Editoria: fra Murdoch e iPad, i giornali alla guerra delle news digitali

L’ultimo segnale in ordine di tempo e’ arrivato da Rupert Murdoch, che a 79 anni, dopo aver costruito una fortuna comprando e ristrutturando giornali ‘cartacei’ (dal ‘Times’ al ‘Wall Street Journal’) ha deciso di acquistare da Hearst (altro grande nome della carta stampata) la piattaforma digitale Skiff.

Skiff, che è uno strumento realizzato per consultare giornali elettronici su una serie di dispositivi, dai pc portatili agli smartphone, senza dimenticare i tablet, potrebbe risultare per Murdoch una formidale occasione per rafforzare la propria presenza su un segmento del mercato dell’informazione promettente. D’altronde sulla ‘tavoletta’ per eccellenza, l’iPad di Apple si contano in poche settimane gia’ piu’ di 120 testate digitali: quasi tutte gratuite (per ora) ma pronte a trasformarsi in un’edicola a pagamento non appena il mercato sara’ maturo. E questo momento, a dar retta all’ultimo rapporto dell’Ocse su "Futuro delle notizie e Internet" non appare davvero lontano. Le 90 pagine del documento, infatti, appaiono quasi come un de profundis per il modello tradizionale di informazione scritta. In 20 dei 31 paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dal 2007 al 2009 il tasso di lettura dei giornali tradizionali e’ sceso drammaticamente, dal -10 per cento della Germania al -30 % degli Stati Uniti (l’Italia e’ a meta’ strada con un calo del 18 per cento). Si tratta di un crollo dovuto certo alla crisi, ma soprattutto alla ‘perdita’ dei lettori giovani, per i quali l’approvvigionamento di informazioni avviene soprattutto via web. E se a livello mondiale il numero di quotidiani non scende e’ solo grazie all’apporto dei paesi in via di sviluppo, spesso di recente democrazia. In ogni caso per il 2009, ammonisce l’Ocse, la perdita di fatturato globale per il settore e’ stata pari al 10 per cento: ancora una volta la crisi colpisce duro negli Usa dove il fatturato dell’informazione scritta e’ passato dai circa 59 miliardi di dollari del 2004 ai circa 39 dello scorso anno. (fonte Adnkronos)

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