Radio. Costella e Quarna (DeeJay e Capital): il mondo è cambiato ormai occorre investire in scouting, brand e formati più che nella rete FM

Gianluca Costella, Francesco Quarna, Elemedia, GEDI

Gianluca Costella e Francesco Quarna (Capital e DeeJay): occorre investire nei marchi e nei formati piuttosto che nella rete analogica.
Ci troviamo di fronte ad un cambio epocale, quello della modalità d’ascolto. Per ora si affiancano due tipi di fruizione: ascolto passivo ed ascolto attivo.
Alle stazioni radiofoniche, più che programmatori musicali, servono music supervisor, capaci di rassicurare, ma anche di stupire, l’ascoltatore. E creatori di contenuti originali.
Le radio locali si devono misurare col volano commerciale spesso esiguo del loro bacino. Potrebbero giocarsi la carta della territorialità contenutistica, ma con quali risorse economiche? Meglio scegliere la strada della programmazione musicale non banale. E’ incredibile che alcuni formati radiofonici fondamentali siano assenti.
Occorre attingere dai cataloghi  senza fossilizzarsi sui grandi successi, come accadeva in passato.
Secondo l’ISTAT siamo il paese più anziano d’Europa, va da sé che l’età media degli ascoltatori sia sempre più alta. Viene quindi da chiedersi se sia efficace proporre un’offerta musicale troppo distante da quella gradita alla generazione X ed ai baby boomer.

Sintesi

Intervista doppia a Gianluca Costella e Francesco Quarna (Radio DeeJay e Radio Capital), per affrontare il profondo mutamento del panorama radiofonico italiano, segnato dalla transizione dall’ascolto passivo (tipico della radio analogica) a quello attivo (digitale e consapevole).
Secondo Costella, la radio deve rinnovarsi per restare rilevante, puntando su music supervisor più che su semplici “programmatori”, investendo su brand e formati originali, invece che sulla rete analogica.
Radio Capital è un esempio virtuoso, con un’offerta musicale di qualità e spin-off digitali in crescita.
Le radio locali, penalizzate da bacini pubblicitari ristretti, dovrebbero evitare scelte musicali banali e sperimentare formati ancora assenti nel panorama italiano.
Spotify è un nemico selettivo (per la radio giovane e per la radio parlata), ma anche un potenziale alleato, soprattutto sul fronte podcast.
Per Quarna va difeso il valore unico della radio come medium sincrono e fautore di un rito collettivo, che dà senso di comunità, un aspetto che manca nei servizi streaming.
A ciò, però, fa da contraltare la povertà dell’offerta musicale radiofonica, troppo centrata sulle solite (poche) hits.
La soluzione? Un rinnovato scouting musicale, con una selezione attenta anche dai cataloghi passati, non limitata ai soli grandi successi.
L’obiettivo deve essere proporre novità rassicuranti, secondo le teorie neuroscientifiche di Andrea Bariselli.
Infine, un problema demografico: l’aumento dell’età media degli ascoltatori, in un Paese sempre più anziano, impone una riflessione sull’efficacia di format troppo distanti dai gusti della generazione X e dei baby boomer.

Doppia intervista

Sulla scorta dell’editoriale della scorsa settimana circa l’esplosione dell’offerta radiofonica via etere in città come Milano e Roma, triplicata nell’arco di un decennio e raddoppiata negli ultimi 24 mesi (e parliamo solo di quella FM/DAB+, in quanto quella IP è ad oggi difficilmente calcolabile), abbiamo sentito l’autorevole parere di due esperti del settore: Gianluca Costella (responsabile dei canali digitali Radio Deejay, Capital, m2o) e Francesco Quarna (Ufficio Musica di Radio Deejay).

Costella: il mondo corre e solo i futurologi della radio riescono a precederlo

(Newslinet) – Gli editori continuano a fare la radio come negli anni 90. Ma il contesto è completamente cambiato, a partire dalla presenza di concorrenti dinamici. Una volta il competitor della radio musicale era la musica di proprietà (musicassette, cd, hard disk) e quello della radio parlata, la tv. Oggi ci sono le piattaforme streaming on demand ed i podcast…
(Gianluca Costella) – Partiamo con questa riflessione: i tempi sono davvero cambiati e per il mezzo radio è arrivato il momento di rinnovarsi.

Cambio epocale in corso

Ci troviamo di fronte ad un cambio epocale, quello della modalità d’ascolto che sta mutando.
Per ora si affiancano due tipi di fruizione: ascolto passivo ed ascolto attivo.

Ascolto passivo (il contenuto imposto dal segnale più forte) e ascolto attivo (la fruizione consapevole in un ambiente normalizzato)

Con il digitale si è passati dall’era dell’ascolto passivo, determinato dal segnale analogico più forte, a quello attivo (consapevole), che favorisce una scelta ponderata dell’utente.

Music supervisor

Alle stazioni radiofoniche, ormai, più che programmatori musicali, servono music supervisor: conoscitori di musica capaci di rassicurare, ma anche di stupire, l’ascoltatore. E creatori di contenuti originali, estendibili in formati podcast.

Radio Capital

(Newslinet) – Un esempio…
(Gianluca Costella) – Radio Capital (claim, “solo bella musica”), musica di qualità che stupisce. Un’offerta integrata da spin-off digitali in costante crescita d’ascolto che aiutano a presidiare il perimetro musicale del brand.

Brand extensions

Le estensioni digitali della stazione madre (le radio ancillari, ndr) sono funzionali alla temibile emorragia di ascolti che migrano verse stazioni digitali verticali concorrenti. Del resto, Capital è una delle pochissime stazioni dove alcuni conduttori sono anche autorevoli dj e in cui la programmazione musicale è curata da veri esperti/appassionati di musica. La qualità musicale e dei contenuti è al centro.

Opportunità per le locali?

(Newslinet) – Parliamo delle emittenti locali: se con il passare degli anni i network nazionali stanno sempre più differenziandosi per stile e contenuti, ciò purtroppo non pare accadere per le stazioni territoriali.
(Gianluca Costella) – Le radio locali (non mi riferisco alle superstation) si devono misurare col volano commerciale, spesso esiguo, del loro bacino. E’ vero, potrebbero giocarsi la carta della territorialità contenutistica, ma con quali risorse economiche?

Scelta non banale

Meglio scegliere la strada della programmazione musicale non banale. E’ incredibile che alcuni formati radiofonici fondamentali siano assenti dal panorama locale o regionale del nostro paese…

Investire in brand e formati più che nella rete analogica di distribuzione del segnale

(Newslinet) – Il nostro editoriale della scorsa settimana sul raddoppio dell’offerta radiofonica via etere in città come Milano e Roma in due anni ha messo a nudo il Re…
(Gianluca Costella) – Semmai ha confermato quello che gli analisti di settore dichiarano da tempo: occorre investire nei marchi e nei formati, piuttosto che nella rete analogica di distribuzione…

Spotify: indifferente, concorrente, alleato

(Newslinet) – Inizialmente Spotify & C. non erano considerati concorrenti della radio. Chi lo sosteneva veniva deriso da qualche analista. Poi cambio d’orientamento: grandi editori (come Lorenzo Suraci, presidente di RTL 102.5) hanno iniziato a considerarlo come un pericoloso nemico. A che punto siamo?
(Gianluca Costella) –   Spotify è nemico di un certo tipo di radio, perlopiù giovane/giovane adulto, anche se va verso la direzione del target allargato. Piuttosto, Spotify attacca la radio parlata con la sua offerta sterminata di podcast. In questo caso vale la pena esserne alleati.

Francesco Quarna: radio sincronica

(Newslinet) – Quale è l’importanza della diffusione musicale radiofonica oggi?
(Francesco Quarna) – Uno degli aspetti più sottovalutati dell’ascolto della radio è la sincronicità. Anche inconsciamente, l’utente percepisce che il passaggio di un brano in onda è condiviso con altri utenti.

Rito collettivo d’ascolto

Rispetto alla fruizione privata attraverso i servizi di streaming, l’esperienza diventa un rito collettivo. Estremizzando, assimilabile a quella di un concerto.

Medium ancora insostituibile per la sua componente umana

In ciò la radio è un medium (ancora) insostituibile, in particolare i formati in cui l’elemento umano ha un peso rilevante. Il tocco del conduttore con personalità aggiunge valore alla musica, all’esperienza.

Hit Radio ripetitive

(Newslinet) – Anche qui un esempio è gradito…
(Francesco Quarna) – Ho confrontato una classifica dei singoli del 1985 con quella di oggi. Nella stessa settimana di riferimento, quarant’anni fa in Top 10 erano presenti otto brani radiofonici. Oggi quattro. È un fenomeno da approfondire, ma è evidente che una rotazione basata su poche “hit” diventi ripetitiva. Esce sempre meno musica radio friendly, purtroppo…

Scouting

(Newslinet) – Quindi torniamo al discorso dello scouter, cavallo di battaglia di alcuni nostri articoli…
(Francesco Quarna) – Sì, occorre attingere dai cataloghi, ma senza fossilizzarsi sui grandi successi, come accadeva in passato. Per quanto riguarda gli artisti di culto, di cui le persone possedevano gli album, ora ci si può prendere la libertà di selezionare canzoni che non erano singoli.

Bariselli: novità rassicurata

Fondamentale è appunto l’opera di scouting, ma rivolta al futuro, che – nel nostro caso – è propria del DNA di DeeJay. Come spiegato dallo psicologo e neuroscienziato Andrea Bariselli nel suo podcast “A Wild Mind”, i nostri sensi sono attratti dai patterns che combinano elementi rassicuranti e novità. Vale per l’udito e quindi anche per l’ascolto della musica in radio.

Questione d’età

(Newslinet) – Ok, ma il target della radio è sempre più adulto…
(Francesco Quarna) – Secondo l’ISTAT siamo il paese più anziano d’Europa, va da sé che l’età media degli ascoltatori sia sempre più alta. Viene quindi da chiedersi se possa risultare efficace proporre un’offerta musicale troppo distante da quella gradita alla generazione X e ai baby boomer. (M.L. per NL)

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