DTT: le ombre che rallentano l’operazione TIMB-Rete A per la creazione del superplayer indipendente

Continua a spostarsi nel tempo la definizione della joint venture tra TIMB (gruppo Telecom Italia) e Rete A (L’Espresso) per la creazione di una società di nuova costituzione titolare di quattro mux DTT nazionali.

Secondo l’agenzia Radiocor, infatti, al cda odierno di Telecom Italia Media non ci sara’ il via libera al progetto per la creazione di un unico operatore di rete, ma solo un’informativa ai consiglieri. A quanto sembra, il passo indietro sarebbe stato compiuto da Telecom Italia, che dopo la "benedizione" sull’operazione dell’ex sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni Antonio Catricalà, avrebbe manifestato la volontà di conferire nella newco solo due delle tre frequenze di cui è titolare, tenendo per sè il canale 55 UHF (migrato dal canale 60 UHF), pur affidandolo in gestione tecnico-commerciale al nuovo soggetto giuridico. Da indiscrezioni raccolte, sembrerebbe che oltre alle ipotesi societarie, che prevederebbe il conferimento da parte dei due soci di 2 multiplexer ciascuno per un valore di circa 100 milioni di euro cadauno (la base d’asta per ognuno dei tre mux del dividendo interno è di circa 1/3 di tale valore, ma va detto che la qualità di questi ultimi è decisamente inferiore), siano state esplorate altre strade, come per esempio quella della mera centralizzazione della vendita della comune capacità trasmissiva. La trattativa iniziale, che prevedeva il conferimento dei tre mux di TIMB e dei due di Rete A, avrebbe determinato una ripartizione delle quote secondo la proporzione 70/30% (in molti si erano chiesti il perché di questo sbilanciamento, posto che, trattandosi di cinque diritti d’uso equivalenti, logica avrebbe voluto una suddivisione al 60 e 40%). Ovvio che ove Telecom Italia decidesse di proseguire in autonomia nell’attività di network provider con un solo mux, le partecipazioni nella newco da 4 bouquet andrebbero riviste, anche se appare oscura la motivazione che spingerebbe il principale operatore tlc italiano a mantenere il piede in due scarpe, tanto più che, a quel che era parso di capire, il fine dell’operazione era quello di uscire dal business DTT (decisamente sopravvalutato in termini di potenzialità commerciali della vendita di capacità trasmissiva), cedendo successivamente la propria partecipazione nel nuovo operatore di rete (analogamente avrebbe fatto Rete A). E proprio tale aspetto potrebbe essere la causa del rallentamento delle operazioni societarie. Tempo fa si era infatti mormorato che ci fossero già un paio di soggetti potenzialmente interessati a rilevare le future quote di TIMedia e di Rete A nell’ente di nuova costituzione. A riguardo, si era parlato di un colosso tlc/tv d’oltreoceano e di un importante content provider DTT già attivo nel nostro Paese, ma desideroso di estendere la propria attività anche col ruolo di operatore di rete, senza tuttavia concorrere all’assegnazione dei mux del digital dividend interno per i vincoli sottesi a tale attribuzione e, forse, anche per la contestatissima qualità delle frequenze. Ora, però, alla vigilia della rivoluzione tecnologica introdotta dagli operatori video on demand online (Netflix, Infinity di Mediaset e Skyonline/River), che potrebbe riscrivere le regole della pay per view, il quadro d’interesse potrebbe essere cambiato, obbligando Telecom Italia a rivalutare le proprie scelte. Vedremo comunque quale sarà l’esito del cda odierno, nel corso del quale si fara’ il punto sullo stato dei lavori presentando le opzioni di avanzamento possibili. (M.L. per NL)

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