DTT. In Veneto l’“età dell’oro” è già finita. Ascolti in picchiata per le locali, tra difficoltà tecniche e un governo che rema contro

La chiamavano “età dell’oro”, la nuova era digitale che avrebbe visto il proliferare dell’offerta televisiva, nazionale e locale, con ovvi vantaggi per telespettatori e nuove opportunità di business per gli editori.

Purtroppo, però, le emittenti locali avevano fatto i conti senza l’oste che, nella fattispecie, è un gigante con una coda lunga e le sembianze di un biscione. L’eldorado delle piccole emittenti che, grazie all’avvento del digitale, sarebbero proliferate, grazie all’arrivo sul mercato di nuovi attori (quali?) pare una chimera lontanissima. Buona parte di queste, fiutando la possibilità che la moltiplicazione esponenziale delle opportunità di trasmissione (grazie alla possibilità dei mux di trasmettere più canali), avevano investito nell’acquisto di porzioni di spettro, pensando di poter rivendere la capacità trasmissiva a fornitori di contenuti nazionali e inaugurare un business che avrebbe giovato all’intero comparto, dando quella linfa economica vitale grazie alla quale l’emittenza locale avrebbe potuto trarre i mezzi per ampliarsi e rafforzarsi. E invece no. I lettori di questo periodico sanno bene perché: la legge di Stabilità, infatti, ha conferito al MSE-Com il compito di definire nuovi obblighi per gli operatori entro il ristretto recinto della “delle culture regionali e locali”, così impedendo loro di cedere capacità trasmissiva eccedente (i propri fabbisogni) a fornitori di servizi di media audiovisivi nazionali (che avrebbero potuto ottenere una copertura nazionale attraverso consorzi di tv locali, in competizione con i provider Mediaset, RAI, L’Espresso e Telecom Italia). È per quest’ultimo schiaffo che le emittenti associate a FRT si stanno preparando a trasmettere una serie di spot anti-governativi con l’obiettivo di sensibilizzare gli spettatori nei confronti della loro situazione. Ad ogni modo, oltre a un governo che rema contro, gli editori stanno affrontando una situazione disperata anche sul piano degli ascolti. Cornuti e mazziati. L’“età dell’oro”, infatti, si sta trasformando in un incubo per gli operatori, come testimoniano i dati Auditel del Veneto, riferiti a dicembre, primo mese in digitale per la regione. “7Gold-Telepadova”, la rete regina dell’emittenza locale veneta ha registrato una perdita di spettatori pari al 55,33%, seguita da Tva Vicenza che perde il 45,85%, Telearena il 42,92%; Teleregione il 42,63%; Rete Veneta il 42,56%; Antenna 3 il 41,63% e Telenuovo il 33,53%. Sono dati sconcertanti, considerando che le emittenti che se la son cavata, come Televenezia, hanno riscontrato perdite per circa il 22%. A fronte di una situazione del genere, con un ascolto spezzettato e una raccolta pubblicitaria in picchiata, la sicurezza che dovrebbe fornire un governo responsabile alle spalle non è certo la ragione che lascia dormire sonni tranquilli agli editori del Veneto. La frittata è fatta, infine, se si considerano i problemi tecnici che lo switch off ha avuto e – a distanza di un mese e mezzo – continua ad avere la zona, con intere aree dove non si vedono ancora le reti Rai, altre dove è Mediaset a non dare segnali, per non parlare delle locali. “Non si poteva scegliere periodo peggiore per lo switch off – ha dichiarato, adirato, Valter Galante, a.d. di “7Gold-Telepadova” al Corriere del Veneto – Spegnere il segnale analogico a fine novembre al Nord, con le piogge e nevicate, ha messo in difficoltà la preparazione dei ripetitori in montagna e il potenziamento delle antenne, non sempre all’altezza, sui tetti degli utenti. Per non parlare delle tarature delle apparecchiature, in corso fino a qualche giorno fa, a causa della comunicazione delle frequenze fatta all’ultimo momento dal ministero dello Sviluppo economico. E poi tanti hanno "perso" le loro solite tv perché qualche emittente ha occupato canali non suoi”. Eccolo, infatti, l’ultimo dei problemi “tecnici”, l’occupazione apparentemente abusiva, da parte di alcune emittenti, di frequenze spettanti a concorrenti. È il caso, ad esempio, di Tva Vicenza, il cui direttore generale, Claudio Cegalin, sempre intervistato dal Corriere del Veneto, spiega: “Venerdì abbiamo segnalato  al ministero che un’altra emittente veneta ha occupato la nostra frequenza. Se la cosa non smette faremo ricorso al Tribunale civile”. (G.M. per NL)

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