Pubblicità: la crisi può stimolare gli investimenti. Ottime prospettive per radio ed Internet; buone per la tv

Il 60% delle società italiane prevede maggiori investimenti pubblicitari durante il prossimo semestre


Il 2008 ha chiuso con un lieve calo in valore assoluto, intorno all’1%, con la tenuta sostanziale della tv, un piccola crescita della radio e internet e la sofferenza della stampa. Il 2009? Penso che il primo semestre sarà molto difficile. Poi spero in una reazione. Dipende da noi”. Sono queste le parole con cui Lorenzo Sassoli De Bianchi, in qualità di presidente UPA (Utenti pubblicità associati), riassume al Corriere della Sera i risultati dello scorso anno in materia di pubblicità. E altrettanto chiare sono le stime Nielsen che, a conferma della precedente dichiarazione, dimostrano una crescita del 18,5% negli investimenti per la pubblicità online, un incremento del 4,4% per la radio e un segnale speranzoso anche per la tv, che registra + 0,7% (dati relativi ai primi dieci mesi del 2008). Nel settore gli unici a calare sono i quotidiani (- 3,5%) e i periodici (- 5,6%). Ma in questo caso la discesa è ormai cronica (e presumibilmente irrecuperabile), per un settore sempre più aggredito dalle nuove tecnologie, a differenza, invece, della radio che vive benissimo nella condizione analogica evolvendo naturalmente in digitale sul web. Dunque, con la ragionevole esclusione della carta stampata, quanto rilevato è che anche in un periodo di crisi come l’attuale gli investimenti in pubblicità non mancano. Anzi, forse nella speranza di reagire presto alla situazione di stagnazione dei consumi, molte aziende (sicuramente le più coraggiose e/o lungimiranti) investono anche più del previsto. Lo spiega ancora Sassoli De Bianchi, questa volta nella veste di imprenditore (dirige Valsoia), chiarendo che il 60% delle società italiane prevede maggiori investimenti pubblicitari durante il prossimo semestre. Del resto come rinunciare ad un momento nel quale gli italiani, nel tentativo di risparmiare qualche utile risorsa per il proprio bilancio, trascorrono più tempo a casa, intrattenendosi con radio e tv? Come non sfruttare l’enorme potenziale di pubblico che una situazione di crisi tale riesce involontariamente a generare? Ancora una volta servono delle stime per confermare questa strategia: nelle prime due settimane di dicembre Mediaworld ha venduto circa 20mila televisore a schermi piatto da 42 pollici. L’intrattenimento rimane tra le mura domestiche. E, a quanto pare, pretende di essere di ottima qualità. (Marco Menoncello per NL)

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