La Rai e il rispetto delle regole … Ue

“La Rai, indipendentemente dalla sua natura giuridica, e’ tenuta nell’affidare lavori, servizi e forniture, a seguire, per la scelta del contraente, le procedure di evidenza pubblica imposta dalle norme della Ue”


ADUC.it

Lo scrive la Corte di cassazione nella sentenza numero 10443 del 23 aprile 2008. Una sentenza redatta in occasione del ricorso di alcuni istituti di Vigilanza contro la Rai.
Una sentenza che avrebbe di fatto bloccato le attivita’ negoziali in viale Mazzini ormai dalla primavera scorsa. E una sentenza che il cda sta cercando di aggirare con un’apposita delibera che introduce “Norme transitorie sulla negoziazione dei contratti”. Una delibera approvata il primo agosto scorso – a quanto apprende IL VELINO – sulla quale i dirigenti aspettano un parere degli Affari legali e del ministero delle Comunicazioni. Poche righe con le quali si cerca di chiarire che “Tutto cio’ che afferisce acquisti per produzione e programmazione tv non deve rispondere alla normativa Ue”. Un modo semplice e veloce per rimettere in moto la macchina Rai e sottrarla alla burocrazia (e ai lacciuoli) di Bruxelles. Un modo, per esempio, per varare quel Qualitel che giace, con tanto di capitolato, ormai da mesi sul tavolo del vicedirettore generale, Giancarlo Leone.
Il Qualitel doveva essere operativo da aprile 2008; poi si era parlato di giugno 2008; e a oggi, con l’estate che volge al termine, del nuovo sistema di rilevazione di gradimento dei programmi Rai non c’e’ ancora traccia. Eppure il capitolato sarebbe gia’ stato redatto, e una valutazione interna sui costi dell’operazione sarebbe gia’ stata messa sul tavolo del dg, Claudio Cappon. E la colpa dello stallo – a detta di Leone – sarebbe proprio la “querelle normativa” con l’Unione Europea rispolverata dalla Corte di cassazione.
Una querelle che ribadisce come “la Rai in materia di appalti sia assoggettata a una regolamentazione – ha spiegato di recente Leone – che impone per importi di una certa rilevanza di dare corso a un bando di aggiudicazione aperto a tutta l’Ue”. E la soglia – a quanto si apprende – sarebbe stata abbassata a circa 500 mila euro. La procedura prevista dall’Ue sarebbe inoltre assai lenta e allungherebbe l’iter del nuovo indice di gradimento della tv di Stato. Una versione, quella di Leone, contestata apertamente da Remigio del Grosso, vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (AgCom) e membro di quel Comitato scientifico (insediatosi a luglio del 2007) che il Qualitel l’ha progetto e consegnato a viale Mazzini nel gennaio del 2008.
“Capisco che non e’ facile controreplicare al vicedirettore generale della Rai – ha spiegato del Grosso al VELINO – ma la versione ufficiale di Leone sul ritardo del Qualitel suscita molte perplessita’. Faccio parte del Comitato scientifico e premetto che, negli incontri avuti, Leone non ci ha mai parlato di problematiche legate a gare europee. È molto piu’ verosimile che la Rai stia aspettando dal sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, il riconoscimento di un contributo straordinario per far fronte al Qualitel”. Quel monitoraggio sulla qualita’ dell’offerta costa caro, infatti, e i sondaggi fatti con gli istituti specializzati lo avrebbero confermato (ben oltre il milione di euro che si spendeva per l’indice Iqs) . “Non sembra sia partito nemmeno l’altro monitoraggio, quello sulla Corporate Reputation – ha rincarato la dose del Grosso -. Eppure non aveva bisogno di gare europee perche’ affidato allo stesso istituto che gia’ ne svolge uno analogo, e che ora dovrebbe (ri)avviarlo con i criteri piu’ stringenti predisposti dal Comitato Scientifico”. L’impressione, insomma, e’ che il Qualitel (con o senza gare europee) non sia certo in cima alla lista dei pensieri del triunvirato Petruccioli-Cappon-Leone. E chissa’ se con un assegno Romani gli fara’ scalare la classifica delle priorita’.
Previsto dall’articolo 3 del nuovo Contatto di Servizio 2007-2009 e sponsorizzato dall’ex ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni con il nobile intento di differenziare la tv pubblica da quella commerciale, il Qualitel si doveva calcolare su un campione di circa mille persone, intervistate ogni giorno da un istituto specializzato, che avrebbero espresso il loro gradimento sui programmi Rai, anche non visti per intero, di qualsiasi genere e di tutte le fasce orarie, con un punteggio che va da zero a cento. In particolare sarebbero stati cinque i livelli di giudizio: cinque diversi metodi di rilevazione applicati ad altrettante specifiche tipologie di offerte televisive.
Nella prima fase si sarebbe chiesto al pubblico il gradimento delle trasmissioni della fascia oraria piu’ importante, quella delle 20-24, che determina la maggior parte degli investimenti pubblicitari. Nella seconda fase invece il giudizio sulle altre fasce orarie, nella terza quello sulle trasmissioni per minori. Nella quarta si sarebbe rilevato il gradimento di chi guarda l’offerta Rai su Internet. La quinta fase avrebbe riguardato, infine, la misurazione della reputazione generale della tv del servizio pubblico. Il progetto Qualitel prevede inoltre che i punti-qualita’ di ciascun programma siano resi pubblici quotidianamente (altro aspetto che Leone non digerisce), cosi’ come accade con l’Auditel. Il tutto, come detto, Europa (e Romani) permettendo. (Il Velino)

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