Ferrara: deceduto il pioniere del radiantismo e della radiofonia

Fondò nel 1945 Radio Ferrara, che nei fatti si sarebbe potuta chiamare la “prima radio libera italiana autorizzata”


Classe 1920, il ferrarese Franco Moretti si è spento lo scorso 22 giugno. Moretti ha segnato la storia dei radioamatori italiani, ma anche di una radiofonia impegnata per forza di cose. Lo ricordiamo con una sua autobiografia pubblicata dal sito Radio Marconi.com
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Mi chiamo Franco Moretti e sono nato a Ferrara il 30/08/1920. Professione attuale Radioamatore. Dopo una vita di lavoro vorrei descrivere il mio primo incontro con la radio e il suo mondo, che mi ha accompagnato dalla giovinezza alla vecchiaia.
Dei primi anni della mia vita ricordo poco, ma un episodio mi è rimasto impresso. Avevo cinque o sei anni, non ricordo bene, e frequentavo le scuole elementari della mia città in via Bersaglieri del Po. Una mattina, durante la lezione, entrarono in classe alcune signore con grandi scatoloni e ci chiamarono, uno alla volta, dietro la lavagna.
Ci misero un paio di pantaloncini grigio verde e una camicetta poi alla fine la signora maestra rivolta a tutti noi disse: Ora siete “figli della lupa”.
La mia giovinezza trascorse nella più completa normalità, con le piccole manie di tutti i ragazzi della mia generazione. Raccolta di francobolli, di pietruzze varie, trenino elettrico e cosi via.
A 14 anni, frequentando gli amici più intimi, visitai per la prima volta la casa di Werter Cordiani (che poi diventò I1CC) e rimasi affascinato dal lavoro del padre.
Era un dipendente della società di distribuzione della energia elettrica nella nostra città e costruiva apparati radio riceventi per conto della sua Società, che poi venivano distribuiti ai soci della stessa.
Era l’anno 1934 e gli apparati erano costruiti su di una tavoletta di legno con gl zoccoli per le valvole e gli altri componenti, avvitati sulla base. Gli zoccoli avevano, per ogni elettrodo, un morsetto a vite nel quale veniva poi inserito il conduttore in rame nudo, di sezione quadrata.
Tutto il montaggio veniva eseguito modellando i conduttori con apposita pinzetta per creare ad ogni capo del filo un anello da infilare poi nel morsetto degli zoccoli. Anche i condensatori, le resistenze e gli altri componenti avevano morsetti a vite per fissarli ai vari conduttori.
Chiesi al papà di Werter se potevo, dopo la scuola, frequentare la casa e collaborare montaggio degli apparati.
Fui accontentato e quello fu il mio incontro con la radio: In seguito potei assistere agli esperimenti di ricezione TV con disco di Nipkow con un sistema che il papà di Werter ne aveva costruito l’apparato. Era, per chi non ricorda, un sistema che usava il disco in oggetto formato da una serie di fori con sequenza elicoidale e che veniva posto di fronte ad una lampada al neon alimentata dal segnale proveniente da un ricevitore ad onde lunghe.
La stazione, che ricordo, era radio Londra. Mi dicevano di guardare la finestrella di sezione quadrata, e di alcuni centimetri per lato, per vedere le immagini trasmesse da un teatro. In realtà, quella che si chiamava immagine, era una sorta di visione sfocata e prima di dettaglio. Però il papà di Werter ne era entusiasta.
Dopo alcuni mesi cominciammo a costruire una “radio trasmittente”. Quello fu un gran giorno. Ne montammo due una per casa Cordiani e una per me.
Finita la costruzione e dopo avere fatto il… collaudo!!, portai a casa il mio primo trasmettitore.

La mia prima antenna era composta da un filo teso nel mio terrazzo che era situato al terzo piano della mia abitazione.
L’alimentazione era fatta con una discesa a 1/7 dal centro e la gamma di funzionamento era quella dei 40 metri – 7 Mhz.
Il ricevitore, un apparato commerciale con la gamma delle onde corte. Dato il traffico di radioamatori, negli anni 1935 – 1936, la selettività era più che sufficiente per un modesto traffico.
Però la polizia di stato venne a conoscenza della mia attività e con una visita domiciliare, trovarono la stazione e sequestrarono tutto mettendo in guai seri mio padre. Si risolse con una salata contravvenzione.
Poi nell’anno 1937, seguendo le poche pubblicazioni relative alla radio d’amatore, trassi dalla rivista “L’antenna” della casa editrice Rostro, uno schema di trasmettitore recensito da una pubblicazione americana, e mi misi di nuovo a costruire un altro apparato.
Avevo avuto alcuni cristalli di quarzo sulla frequenza dei 7 Mhz, e approntai l’oscillatore seguito da uno stadio driver e da una finale di “potenza” che era un pentodo per radioricevitori. Sempre seguendo l’ottima rivista citata mi accinsi alla costruzione del ricevitore. Era un sistema a circuiti accordati che si prestava come prima autocostruzione. La difficoltà era il reperimento dei componenti necessari. La gamma di funzionamento erano i noti 40 metri e però, avendo costruito le bobine di ingresso a RF su zoccoli di valvole rotte, preparai anche gli avvolgimenti per esplorare la nuova gamma, per me, dei 20 metri.
Il tutto era alimentato da due alimentatori, uno per il ricevitore e l’altro per la parte trasmittente.
Cominciai quindi i QSO con altri radioamatori Italiani e feci stampare le mie prime QSL. Chiaramente non vi erano riportati i dai personali e la città.
Anche le QSL che ricevevo erano senza identificazione, ma si era stabilito un giro di conoscenti che facevano da tramite allo smistamento. Le mie finanze non erano ingenti e un brutto giorno si guastò una valvola degli alimentatori. Continuai i collegamenti scambiando la valvola raddrizzatrice, con fazzoletto dal TX all’RX, ma il calore si fece forte e in uno scambio mi cadde la preziosa 80, che tutti gli OM ben conoscevano, e il QSO ebbe termine. Rimasi tutto un pomeriggio nel negozio dei miei genitori implorando le 20 lire per acquistare una nuova valvola. Ricordo che la valvola costava appunto 20 lire ma la tassa governativa era di ben 11 lire –
Ho continuato fino agli anni 39 migliorando gli apparati e stabilendo sempre nuovi collegamenti, poi iniziò il triste periodo della guerra e tutta la mia stazione fu demolita.

***

Arrivò finalmente il 25 Aprile 1945 e le truppe inglesi entrarono nella città di Ferrara e così terminò per tutti noi la triste parentesi della guerra.
Il giorno seguente, in compagnia di mia moglie, andammo in bicicletta al suo paese natale, Guarda Ferrarese, per constatare gli effetti della guerra. La sua casa era stata bombardata e distrutta nel corso del conflitto e non se ne capiva la ragione.
Arrivati sull’argine del Po che costeggia il paese, ci apparve un incredibile paesaggio. Tutta l’aerea per un chilometro circa, era disseminata di mezzi militari abbandonati. Automobili, motociclette, carri agricoli con cavalli, e quanto poteva appartenere a reparti militari in fuga. Io mi ero messo la divisa militare per giustificare un eventuale incontro con i partigiani che presidiavano il territorio.
Mi lasciarono passare e, come molti abitanti del paese, cercai fra tutto quel materiale, quello che poteva essere utile da raccogliere. Chiaramente cercavo apparati radio. Ne trovai di ogni tipo: Dai portatili, ai veicolari e agli impianti fissi. Tutti cercavano viveri e copertoni auto o cose che da tempo non vedevano più. Nessuno si curava di cosa io prelevassi dai furgoni. Smontai, dalla loro sede, vari trasmettitori, ricevitori, materiale di ricambio, valvole e quanto sognavo di possedere fra quel paradiso, per me radioamatore.
I parenti di mia moglie abitavano a 100 metri dall’argine e, in diversi viaggi, portai tutti gli apparati nella loro casa. Tornai poi dopo alcuni giorni a prelevare il tutto con un amico che aveva una automobile.
Compresi, dopo avere visto questo spettacolo, la ragione per la quale durante la guerra il paese subì vari bombardamenti. Sulle vecchie carte stradali che un maestro del paese mi mostrò, appariva un traghetto che attraversava il fiume Po in quel punto. Funzionò per molti anni, ma fu chiuso prima della guerra.
Quindi tanto i tedeschi che gli alleati non avevano aggiornato le loro carte.
Con tutto quanto avevo accumulato iniziai un opera di scelta degli apparati e cominciai a costruire, finalmente dopo vari anni, il mio primo trasmettitore con moderna tecnica e con pezzi che mai pensavo di potere utilizzare.
La prima gamma utilizzata fu quella dei 28 Mhz in quanto un apparato tedesco chiamato UKW, formato dal ricevitore e dal trasmettitore mi permise i primi collegamenti con gli Stati Uniti.
In seguito si resero disponibili anche gli apparati militari americani, che vennero distribuiti da campi di raccolta specifici, e si chiamano ARAR.
La mia stazione radio si arricchii di sempre nuovi apparati, la maggior parte autocostruiti, e di potenza adeguata al materiale disponibile .
Venne poi il problema delle antenne che risolsi prima con filari di vario tipo, e poi con la prima antenna rotativa con boom di legno e canne di alluminio Mi abbonai alla rivista americana per radioamatori QST che mi permise di aggiornarmi sullo stato della tecnica.
Alla fine dell’anno 1945 iniziarono a Ferrara alcuni processi politici legati agli esponenti del regime fascista e colsi questa occasione per chiedere alle autorità di installare una stazione radio nei locali del tribunale, per permettere al pubblico di seguire le fasi dei dibattimenti. L’idea poteva essere una dimostrazione della capacità di noi radioamatori per funzione di pubblica utilità. Le autorità non concessero l’autorizzazione in quanto le trasmissioni radio erano monopolio dello stato che lo esercitava con la RAI.
Mancavano tre giorni al primo processo che sarebbe iniziato nel Settembre 1945 quando il prefetto di Ferrara, dott Hirsh, mi mandò a chiamare e mi autorizzò ad installare la trasmittente nella sala adiacente le udienze.
I vigili del fuoco mi installarono una antenna filare dalla chiesa di S. Domenico e il palazzo Bentivoglio sede del tribunale e con una delle trasmittenti prelevate sul fiume Po, di fabbricazione tedesca, con la potenza di 30 watt, con microfoni di fortuna effettuai la trasmissione sulla lunghezza d’onda di 230 metri.
Il tutto durò tre giorni e visto il risultato, il prefetto richiese di preparare una nuova trasmittente più potente, in grado di servire tutta la provincia, per un secondo processo, molto più importante, a carico dell’ex prefetto di Ferrara dott. Altini e che si sarebbe svolto in aprile 1946 .
Con calma preparai una “vera” stazione radio con la potenza di circa 100 watt con un telaio metallico con generatore a cristallo, separatore e stadio finale con la ottima valvola 813. I problemi non mancavano. Per modulare di placca quella potenza servivono almeno 50 watt di bassa frequenza e un trasformatore di modulazione adeguato: Cose che non avevo.
Chiesi l’aiuto di un mio caro amico radioamatore, Nicodemo Pastorelli, che era impiegato in una nota ditta di Ferrara che gestiva impianti di amplificazione sonora nelle piazze. Ottenni un amplificatore da 50/60 watt e ora mancava il trasformatore di modulazione. Gli amplificatori BF hanno una impedenza di uscita tale da collegare gli altoparlanti che erano intorno ai 15/20 ohm. A me occorreva un trasformatore intorno ai 5/6000 ohm. Dopo avere cercato, invano, una soluzione professionale, pensai di risolvere il tutto con un grosso trasformatore di alimentazione. Nel “surplus” americano ne trovai uno da 1000 watt che aveva come secondario 2X500 volt, la tensione per i filamenti delle valvole, attorno ai 4 e 6 Volt e il primario per la rete a 110 volt.
Cominciai le prove e tutto andò perfettamente usando gli avvolgimenti a 6 volt come ingresso dall’amplificatore di BF, e i secondari come alimentazione della tensione anodica di 1500 volt alla valvola 813 finale di potenza a RF.
I microfoni furono realizzati usando l’involucro di un fanale di bicicletta “radius” che erano costruiti da una fabbrica Ferrarese. All’intermo misi le capsule microfoniche costituite da auricolari di cuffie americane magnetodinamiche. Una reticella metallica sostituiva il vetro anteriore del fanale. Ne furono realizzati 6 pezzi e due a colonna utilizzando delle piantane per lampadari.
Il servizio interno del tribunale costruì una piattaforma in legno di circa due metri di altezza e provvide a fare un foro nella parete dell’aula del tribunale chiuso con vetro di isolamento, per permettermi di osservare l’interno e comandare i vari microfoni.
Mi ero costruito un mixer con valvole 6SN7, doppi triodi con uscita a bassa impedenza sul catodo. Il tutto veniva inviato all’ingresso dell’amplificatore di bassa frequenza. Il processo cominciò prima della data prevista, il 14 marzo alle ore 9.00 e terminò il giorno 11 aprile 1946.-
Durante tutto il periodo di funzionamento fui aiutato da mia sorella che faceva da annunciatrice, e da alcuni amici che provvedevano alla stesura dei testi e alla trasmissione, nei giorni festivi, di programmi musicali che venivano eseguiti dall’orchestra Orsatti, in un appartamento adiacente al palazzo del tribunale. Si alternarono ai microfoni vari giornalisti e in particolare Don Bedeschi, cappellano militare dell’VIII armata inglese, che parlò delle varie vicende legate al conflitto recentemente concluso.
Nei primi giorni di funzionamento si presentarono alla porta della stanza alcuni finanzieri in divisa per sequestrare la stazione in quanto “illegale”.
Avevamo però due carabinieri dislocati dalla magistratura a protezione del complesso, che impedirono l’attuarsi del sequestro.
Fino al giorno della chiusura del dibattimento, puntualmente si presentavano per eseguire l’ordine ricevuto.
Il processo finì alle tre di notte e quando tutti lasciarono l’aula diedi ai due carabinieri, che ormai erano diventati della famiglia, cacciaviti e tronchesini e procedemmo alla demolizione della stazione. Trovammo una cassa di libri del tribunale, la vuotammo, e raccogliendo i vari componenti li ponemmo nella cassa che fu portata a pianterreno e caricata su un auto –
Il tutto fini nel mio negozio. Erano le cinque della mattina del 15 aprile 1946. La mattina seguente, trovai davanti alla porta del mio negozio una carovana di auto. Polizia, carabinieri, finanza, RAI. Alla richiesta delle generalità ed esibendo un mandato di requisizione, vollero sequestrare la stazione della… “cosiddetta” Radio Ferrara.
Aperta la saracinesca indicai loro la cassa con il relativo contenuto, che conteneva quello che fu la radio Ferrara da loro richiesta.
Non fu ben accettata la soluzione dai presenti convinti di poter trovare una stazione radio, come descritta dai vari giornali, e funzionante.
Il comandante dei finanzieri fece buon viso a cattivo gioco e alla richiesta di esibire la autorizzazione alla gestione, presentai la lettera con l’ordine del prefetto di Ferrara che mi ordinava di allestire una stazione radio per diffondere il processo Altini evitando la ressa del pubblico nell’aula del tribunale.
La parte burocratica però terminò con la firma da parte mia di un verbale di ben 14 pagine sottoscritto anche dal comandante dei carabinieri e dai delegati della RAI.
Così finì la storia di Radio Ferrara che mi aveva dato la grande soddisfazione di creare, senza nessun scopo di lucro, un pubblico servizio dimostrando che i radioamatori potevano essere di grande utilità alla comunità.

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