IA. da SEO ad AIO passando per particle.news: l’editoria tradizionale tra sentenze ostili e un nuovo mondo che potrebbe renderla superflua

particle.news

Il buon vecchio SEO – Search Engine Optimisation – sta lasciando spazio al nascente AIOArtificial Intelligence Optimisation, talvolta detto anche AEO – Answer Engine Optimisation.
Di questo si parla insistentemente nella Silicon Valley, dando l’impressione che cambiando qualche metatag si possa risolvere un problema esistenziale, la sopravvivenza delle testate online nell’era dell’impensabile, fino solo ad un anno fa, “dopo Google”.
Ma non è così: quella che sta arrivando è una vera rivoluzione nell’accesso alle informazioni (lato utente) e nelle modalità di distribuzione e remunerazione di chi le produce.
Sul tema abbiamo iniziato a parlare in un primo pezzo con argomenti successivamente approfonditi. In questo articolo e nel successivo tentiamo di fare un passo avanti: partiremo da alcune importanti sentenze riguardanti il copyright, proseguendo con l’analisi di particle.news, uno strumento per gli utenti finali che crediamo possa far comprendere qualcosa sul futuro dell’informazione per arrivare – nel prossimo articolo – a spiegare il pay per crawl, una proposta di Cloudflare molto più articolata e rivoluzionaria di quanto si possa intuire dal solo nome.

Sintesi

Le testate giornalistiche, un tempo dipendenti dal traffico generato da motori di ricerca come Google e social network, si trovano oggi a competere con chatbot come ChatGPT, Perplexity, Gemini e Grok, che forniscono risposte immediate senza la necessità di visitare siti web pieni di popup e banner.
Strumenti come particle.news, che aggregano e sintetizzano notizie da molteplici fonti, stanno ridefinendo l’esperienza utente, rendendo obsoleti i navigatori web tradizionali e sollevando questioni di copyright e remunerazione per gli editori.
Sul piano legale, casi come quello del New York Times contro OpenAI e Microsoft, o la sentenza Anthropic del 2025, evidenziano il dibattito sulla proprietà intellettuale nell’uso di contenuti per addestrare modelli I.A.
La sentenza Anthropic ha stabilito che l’uso di materiale acquistato legalmente per l’addestramento di I.A. rientra nel fair use a patto che il risultato sia trasformativo e non danneggi il mercato originale.
Intanto, soluzioni tecnologiche come il pay per crawl di Cloudflare propongono un modello di remunerazione basato sugli accessi dei bot I.A., mentre particle.news, attraverso sintesi generate in tempo reale, evita violazioni di copyright, aprendo però interrogativi su come compensare le fonti originali.

La questione di base

Iniziamo con un breve riassunto del problema: dopo anni in cui le testate hanno ricevuto traffico (lettori) da social network e dai motori di ricerca (leggasi Google), stiamo rapidamente entrando nell’era in cui solo i chatbot, nella loro funzione di acquisizione di informazioni, vengono a visitare i nostri siti web.

User experience

Gli utenti, invece, stanno comprendendo come una semplice domanda a ChatGPT, Perplexity, Gemini o Grok e affini, fornisca tutte le informazioni e le notizie desiderate senza l’assillo di popup, banner e video che partono a tradimento. Ma non basta: nuove app, come particle.news, offrono un’esperienza utente infinitamente superiore a tanti siti web, rendendo perfino il classico navigatore (quello non-agentico) uno strumento obsoleto.

L’approccio legale

Alcuni editori stanno cercando di salvare il business passando alle vie legali.
Un esempio ben noto è quello del New York Times, che già a dicembre 2023 aveva iniziato un’azione contro OpenAI e Microsoft. L’accusa? Il quotidiano stesso aveva scritto che “Milioni di articoli del New York Times sono stati utilizzati per addestrare chatbot che ora competono con la testata stessa“.

E’ un furto!

Furto di proprietà intellettuale, in altre parole.

nyt - IA. da SEO ad AIO passando per particle.news: l'editoria tradizionale tra sentenze ostili e un nuovo mondo che potrebbe renderla superflua

Le prove

La base delle accuse, le prove fornite dagli avvocati del NYT insomma, sono interi paragrafi di articoli della testata che ChatGPT avrebbe riprodotto identici, a fronte di un prompt che l’editore non aveva ritenuto il caso di rendere pubblico.

Risultato non replicabile

Da notare che si trattava di un risultato non replicabile: pur avendo provato con decine di prompt (incluso “riproduci parola per parola l’articolo del NYT intitolato x”, che a quell’epoca avrebbe dovuto funzionare, non essendo ancora applicate le attuali censure), chi scrive non è mai riuscito a verificare di persona questo presunto plagio.

Causa in corso

La causa legale è ancora in corso ed è passata alla fase di scambio documenti formali con accuse reciproche, ma possiamo considerare quanto deliberato da un giudice federale il 23 giugno 2025 su un caso analogo, quello che coinvolge Anthropic e il suo utilizzo di libri.

Il caso libri – Linee guida dalla sentenza Anthropic

L’azione legale, presentata presso la Corte Distrettuale della California negli Stati Uniti, è stata intentata dagli autori Andrea Bartz, Charles Graeber e Kirk Wallace Johnson nell’agosto 2024. L’accusa sostiene che Anthropic abbia costruito un “business multimiliardario rubando centinaia di migliaia di libri protetti da copyright”.

Linee guida

Inaspettatamente, la sentenza non ha dato ragione aprioristicamente ai detentori della proprietà intellettuale. Piuttosto, ha definito alcune linee guida su ciò che è accettabile e ciò che invece non lo è.

Acquisto legale

Il giudice ha stabilito che, se i libri sono stati acquistati legalmente il loro utilizzo per addestrare un modello A.I. rientra nel “fair use“. L’uso di libri piratati rappresenterebbe invece, ovviamente, una violazione del copyright.

Uso trasformativo…

Queste le parole esatte del giudice: “Lo scopo e il carattere dell’uso di opere protette da copyright per addestrare gli LLM a generare nuovi testi era “quintessenzialmente” trasformativo. Come qualsiasi lettore che aspiri a diventare uno scrittore, gli LLM di Anthropic si sono addestrati su opere non per correre avanti e replicarle o soppiantarle, ma per voltare un angolo difficile e creare qualcosa di diverso.

…lecito

Se questo processo di addestramento richiedeva ragionevolmente la creazione di copie all’interno dell’LLM o altrimenti, quelle copie erano coinvolte in un uso trasformativo. Il primo fattore favorisce l’uso lecito per le copie di addestramento.”

Fair-use

Quasi contestualmente, una sentenza riferita a Meta (casa madre di Facebook) chiarisce ulteriormente il pilastro del fair use: il danno al mercato.

Impatto sulle vendite

Anche in questo caso il giudice ha dato torto agli autori perché i querelanti, tra cui Sarah Silverman e Ta-Nehisi Coates, non hanno dimostrato un danno attraverso una diminuzione delle vendite dei propri libri.

Particle News

Torniamo dunque al settore news. Abbiamo parlato di particle.news, andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta. Tutti possono provarlo sul web, ma per comprenderlo a fondo è conveniente installare la versione mobile, che ha l’aspetto visibile nell’immagine che segue.

particle scaled - IA. da SEO ad AIO passando per particle.news: l'editoria tradizionale tra sentenze ostili e un nuovo mondo che potrebbe renderla superflua
particle.news

Aggregatore nel vero senso

Possiamo vedere la modalità in cui viene presentata una notizia. Non si tratta – come in Google News – di un’immagine e un riassunto dell’articolo di una determinata testata che rimanda al sito della stessa. Si tratta piuttosto di un’aggregazione, una sintesi di tanti articoli sul medesimo argomento.

Otto fonti per un articolo

Nel caso specifico del nostro esempio, le fonti sono otto articoli da fonti quali Reuters, The Guardian, AP ed altri. I modelli di I.A. utilizzati da particle.news provvedono a creare numerosi modi alternativi di fruire la notizia.

Modalità di accesso

L’utente può scegliere di visualizzare e leggere – come si vede nell’immagine – in modo classico, con un testo esteso (attenzione: creato dalla I.A. ma ancorato alle fonti). Oppure in modo semplificato (“come se avessi 5 anni”). O da punti di vista opposti.

5 W

Oppure si può chiedere di visualizzare l’essenziale, solo le famose 5 W del giornalismo, Where/What/When/Who/Why, tradotto in italiano: Dove/Cosa/Quando/Chi/Perché.

Niente copyright

In questo modo particle.news elimina l’appiglio usato da tante testate per chiedere soldi a Google (ricordiamo le famose cause degli editori che ritenevano che Google “rubasse” i loro titoli e sottotitoli).
In nessun caso l’aggregatore riporta esattamente le parole dell’articolo originale: l’articolo presentato è “rigenerato” a partire da tante fonti.

Remunerazione

Resta aperto un punto essenziale: senza le fonti (otto in questo caso), particle.news non avrebbe potuto creare nulla. E ovviamente la cosa non cambia se, anziché classiche testate, si fosse utilizzata solo un’agenzia di stampa. E senza remunerazione le fonti si spengono e la I.A. inizia ad entrare in un loop autoreferenziale privo di innovazione (può esporre solo la medesima questione in forme diverse, senza innovarla). Che fare?

Vaghezza

Per quanto riguarda particle.news, il sito resta piuttosto vago sul tipo di accordi chiusi finora con le principali testate statunitensi.

Intervista esclusiva

È per questo motivo che Newslinet ha chiesto – e ottenuto – un’intervista esclusiva con la co-fondatrice e CEO della società, Sara Beykpour: contiamo nella seconda parte di questo articolo di chiarire questo punto essenziale, riportando quanto ci verrà spiegato nell’intervista stessa.

AIO, o meglio pay per crawl

Esiste anche una proposta tutta tecnologica per la soluzione del problema. È quella avanzata da Cloudflare e detta pay per crawl (pagamento in funzione degli accessi da parte dei bot I.A.).

Complesso da comprendere

Tanto tecnologicamente complessa e innovativa che abbiamo molto faticato prima di comprenderne a fondo sia l’idea che il funzionamento.

HTTP

Potremmo fingere di spiegarla rapidamente in termini tecnici (citando ad esempio l’ “HTTP response code 402“), ma questo non permetterebbe di illustrarne la natura profonda, radicale e totalmente trasformativa.

Continua

Diamo dunque appuntamento alla parte 2 di questo articolo, dove, dopo le spiegazioni del CEO di particle.news, cercheremo di analizzare e illustrare l’idea di Cloudflare.

Evoluzione molto positiva per chi crea valore

Per ora ci limitiamo a dire che ci sembra un’evoluzione davvero molto positiva per il web e per chi crea vero valore.

Fine del click-bait

E  ci vien da scrivere fortunatamente  disastrosa per l’editoria classica, i suoi click-bait ed i suoi odiosi popup. (M.H.B. per NL)

Questo sito utilizza cookie per gestire la navigazione, la personalizzazione di contenuti, per analizzare il traffico. Per ottenere maggiori informazioni sulle categorie di cookie, sulle finalità e sulle modalità di disattivazione degli stessi clicca qui. Con la chiusura del banner acconsenti all’utilizzo dei soli cookie tecnici. La scelta può essere modificata in qualsiasi momento.

Privacy Settings saved!
Impostazioni

Quando visiti un sito Web, esso può archiviare o recuperare informazioni sul tuo browser, principalmente sotto forma di cookies. Controlla qui i tuoi servizi di cookie personali.

Questi strumenti di tracciamento sono strettamente necessari per garantire il funzionamento e la fornitura del servizio che ci hai richiesto e, pertanto, non richiedono il tuo consenso.

Questi cookie sono impostati dal servizio recaptcha di Google per identificare i bot per proteggere il sito Web da attacchi di spam dannosi e per testare se il browser è in grado di ricevere cookies.
  • wordpress_test_cookie
  • wp_lang
  • PHPSESSID

Questi cookie memorizzano le scelte e le impostazioni decise dal visitatore in conformitĂ  al GDPR.
  • wordpress_gdpr_cookies_declined
  • wordpress_gdpr_cookies_allowed
  • wordpress_gdpr_allowed_services

Rifiuta tutti i Servizi
Accetta tutti i Servizi

Ricevi gratis la newsletter di NL!

SIT ONLINE abbonamento circolari Consultmedia su scadenze ordinarie e straordinarie settore radio-tv-editoria: [email protected]

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER