Media. GEDI, Exor verso l’uscita dall’editoria: La Stampa al gruppo NEM, le radio ai greci di Kyriakou insieme a La Repubblica (o forse no)?

Kyriakou, DeeJay

Exor sembra proprio voler archiviare la propria stagione editoriale con l’alienazione, a pezzi, del gruppo GEDI e si infittiscono le voci sull’interesse del gruppo greco Ant1 della famiglia di armatori-editori Kyriakou per il polo radiofonico Elemedia, più che per il quotidiano La Repubblica (tanto che sarebbe già stato affidato ad una agenzia italiana il piano strategico di comunicazione in prospettiva dell’evento), mentre l’ex intoccabile La Stampa sarebbe già promessa sposa in Triveneto.
Così, tra incertezze strategiche e timori redazionali e politici, il caso GEDI si trasforma in un banco di prova per l’equilibrio del sistema italiano dell’informazione.

Sintesi

Dopo mesi di indiscrezioni, la holding Exor della famiglia Elkann sembra proprio preparare l’uscita definitiva dall’editoria.
Diverse fonti giornalistiche confermano che il dossier La Stampa sarebbe in fase avanzata di negoziazione con il gruppo NEM, mentre La Repubblica potrebbe passare alla galassia Antenna Group del greco Theodore Kyriakou – con interessi mediatici in Nord America, Europa (orientale) ed Australasia – insieme al comparto radio (Radio Deejay, m2o, Radio Capital, oltre a DeeJay Tv e radio ancillari) ed alla concessionaria di pubblicità A. Manzoni & C.
Tale quadro di incertezza, secondo rumors, starebbe portando al rinnovo di contratti in scadenza con una durata ridotta, oltre a rinegoziazioni economiche che potrebbero indurre qualche nome di spicco a guardarsi intorno.

Exor chiude la stagione editoriale

Il segnale, nonostante solo sussurrato dagli interessati, che non hanno confermato né smentito, è arrivato forte e chiaro al mercato (e non solo): la famiglia Elkann intende disimpegnarsi dall’editoria tradizionale per concentrarsi sui business industriali e tecnologici più affini al proprio modello imprenditoriale (automotive, prima di tutto).

Due (o tre) dossier

La decisione di Exor di cedere GEDI segnerebbe, secondo molti commentatori, la fine di una parentesi editoriale poco convinta, aperta nel 2019 e ormai considerata non più coerente (semmai lo sia stata) con la strategia del gruppo. Le trattative, secondo più fonti, sarebbero articolate quantomeno in due dossier distinti, anche se qualcuno parla già di tre faldoni.

La Stampa

Quello che un tempo (quello di Gianni Agnelli) era considerato un asset intoccabile, il quotidiano La Stampa, sarebbe ormai in viaggio verso il Triveneto, con destinazione il gruppo NEM (Nord Est Multimedia), polo editoriale costituito da alcune famiglie imprenditoriali di Veneto e Friuli Venezia Giulia, che edita testate come Il Piccolo (Trieste), il Messaggero Veneto (Udine), Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, la Nuova Venezia e il Corriere delle Alpi (Belluno).

La Repubblica

Per il complesso asset de La Repubblica ci sarebbe – come già discusso in altri nostri articoli – un’avanzata negoziazione con Antenna Group della famiglia di armatori Kyriakou, holding con sede ad Atene, proprietaria del network televisivo greco Ant1 insieme a diverse radio e testate della carta stampata e dell’editoria online. Il deal sarebbe così avanzato, che Theodore Kyriakou, secondo il quotidiano economico-finanziario Italia Oggi, avrebbe già affidato la strategia di comunicazione per presentarsi in Italia all’agenzia specializzata in consulenza strategica Comin & Partners.

Il modello Kyriakou: un ponte mediterraneo per la nuova GEDI

La possibile entrata di Antenna Group nel capitale di GEDI rappresenterebbe il primo caso di investimento diretto greco in un grande gruppo editoriale italiano. Come spiegato nel precedente approfondimento, il modello Ant1 — basato su integrazione multipiattaforma (DTT, sat, FM, DAB e, ovviamente, IP) — risponde a una logica di cross-ownership simile a quella dei grandi conglomerati nordeuropei.

Hub GEDI

L’obiettivo, secondo gli osservatori, sarebbe quello di trasformare GEDI in un hub produttivo di contenuti mediterranei agile (perché fortemente alleggerito dagli attuali costi, determinati da una struttura sostanzialmente federale delle emittenti), rafforzando le sinergie tra editoria e intrattenimento. Fonti vicine al gruppo Kyriakou non escludono che in caso di deal, il modello radiofonico applicato all’Italia possa essere quello attuale greco: elastico, snello, scalabile. Cioè: low cost, quantomeno rispetto ad oggi.

Il clima interno: stupore e silenzio

Sul piano interno, il clima in GEDI, come prevedibile, non è dei più sereni. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), attraverso i Comitati di Redazione di GEDI, ha espresso “stupore e preoccupazione” per la decisione della proprietà di non accogliere la richiesta di incontro avanzata dai rappresentanti dei giornalisti. In una nota diffusa il 23/10, i Cdr hanno lamentato la “mancanza di trasparenza e di dialogo su un passaggio industriale cruciale che coinvolge migliaia di lavoratori”.

Il profilo basso non aiuta

Così, la scelta di Exor di mantenere un profilo basso sulla vicenda alimenta le tensioni: secondo alcune testate, un dossier su La Stampa sarebbe stato effettivamente inviato a diversi editori italiani ed esteri, anche se nessuna trattativa formale sarebbe ancora stata aperta (in contrasto con i rumors che parlano di accordi in fase di definizione). La comunicazione, insomma, avviene più sui media che nelle stanze aziendali.

L’asse politico-mediatico: La Repubblica osservata speciale

Sul fronte politico, qualche opinionista informa come la prospettiva di un passaggio de La Repubblica ad un gruppo straniero stia creando qualche apprensione anche a Palazzo Chigi. Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, per storia e orientamento, rappresenta infatti uno dei principali punti di riferimento del giornalismo d’opinione progressista, essendo il secondo quotidiano italiano per diffusione totale pagata (con circa 100 mila copie secondo i dati Ads di agosto 2025)

Cesura sistemica

Così, un cambio di proprietà in direzione greca, soprattutto se collegato a interessi mediatici regionali con possibili legami internazionali, è letto da molti osservatori come una cesura sistemica nel panorama editoriale italiano.

Riflessione politica

Sul piano politico l’operazione preoccupa in forma trasversale: se il PD teme comprensibilmente la perdita di un supporto mediatico, Matteo Renzi nega il ruolo di mediatore con Theodore Kyriakou (che non nasconde simpatie trumpiane) affibbiatogli più volte da questa estate, mentre l’esecutivo avrebbe qualche timore che il caso GEDI possa diventare terreno di scontro politico in un momento già segnato da un acceso dibattito sulla tutela del pluralismo informativo.

Elemedia, il nodo radiofonico: tra incertezza e rinnovi a breve

Tuttavia, nel mosaico GEDI, il segmento più interessante sul piano economico (quindi al di là di retaggi storico-politici), sembra essere quello radiofonico, gestito sotto il cappello di Elemedia (cui fanno capo Radio Deejay, m2o, Radio Capital, DeeJay Tv ed una serie di prodotti digitali). Mentre le testate giornalistiche associate a dossier separati, sono guardate sul mercato con ridotto interesse per via dei costi d’esercizio e delle prospettive tutt’altro che rosee della carta stampata e non particolarmente promettenti di quella online, il comparto radio — più autonomo e redditizio — sembra avere un maggiore appeal, anche se la dimensione fortemente analogica (soprattutto come modello gestionale) di quello GEDI ne limita la valutazione economica.

Riverberi dell’incertezza

Tale situazione inevitabilmente si riflette in termini di incertezza sull’operatività. Secondo rumors raccolti da Newslinet, i contratti di collaborazione e i rapporti commerciali con conduttori e collaboratori sarebbero in fase di rinnovo con un orizzonte ridotto (si parla addirittura di semestri), indiziaria di prudenza in vista di una possibile ristrutturazione o di scorporo. Una condizione che starebbe spingendo qualche nome noto a guardarsi intorno.

Scenari possibili

Tra le ipotesi più discusse nell’ambiente vi è la possibilità che La Repubblica e l’area radiofonica di GEDI (Elemedia) prendano strade differenti, col quotidiano in una direzione diversa dalla Grecia, che invece vedrebbe di buon occhio il rilancio cross-mediale radio/video/OTT di Dee Jay, Capital, m2o sul modello Ant1 (previa ristrutturazione ed aggiornamento del modello distributivo).

Le reazioni del mercato e le incognite regolatorie

Nelle more, il mercato pubblicitario osserva con cautela: da un lato, l’arrivo di un soggetto estero potrebbe introdurre capitali freschi e know-how tecno-commerciale, con uno svecchiamento (anche se medio tempore) di un modello di vendita pubblicitaria ampiamente superato (sfruttando la leva di una rinnovata Manzoni & C.); dall’altro, il timore è che una gestione centralizzata straniera riduca la sensibilità territoriale e la capacità di investimento locale.

Un equilibrio in cerca d’autore

Sta di fatto che, ad oggi, l’operazione GEDI resta in pieno movimento, anche se il disegno complessivo appare ora un po’ più chiaro: Exor si ritira dall’editoria tradizionale, concentrando le risorse su asset mondiali più core (come l‘automotive); mentre Antenna Group punterebbe ad entrare nel mercato europeo occidentale consolidando il proprio modello di media convergence. Uno scenario dove il comparto radiofonico italiano rischia di diventare un campo di ridefinizione industriale.

Shock to the system

In ogni caso, l’impatto sarebbe notevole: come abbiamo già avuto modo di sottolineare, il disimpegno di Exor da GEDI potrebbe tradursi in una “scossa al sistema”, soprattutto se si concretasse in una cessione frammentata e in un ridimensionamento della presenza radiofonica integrata.

Rinascita industriale?

Ma potrebbe anche aprire una stagione di rinascita industriale, se l’investitore greco decidesse di fare dell’audio – e non solo della carta – il perno del nuovo gruppo. Nel frattempo, nei corridoi di via Cristoforo Colombo e di via Massena, il clima è di attesa. (E.G. per NL)

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