Con la pubblicazione dei primi dati Audiradio 2025 si apre il nuovo corso della misurazione radiofonica italiana.
Il punto zero segna la nascita di classifiche inedite, non comparabili con quelle dell’era TER.
RTL 102.5 guida il podio davanti a Radio Italia e RDS, confermandosi leader assoluta del mezzo.
Sintesi
Questa la classifica delle radio nazionali nel g/m relativamente al 1° semestre 2025 dell’indagine Audiradio
- RTL 102.5 – 6.675.000 ascoltatori nel giorno medio, 16.990.000 nei 7 giorni
- Radio Italia – 6.609.000 g/m; 15.924.000 settimanali
- RDS – 6.060.000 g/m; 14.752.000 settimanali
- Radio Deejay – 5.478.000 g/m; 12.748.000 sett.
- Radio 105 – 5.086.000 g/m; 13.506.000 sett.
- Radio Kiss Kiss – 4.037.000 g/m; 9.954.000 sett.
- Rai Radio1 – 3.193.000 g/m; 7.474.000 sett.
- Virgin Radio – 3.106.000 g/m; 7.408.000 sett.
- Rai Radio2 – 2.676.000 g/m; 6.871.000 sett.
- Radio 24 – 2.628.000 g/m; 5.501.000 sett.
- R101 – 2.379.000 g/m; 9.833.000 sett.
- RMC – 2.136.000 g/m; 6.047.000 sett.
- m2o – 2.110.000 g/m; 4.747.000 sett.
- Radio Capital – 1.773.000 g/m; 5.216.000 sett.
- Radiofreccia – 1.285.000 g/m; 4.010.000 sett.
- Rai Radio3 – 1.269.000 g/m; 3.120.000 sett.
- Radio Zeta – 1.240.000 g/m; 3.849.000 sett.
- Isoradio – 719.000 g/m; 3.427.000 sett.
Lunga gestazione
Dopo una lunghissima attesa, sono finalmente stati pubblicati sul sito di Audiradio (riportiamo il link specifico in calce) i dati del 1° semestre 2025 della nuova indagine sull’ascolto radiofonico Audiradio, che è succeduta alla previgente Radio TER del Tavolo Editori Radio, che ha concluso il suo ciclo esistenziale il 31/12/2024.
Punto zero dell’ascolto radiofonico italiano
Si tratta di un punto zero della misurazione dell’ascolto radiofonico italiano, considerato che le due rilevazioni non sono comparabili, principalmente in quanto Audiradio si fonda su un’ inedita divisione del comparto in due stream, di fatto due elenchi di interviste, che dividono le stazioni nazionali dalle locali.
Linee di continuità, ma nessuna comparazione possibile
E’ la stessa società che lo ha rimarcato in una nota inviata ieri: “Pur mantenendo importanti linee di continuità con le indagini passate, con le quali condivide gli obiettivi principali, questa ricerca è rinnovata nei questionari, nella struttura campionaria e nelle tecniche di elaborazione dei dati, e si arricchirà, nel prossimo futuro, della misurazione censuaria degli ascolti on-demand digital. Stante queste premesse, i dati di Audiradio 2025 non sono confrontabili con quelli di ricerche passate, il cui disegno metodologico e l’elaborazione erano differenti.
200.000 interviste CATI
La nuova indagine prevede, infatti, ben 200 mila interviste CATI, realizzate mediante l’utilizzo di tre distinti questionari, su altrettanti campioni indipendenti: Stream A, suddiviso in A1 (esclusivamente per le radio locali) e A2 (locali e nazionali), e Stream B per le sole radio nazionali. Grazie a un processo di fusione, i risultati provenienti dai tre Stream convergono in un unico database, che costituisce la fonte dei dati sui volumi e del nastro di pianificazione. Quest’ultimo sarà rilasciato successivamente”.
Slancio delle locali
E infatti, prevedibilmente, la suddivisione ha ridato al comparto locale una dignità fin qui soffocata dalla risonanza dei brand nazionali.
Solo classifiche
I nuovi dati, quindi, a nostro avviso, possono essere presentati esclusivamente sotto forma di classifiche ex novo, senza alcun riferimento a quelle dell’epoca TER, costituendo, come detto, un punto zero.
Il podio
Pertanto, per quanto riguarda il comparto nazionale (a quello locale dedicheremo un macro esame separato), la classifica Audiradio vede tra le 18 stazioni iscritte (comprese quelle RAI che segna il rientro dopo la querelle con TER), con al primo posto RTL 102.5 con 6.675.000 utenti nel giorno medio e 16.990.000 nei 7 giorni, seguita da Radio Italia con 6.609.000 ascoltatori g/m e 15.924.000 nei 7 gg. Conclude il podio RDS con 6.060.000 nel g/m e 14.752.000 nei 7 gg.
4°, 5° e 6° posto
Al quarto posto del punto zero dell’ascolto radiofonico troviamo Radio DeeJay, con 5.478.000 ascolti nel g/m e 12.748.000 nei 7 giorni, che precede Radio 105 che totalizza 5.086.000 utenti nel g/m e 13.506.000 nei 7 giorni. Conclude i trittico Kiss Kiss con 4.037.000 ascoltatori nel giorno medio e 9.954.000 nella settimana.
7°, 8°, 9° posto
Settima posizione per RAI Radio1 che segna 3.193.000 ascolti nel g/m e 7.474.000 nei 7 gg, inseguita da Virgin Radio con 3.106.000 nel g/m e 7.408.000 nei 7 gg. Conclude il tris delle posizioni RAI Radio2 con 2.676.000 al giorno e 6.871.000 nei 7 giorni.
10°, 11°, 12° posto
Al decimo posto della classifica Audiradio relativa al 1° semestre 2025 incontriamo Radio 24 che accumula 2.628.000 utenti nel g/m e 5.501.000 nei 7 giorni, seguita da R 101 con 2.379.000 nel g/m e 9.833.000 nei 7 gg. Termina l’esame del gruppo RMC che annota 2.136.000 ascolti nel giorno medio e 6.047.000 nei sette giorni.
13°, 14°, 15° posto
Apre il penultimo trittico m2o con 2.110.000 utenti nel g/m e 4.747.000 nei 7 giorni, che precede Radio Capital con 1.773.000 quotidiani e 5.216.000 settimanali. Al termine della triade troviamo Radiofreccia con 1.285.000 utenti g/m e 4.010.000 nei 7 giorni.
16°, 17°, 18° posto
L’ultimo tris si apre con RAI Radio3 che registra 1.269.000 ascolti nel g/m e 3.120.000 nei 7 giorni, seguita da Radio Zeta con 1.240.000 utenti e 3.849.000 nei 7 gg. Conclude la classifica Isoradio che somma 719.000 ascolti nel g/m e 3.427.000 nei 7 gg.
Due stream, grande opportunità non scevra da possibili alterazioni
In attesa di avviare anche l’esame specifico del comparto locale, osserviamo come sia stata confermata la previsione di questo periodico che aveva indicato come uno dei punti più delicati dell’analisi della nuova indagine riguardasse la divisione della rilevazione Audiradio in due stream paralleli: una scelta metodologica attesa ed essenziale che, però, allo stato (cioè senza misure specificative) porta con sé inevitabili rischi di “inquinamento” dei dati, soprattutto nei casi — sempre più frequenti — di gruppi radiofonici con stazione madre e radio ancillari legate allo stesso brand (con radice comune).
Il travaso di dati e l’ascolto fantasma
Per essere più chiari: un ascoltatore intervistato nello stream locale potrebbe attribuire l’ascolto della nazionale di riferimento alla sua emittente ancillare, aumentando artificialmente il dato della seconda, così come l’ascoltatore della stazione derivata potrebbe indurre, durante la raccolta dei dati dello stream nazionale, ad una duplicazione delle performance della radio principale (che godrebbe di ascoltatori fantasma).
Esplosione di marchi ubiqui
L’analisi, ancorché sommaria, di tali casi evidenzia l’attesa esplosione statistica di alcuni marchi presenti in entrambe le classifiche. Una distorsione che rischia di alterare i rapporti di forza e di penalizzare chi non può contare su un brand ubiquo (cioè presente sia nello stream nazionale che locale).
Device e piattaforme…
Dell’altro fronte critico avremo invece contezza il 29/09/2025 (salvo spostamenti) con la pubblicazione del Volume del 1° semestre 2025. Parliamo della ripartizione dell’ascolto per device, per il quale Audiradio, come TER, prevede di distinguere la fruizione tra autoradio (ma non tra FM, DAB, IP), ricevitore tradizionale (ma senza specificazione tra FM, DAB, IP) tv (ma senza divisione tra DTT, smart tv, sat) e IP (smartphone, pc/tablet, smart speaker).
… l’impossibile equazione delle percentuali
Tuttavia, l’analisi empirica mostra che (ormai) quasi nessuno ascolta la radio in maniera esclusiva su una sola piattaforma. La fruizione è ibrida e continua, e chiedere agli utenti di suddividere in percentuale il proprio ascolto è un’utopia.
Analisi con le pinze
Lo sforzo di classificare il consumo per device potrà (forse) avere un’utilità a livello macro, offrendo indicazioni di tendenza, ma rischia di diventare fuorviante se assunto come riferimento analitico per singole emittenti. In particolare, su campioni ridotti, il margine di errore e di autoinganno dell’intervistato potrebbe minare la robustezza dei dati, rendendo la segmentazione più illusoria che utile.
TER e Audiradio
Infine, ci attendiamo confronti da parte di qualche player con l’indagine TER, sebbene le due ricerche non siano sovrapponibili.
Due misure non comparabili
La ripartizione in due stream e le differenze di campionamento rendono, infatti, impossibile mettere i dati Audiradio in diretta relazione con quelli TER.
Tentazione irresistibile
Eppure, l’abbiamo scritto più volte, è prevedibile che il mercato — pubblico, inserzionisti ed editori in primis — cercherà di leggere i numeri in parallelo, dando vita ad interpretazioni fallaci. E ciò sebbene il nuovo corso di Audiradio debba essere considerato un “numero zero”: un punto di ripartenza, utile a creare classifiche e performance interne, ma privo della possibilità di misurare realmente progressi o regressi sostanziali rispetto al passato.
Il rischio di spostare il baricentro sul rumore
Ma non finisce qui: al di là delle questioni metodologiche, resta aperta la questione culturale. L’introduzione della componente SDK (Software Development Kit) – che è ormai chiaro che partirà nel 2026 oltretutto in forma test (così il comunicato Audiradio: “La banca dati, al momento, non include le informazioni on-demand digital, le quali, una volta raccolte, confluiranno nella Total Audience, che sarà comprensiva, perciò, sia dell’ascolto in diretta che dell’ascolto on-demand”) – e la valorizzazione dell’ascolto differito, rischiano di premiare i contenuti più rumorosi, polarizzanti e virali, a scapito della qualità editoriale e della funzione informativa della radio.
Trash crash
Programmi basati su urla, litigi e provocazioni potrebbero risultare avvantaggiati nella nuova misurazione, grazie alla loro capacità di generare condivisioni social e memetica. La rincorsa al trash rischia di diventare un incentivo editoriale, con conseguenze potenzialmente devastanti sul posizionamento e sull’autorevolezza del mezzo.
Governance e responsabilità degli editori
In questo scenario, la governance del Piano SDK assume un ruolo cruciale. La neutralità e la terzietà degli organismi di controllo devono essere garantite per evitare che la nuova currency perda credibilità. Ma anche gli editori hanno una responsabilità diretta: integrare gli strumenti, certo, ma senza sacrificare la qualità e l’identità del mezzo in nome del facile ritorno numerico.
Autenticità ed immediatezza
La radio ha costruito il suo valore su autenticità ed immediatezza; se il nuovo sistema la spingesse ad inseguire una viralità fine a se stessa, il prezzo sarebbe alto.
Innovazione sì, ma senza illusioni
Il Piano SDK rappresenta una rivoluzione necessaria per portare la radio italiana al livello delle metriche digitali internazionali. Ma occorre chiarezza; ed i primi dati Audiradio 2025 non sono un nuovo punto di arrivo, bensì un punto di partenza.
I dati
Qui il link per consultare i dati. (M.R. per NL)