiarire che in fase di rinnovo dell’accordo con le radio nazionali, il nostro approccio è sempre stato di estrema disponibilità, presentando soluzioni finalizzate a ridefinire il compenso anche attraverso un percorso graduale di aggiornamento", ha dichiarato Saverio Lupica, presidente SCF, che solo pochi giorni prima aveva inopportunamente minimizzato la portata delle inizative di protesta delle radio"L’atteggiamento dei network è stato, per contro, di ferma chiusura. Ciò che richiediamo oggi è un ragionevole adeguamento dei compensi alle medie europee, in linea con l’esigenza dell’industria di far fronte ai cospicui investimenti nella ricerca e sviluppo di nuovi talenti e nella produzione”, ha sottolineato Lupica. SCF(2) - Diritti connessi. Sempre più tesi i rapporti tra i fonografici di SCF e le radio. I primi in evidente affanno. Le seconde pronte ad una guerra ancor più duraSecondo SCF, "nei principali paesi europei i diritti riconosciuti dalle radio, calcolati sui ricavi lordi, variano da circa il 2% della Spagna, ad oltre il 4% di Francia e Gran Bretagna, fino al 5,6% della Germania. Perfino in Grecia, con oltre il 2%, le radio pagano una quota doppia rispetto all’1% riconosciuto dai dieci network italiani fino al 2006. Questo nonostante l’utilizzo di musica nei palinsesti radiofonici italiani sia notoriamente intensivo, ben oltre il 50%, pari a 12/15 ore al giorno". Secondo la società consortile "Tutto il comparto discografico italiano si è schierato a sostegno della posizione di SCF mettendo in prima linea non solo le principali associazioni del settore, FIMI e PMI, ma anche i Presidenti delle più importanti aziende musicali italiane, tutti a ribadire con forza quanto questa vicenda sia stata strumentalizzata quando ciò che è stato chiesto al mondo radiofonico italiano è un semplice adeguamento delle tariffe in linea con la media europea". Affermazioni respinte al mittente con durezza dalle radio nazionali. "Rtl 102.5 corrisponde alla societa’ Scf il 3,5% del fatturato lordo del cosiddetto ‘reddito fonogrammi’ in base al contrattrtl203 1 - Diritti connessi. Sempre più tesi i rapporti tra i fonografici di SCF e le radio. I primi in evidente affanno. Le seconde pronte ad una guerra ancor più durao controfirmato dalle parti in data 29 ottobre 2004. L’ultima rata versata e’ del marzo 2010", ha affermato Lorenzo Suraci, presidente di Rtl 102.5. "E’ difficile – ha sottolineato Suraci – confrontarsi con chi accusa la controparte di una trattativa di essere un ricattatore e dichiara che le radio non pagano i diritti. Mi riservo, eventualmente insieme ai colleghi di Rna, Radio Nazionali Associate, di querelare persone e organizzazioni per le affermazioni false e diffamatorie diffuse". "E’ oltremodo falso – ha concluso Suraci – che le radio boicottino la nuova musica. Rtl 102.5 trasmette in questi giorni i nuovi dischi di Dalla e De Gregori, Renato Zero, Mario Biondi, Neffa, J-Ax, DDG e Prince Royce". Sulla stessa linea del patron di RTL 102,5 anche Eduardo Montefusco, presidente dell’emittente RDS e della stessa associazione RNA. ”Quanto affermato nel corso della conferenza stampa da parte di esponenti della Scf in relazione ad un asserito ‘ricatto’ ad opera delle emittenti radiofoniche nazionali, oltre a non rispondere al vero, appare evidentemente diffamatorio". "Ancor piu’ grave si rileva tale distorsione della realta’ e tale allarmistico riferimento – ha aggiunto Montefusco – alla luce della modalita’ di divulgazione prescelta: una conferenza stampa! Che una legittima richiesta di intesa, assunta peraltro nell’ambito di una trasparente trattativa, venga fatta passare per un ‘ricatto’ appare davvero inaccettabile. Conseguentemente, Rds sta valutando ogni iniziativa idonea a tutelare, nelle competenti sedi giudiziarie, l’onorabilita’ dell’intero comparto radiofonico, a fronte di affermazioni rilasciate con tanta disinvoltura”, ha chiuso il presidente Rds. Posizioni, come si può notare, ancora lontane dal raggiungere un punto d’incontro. Così la guerra continua. (A.M. per NL)
 

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